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I monumenti del tardo barocco di Ragusa
I 18 monumenti riconosciuti dall'UNESCO
Palazzo della Cancelleria
Il palazzo venne edificato dalla famiglia Nicastro, nella prima metà del XVIII secolo, ma subì successivamente delle
modifiche, come indicano, il timpano recante la data 1760, che non è in asse
con il sottostante prospetto, e le differenze stilistiche tra il portale
e la grande tribuna della facciata principale.
Acquistata dal Comune, nella seconda metà del XIX secolo, divenne sede della Cancelleria comunale e da essa ha
preso il nome. Il prospetto principale si affaccia su una piazzetta in cui confluiscono due diramazioni della lunga
scalinata, che anticamente,
era l'unica via di comunicazione tra il quartiere inferiore e
quello superiore della città di Ragusa. Due alte lesene racchiudono lo spazio in cui troneggia la grande tribuna,
l'elemento di maggior pregio della costruzione.
Il balcone è sorretto da cinque enormi mensole, di sapore ancora seicentesco, che disegnano tre grandi volute,
dietro la panciuta ringhiera in ferro battuto. L'apertura è incorniciata da due lesene con volti di cherubini
è sormontata da un timpano dalle linee spezzate. Il sottostante portale d'ingresso che probabilmente venne aggiunto in
un epoca successiva, male si raccorda all'insieme e, con le sue linee fortemente aggettanti fuoriesce dallo spazio
scandito dalle due lesene laterali.
Il prospetto laterale, molto più unitario, è anch'esso delimitato da alte lesene, ed ospita due finestroni
raccordati con una cornice mistilinea con i balconi del primo piano. Questi sono di dimensione più contenute, rispetto
alla tribuna principale ma ne ripetono il motivo seicentesco nelle mensole, a due sole volute.
Assieme alla chiesa dell'Itria ed al sottostante palazzo Cosentini il palazzo costituisce certamente il complesso barocco più importante
della città.
I testi e le immagini sono state estratte dal libro: "I Monumenti del Tardo Barocco di Ragusa"
per gentile concessione della T.N.G. srl - NONSOLOGRAFICA.
Le foto sono di Francesco e Stefano Blancato, i testi di Giuseppe Antoci I diritti di autore sulle immagini
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