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Ragusa Sottosopra

n.5 del 24/10/2008

Il Palazzo della Cancelleria

Marianna Tomasi

foto articoloLa tesi affronta l'analisi tecnico-costruttiva del monumento
conducendo una ricerca storica sulle vicende di proprietà dell’immobile

IL PALAZZO DELLA CANCELLERIA PATRIMONIO MONDIALE DELL'UMANITÀ


Nel giugno 2002 il Comitato del Patrimonio Mondiale dell'Unesco riconosce il sito Le città tardo barocche del Val di Noto come Patrimonio dell’Umanità e lo inserisce nella World Hermitage List. Il terremoto del 1693 rappresentò per tutto il Val di Noto un’occasione di ricostruzione senza precedenti, dando origine all'apertura del più grande cantiere della storia della Sicilia sud-orientale, del più grande laboratorio di architettura barocca. Si diede il via così a trasformazioni di grande valenza artistica e culturale, che hanno reso il nostro patrimonio architettonico un unicum nel contesto del barocco internazionale. Diciotto sono i monumenti riconosciuti a Ragusa dall'Unesco, di cui quattordici allocati nell'area di Ragusa Ibla (tra cui Palazzo della Cancelleria) e quattro nell'area di Ragusa Superiore. Il comparto di appartenenza dell'ex-Cancelleria si trova a Ragusa Ibla a monte del quartiere “degli Archi”, delimitato dalla Piazza della Repubblica (nota anche come Piazza degli Archi), da Corso Mazzini e da via Scale.
Per raggiungere il sito da Piazza degli Archi si percorre la scalinata di Salita Commendatore su cui si affacciano Palazzo Cosentini, la Chiesa dell'Itria e la Vecchia Cancelleria, denominata anche Palazzo Nicastro. Ci si trova davanti al più attraente complesso architettonico barocco di Ragusa Ibla, con spiccata vocazione teatrale, con quinte naturali date dalle forme e dagli spazi, che hanno portato foto articoloa definire la piazzetta su cui insiste il prospetto principale della Vecchia Cancelleria un teatro all'aperto.
Dalle prime indagini ci si è resi conto che l'edificio in esame è costituito da due corpi: uno, prettamente settecentesco, da Salita Commendatore si sviluppa lungo vico Evangelista, e l'altro, dalle caratteristiche architettoniche ottocentesche, salendo da via Scale giunge su Corso Mazzini.
Il primo livello del manufatto è caratterizzato da un imponente e teatrale ingresso che immette nella ex-stalla del palazzo, da dove, tramite una rampa in pece naturale, si giunge al livello superiore, dove originariamente si trovavano le cucine; il terzo livello è raggiungibile percorrendo un'ulteriore scala che attraversa il portico di vico Evangelista.
Da un'attenta visione del comparto ci si rende conto che il palazzo doveva originariamente essere molto più ampio e imponente, considerata la ricchezza del portale, delle balconate e la grandezza della stalla. Poiché il vico Evangelista è senza sbocco si potrebbe ipotizzare che in questo cortile erano situati i bassi dell' edificio. Inoltre il manufatto è adiacente ad una costruzione settecentesca con giardino privato ed una scala esterna che porta alla sottostante Chiesa dell’Itria; ciò rappresentava probabilmente un percorso privilegiato per raggiungere la chiesa direttamente dalle stanze del palazzo.
Dalla ricerca storica effettuata si evince che i Nicastro, presenti a Ragusa dal 1577 con Mariano Nicastro fino alla data del terremoto (1693), non partecipavano attivamente alla vita sociale tramite cariche elettive, né erano annoverati fra i nobili dell'antica Ragusa.
Dal matrimonfoto articoloio di Filippo Nicastro con la baronessa Giampiccolo la famiglia inizia a partecipare alla vita pubblica, raggiungendo l'opulenza nel 1760, data certa di ultimazione del palazzo e data certa di massima contribuzione di censo per i Nicastro; Filippo Nicastro nel 1760 venne anche eletto Cavaliere di Malta, grazie alla potenza della Contea di Modica che poteva nominare questi cavalieri. L’attuale immobile è stato ricostruito dopo il terremoto su di un altro edificio il cui impianto è ancora visibile per la presenza di una stalla, che risale a prima del periodo barocco, unitamente al sottopasso di vico Evangelista con unghie tardo medievali, appartenente presumibilmente alla famiglia Arestia o Larestia, molto facoltosa, di cui si perdono le tracce dopo il tragico evento del 1693, secondo quanto ha scritto lo storico Garofalo ... Delle famiglie nobili dell'Antica Ragusa parecchie si estinsero o trasmigrarono…Molte altre ragguardevoli famiglie, come quelle di Arestia, Iurato, Sammito, Campalo, Settimo eransi estinte per deficienza di prole maschile, per emigrazione in altri comuni e per altri motivi, ma estinsero molte chiare stirpi e moltissime anche plebee la peste del 1576 e 1577 e del 1625 e 1626 ed il terremoto del 1693.
Inoltre è certo che nel Palazzo Arestia fu ricevuto nel 1643 il Vicerè di Sicilia, vincitore dei francesi, al cui seguito erano più di 1000 persone fra corte ed armigeri.
Nel palazzo furono accolti la famiglia, sei damigelle, otto paggi, mentre il seguito reale albergò nei piani inferiori; ovviamente tante persone non potevano essere ospitate in un palazzo che corrispondesse con l’attuale Cancelleria; ciò fa pensarfoto articoloe che l’ex-Cancelleria fosse una parte di un fabbricato molto più ampio. Gli studiosi della topografia dei palazzi nobiliari indicano il Palazzo Arestia con “orto grande” e “non lungi dalla Chiesa di San Giuliano, sopra la Piazza denominata degli Archi” e sopra l'Ospedale Vecchio su cui aveva giurisdizione la Commenda dei Cavalieri di Malta.
Nella Chiesa di San Giuliano veniva venerata l'Immagine Sacra di Nostra Signora dell'Itria e l'attuale Chiesa dell'Itria si trova proprio sulla Salita Commendatore ed è intesa come la Chiesa dei Cavalieri di Malta; quindi si può dedurre che, per le spese sostenute a Palma di Montechiaro, gli Arestia probabilmente vendettero il pa-lazzo di Ragusa Ibla (cedendo i feudi con gli annessi titoli alle linee femminili della famiglia) presumibilmente acquistato, almeno in parte, dalla famiglia Nicastro. Dal 1693 al 1760, data dell'ultimazione del Palazzo Nicastro, si assiste all'ascesa della famiglia prima con Saverio Nicastro, poi con il matrimonio del figlio con la figlia del Barone Cammarana, e con l'investitura di questi come Cavaliere di Malta, divenendo nel contempo il terzo contribuente per censo dell'antica Ragusa.
Quasi contemporaneamente (1712) scompare l'ultimo discendente della famiglia Arestia, il sacerdote Giuseppe Maria Tomasi, che fra l'altro non risiedeva nel Palazzo (sicuramente diroccato con il terremoto); piuttosto, probabilmente, si trovò nella necessità di doverlo vendere per completare le opere avviate dal padre nella città di Palma di Montechiaro. Tutte queste informazioni avvalorano la tesi sostenuta, cioè che il Palazzo Nicastro era una parte del vecchio Palazzo Arestia.

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