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Castello di Donnafugata

Donnafugata: masseria fortificata, casina neoclassica, castello neogotico, riflessioni su una mutazione

E' noto, infatti, che sin dall'inizio del XV secolo il paesaggio insulare, a causa delle incursioni piratesche, appariva costellato di "torri", poste a difesa delle comunità rurali, di punti strategici per l'approvvigionamento dell'acqua o di particolari impianti di coltivazione. Va notato che spesso queste torri erano accolte all'interno di un recinto. Cosi' come avviene a Donnafugata dove la cosiddetta "Torre Bianca" è preesistente a tutto il resto dell'insediamento che nel tempo le si è sviluppato intorno. Si può affermare quindi che la fortificazione diveniva matrice strumentale delle masserie.

La corte è il risultato di questo processo di accorpamento delle unità edilizie rurali intorno alla struttura difensiva, la torre prima, la casa padronale nel complesso poi.
In virtù del fatto che "l'involucro dei muri di cinta tende a diventare un magnete", i bagli e le masserie divennero strutture protettive capaci di preservare gli abitanti dalle incursioni, determinando la formazione di un tracciato, che se pur irregolarmente, si chiudeva ad anello intorno alla casa padronale.
Si delineano sin da queste prime forme di insediamento extraurbano quei caratteri di chiusura e di autonomia che sarebbero persistiti anche nelle forme auliche della "villeggiatura".

Questa conformazione "tradizionale" ebbe un ruolo non secondario al momento in cui si decise di attuare la costruzione di un "castello" neogotico. ingrandisci
In relazione ai rinnovati interessi agricoli della aristocrazia ragusana e alle sempre più pressanti esigenze alla moda, quali la villeggiatura, Francesco Arezzo dovette concepire o affidare ad un architetto a noi non noto la costruzione di una "casina" che occupava la parte terminale del primo cortile. Questa fase è testimoniata dalle sale dipinte e dagli stessi affreschi conservati nella costruzione.
Già da un'attenta lettura del complesso architettonico si evince che il primo nucleo adibito per abitazione con scopi di villeggiatura corrisponde nelle parti principali all'enfilade costituita dalla Sala della Musica, dal Salotto delle Signore e dal Salotto dei Fumatori, adiacenti alla preesistente "Torre di Bianca". Ed è proprio in una di queste stanze, la Sala della Musica, che si conservano due fondamentali vedute dell'insediamento. La prima immagine ritrae lo stato di fatto del nucleo originario costituito da corpi di fabbrica articolati secondo la tipologia del baglio, verosimilmente eseguita quando se ne decise la trasformazione in casina neoclassica. La seconda veduta si ritiene essere la rappresentazione proprio di questo progetto.

Da entrambe le vedute si evince la preesistenza del basamento affiancato dalle caratteristiche torri a rampa esterna e ingrandisci sormontato, nella prima, da diversi caseggiati rurali, nell'altra, da un edificio di ridotte dimensioni con facciata stilisticamente definibile neoclassica.
Si può supporre pertanto che questa seconda immagine ritragga la fase edilizia immediatamente precedente alla trasformazione neogotica. Altrettanto verosimile è che sia solo un progetto mai attuato.
Il tipo di decorazione della Sala della Musica e lo stesso linguaggio dei trompe-l'oeil, recanti peraltro una quinta a colonne scanalate di un vivace colore turchese che inquadra le vedute principali, sono estremamente più coerenti con un edificio neoclassico piuttosto che neogotico.
Si consideri inoltre che i soggetti delle vedute principali sono costituiti da una sontuosa villa con fronte porticato e pronao circolare, di evidente gusto neoclassico, e dall'Orto Botanico di Palermo, che campeggia sulla parete centrale con probabile funzione di modello.
Il ciclo pittorico, pertanto, si può considerare parte integrante di un progetto neoclassico mai portato a compimento, o forse abbandonato in corso d'opera, e il cui programma iconografico e decorativo venne iniziato già prima che ne venisse trasformato l'esterno.
A riprova di quanto affermato, basti comparare le pitture murali alle tele perchè emerga la identità volumetrica del corpo centrale dell'insediamento rurale con quello altrove raffigurato come casina neoclassica.

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Tutto il materiale è tratto dal testo "Donnafugata il castello" edito da: Filippo Angelica Editore
I testi sono a cura di: Carmelo Arezzo, Gaetano Cosentini, Milena Gentile, Biagio Guccione, Giacometto Nicastro
Le schede Botaniche sono di: Tiziana Turco Le Foto di: Giuseppe Leone
Si ringraziano l'editore e gli autori per la gentile concessione


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