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Gli interni del castello ai tempi di Corrado Arezzo
A questo punto documentazione di cui disponiamo si passa a descrivere la grande terrazza e subito la Sala del Bigliardo, 					  
								che si trova in prossimità dell'angolo opposto, quindi a sud-ovest. Da questo dettaglio deduciamo che allora la 
					   sequenza di stanze poste sul fronte meridionale, 			
				     che 
        oggi collega i due opposti nuclei edilizi, non esisteva. E quindi che l'intervento di chiusura del fronte alla prima 
								elevazione e l'apertura della loggia a nove archi alla seconda elevazione, in sostituzione del grande vuoto che in 
								origine era determinato dalla trifora a doppia altezza, è certamente successivo al 1896.
che 
        oggi collega i due opposti nuclei edilizi, non esisteva. E quindi che l'intervento di chiusura del fronte alla prima 
								elevazione e l'apertura della loggia a nove archi alla seconda elevazione, in sostituzione del grande vuoto che in 
								origine era determinato dalla trifora a doppia altezza, è certamente successivo al 1896. 
        Dalla suddetta stanza nel documento chiamata "sala del trucco a tavolo bigliardo", si passa al "salotto 
								rosso" oggi considerato parte del cosiddetto Appartamento del Vescovo, ma che allora doveva essere destinato 
								anch'esso al gioco, data la presenza di numerosi tavolini da gioco in palissandro intarsiato. E rivestiti 
        in juta come le tende, arricchite anche da velo bianco. 
        L'arredamento era particolarmente ricco. Tra gli altri oggetti vanno menzionati due candelabri di bronzo 
								
				     dorato 
        a sette bracci, un orologio da tavolo, vasi di maiolica, un cane di terracotta, gruppi di oggetti di Caltagirone e 
								un lampadario di 
								cristallo.
dorato 
        a sette bracci, un orologio da tavolo, vasi di maiolica, un cane di terracotta, gruppi di oggetti di Caltagirone e 
								un lampadario di 
								cristallo. 
        La stanza successiva è il salone degli Specchi, i cui arredi si sono mantenuti integri sino ai nostri giorni se non 
								fosse per la mancanza degli oggetti di complemento, con i "capricci" in oro e veli bianchi alle finestre, 
								intonati ai sofà con ossatura in oro e stoffa "burette".
        
Di seguito viene descritta la cosiddetta "stanza del padiglione" dove si trovano tra gli arredi anche 
								due pianoforti e un tavolo da gioco. Seguono la Sala dei Fumatori, allora nota come "sala dei pavoni" per i 
								decori della volta, caratterizzata da quattro tavolini da fumo, poltrone per fumatori e una serie di oggetti curiosi 
								oggi probabilmente non più esistenti, e il Salotto delle Donne o "stanza del camino" arredata con etagère, tavolino, giardiniere e specchiera Boulle.
        
La "stanza da pranzo" o antibiblioteca, posta sulla destra della Sala degli Stemmi, era 
								arredata con una credenza-etagère in mogano con ripiano in marmo, sottospecchi degli stessi materiali, due credenze in 
								noce e un tavolo da pranzo sempre in noce e dotato di ben venti "sedie Vienna".
        
La  
         descrizione si interrompe qui senza fare alcun cenno alla biblioteca, peraltro 
        impropriamente posizionata di seguito
								descrizione si interrompe qui senza fare alcun cenno alla biblioteca, peraltro 
        impropriamente posizionata di seguito  alla stanza da pranzo. Ma un passetto che separa le due sale ci svela 
        le ragioni del mistero. L'infisso interno posto alla soglia della biblioteca in realtà nasconde un arco a sesto acuto 							
								del tutto simile a quelli delle finestre esterne e considerando che ci troviamo nell'angolo vuoto del quadrilatero e 
								questo ambiente sembra esserne un'appendice, è facile dedurre che venne costruito più tardi probabilmente dal Le 
								strade. Questo spiega anche il cambiamento subito dall'arredamento della sala adiacente dalla quale sono stati sottratti 							
								i mobili più esplicitamente legati alla destinazione a stanza da pranzo, dandovi quasi l'aspetto di una sala lettura.
alla stanza da pranzo. Ma un passetto che separa le due sale ci svela 
        le ragioni del mistero. L'infisso interno posto alla soglia della biblioteca in realtà nasconde un arco a sesto acuto 							
								del tutto simile a quelli delle finestre esterne e considerando che ci troviamo nell'angolo vuoto del quadrilatero e 
								questo ambiente sembra esserne un'appendice, è facile dedurre che venne costruito più tardi probabilmente dal Le 
								strade. Questo spiega anche il cambiamento subito dall'arredamento della sala adiacente dalla quale sono stati sottratti 							
								i mobili più esplicitamente legati alla destinazione a stanza da pranzo, dandovi quasi l'aspetto di una sala lettura. 
								
Il castello, considerato nel complesso delle scelte decorative, delle pitture murali, delle tappezzerie e degli 
								arredi, si innesta con consapevolezza nella lunga tradizione	delle residenze reali o principesche extraurbane.
        
Varietà, originalità e ricchezza dei mobili si combinano comunque a tessuti	volutamente semplici come la juta e 
								il cretonne ben intonati ad una residenza che per quanto sontuosa era pur sempre di campagna. Il tutto immerso in un 
								bric-à-brac di oggetti curiosi e anticaglie che forniscono un esempio di gusto in linea con le più 
								attuali mode del tempo.
    
pag. 3
							Tutto il materiale è tratto dal testo "Donnafugata il castello" edito da: Filippo Angelica Editore
       
I testi sono a cura di: Carmelo Arezzo, Gaetano Cosentini, Milena Gentile, Biagio Guccione, Giacometto Nicastro
       
Le schede Botaniche sono di: Tiziana Turco Le Foto di: Giuseppe Leone
       
Si ringraziano l'editore e gli autori per la gentile concessione
					

 
     
             
             
             
             
            
 
       
       
       
      
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