Castello di Donnafugata
Donnafugata: il sogno e la memoria
A volte i sogni non muoiono alle prime luci dell'aurora: Donnafugata è un esempio presente nel tempo.
         
La dimora di Donnafugata, impropriamente definita "castello", fù, nella 
								volontà e per decisione dei suoi realizzatori, una splendida casa di villeggiatura.
      
Agli inizi 
				     
del 
         XIX secolo il barone Francesco Maria Arezzo, barone di Donnafugata cominciò ad accrescere il patrimonio abitativo del 
									primitivo nucleo delle case padronali all'interno del feudo. Ecco quindi come cominciò a prendere corpo il sontuoso 
									edificio che nel sogno del figlio Corrado si materializzò in quanto oggi ancora sopravvive. Il giovane Donnafugata, 
									cresciuto negli studi presso i padri Filippini a Palermo, città di nascita della madre Vincenza De Spucches Brancoli, 
									continuò il progetto del padre ampliando e lasciando vuote soltanto la grande loggia del prospetto frontale. 
         
Donnafugata divenne allora il "buen retiro" del senatore Corrado, un luogo ove sogno e memoria si 
									fondevano coniugando il verbo più gradito: trovar pace. Il barone Corrado, pur avendo attraversato un cursus honorum 
									molto ampio (dagli incarichi borbonici al seggio senatoriale, alla sindacatura di Ragusa, al seggio di Consigliere 
									provinciale a Siracusa) ebbe una vita familiare molto travagliata e funestata dalla scomparsa ante diem della figlia 
									Vincenzina, e, a poca distanza, anche della consorte.
     
Per certi versi il barone ebbe sempre presente la precarietà della vita e idealmente ripeteva a se stesso l'adagio biblicò "Vanitas vanitatis et omnia vanitas". Non è un caso infatti che, in un angolo del parco di Donnafugata, fece costruire una sorta di cenotafio con due tombe fittizie contornate da folti cipressi. La sua preoccupazione per la vita post-mortem si evidenzia inoltre nella cappella funeraria che fece costruire accanto alla chiesa di S. Francesco all'Immacolata a Ibla, donando alla costruzione religiosa il luogo sepolcrale che ospita la sua persona, la moglie e la figlia.
Nella vicenda del castello di Donnafugata dobbiamo precisare che si sono sovrapposte in esso ben tre mani: il barone Francesco, il figlio Corrado e la nipote Clementina, cui si deve il completamento della loggia frontale e la torre quadrata di rinforzo sul lato nord-est.
E' necessario a questo punto chiarire un poco la successione dei personaggi donnafugaschi per capire meglio lo 
				  
				  
						svolgimento dei fatti. Il senatore Corrado aveva avuto una sola figlia, Vincenzina, sposata col catenese Paternò Castello; un 
						matrimonio di breve durata perchè il consorte abbandonò la moglie e le due figlie Maria e Clementina. La lunga 
						malattia di Vincenzina e la sua solitudine imposero ai genitori di curarsi delle nipotine, cura che continuò a maggior 
						ragione dopo la sua scomparsa. Maria andò in sposa al messinese Marullo di Condojanni, e morì tragicamente nel sisma 
						messinese del 1908, senza lasciare figli. 
			
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Tutto il materiale è tratto dal testo "Donnafugata il castello" edito da: Filippo 
							       Angelica Editore
			           
I testi sono a cura di: Carmelo Arezzo, Gaetano Cosentini, Milena Gentile, Biagio Guccione, Giacometto 
														Nicastro
		            
Le schede Botaniche sono di: Tiziana Turco Le Foto di: Giuseppe Leone
			           
Si ringraziano l'editore e gli autori per la gentile concessione
					

    
            
            
            
            
      
      
      
      
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