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Ragusa Sottosopra

n.5 del 05/10/2010

Premio di Architettura Ance Catania

foto articoloSu 25 progetti partecipanti nel settore opere pubbliche, il primo premio va ad un progettista ragusano e al
Dipartimento della Protezione Civile di Ragusa, committente dell' intervento di restauro della chiesa di S.Maria La Nova in Scicli


Tre le statuette in bronzo assegnate ai soggetti realizzatori del restauro della chiesa di S.Maria La Nova in Scicli, vincitori della seconda edizione del Premio di Architettura Ance Catania 2010 per la sezione dedicata al restauro architettonico di una struttura pubblica. Il prestigioso riconoscimento è stato assegnato, nel corso della cerimonia che si è tenuta a Catania lo scorso 30 luglio, all'architetto Gaetano Manganello, insieme all' architetto Carmelo Tumino titolari dello Studio Architrend Architecture di Ragusa, coadiuvato dall'ing. Ignazio Stancanelli, in qualità di progettista e direttore dei lavori.
Sono stati inoltre premiati l'impresa esecutrice dei lavori CO.REA.L., società cooperativa a.r.l. con sede in Bompensiere (Cl), e il Dipartimento della Protezione Civile di Ragusa in qualità di committente dell'intervento.
Abbiamo incontrato l'arch. Manganello per approfondire i termini di questo successo che pone l'architettura iblea su un livello indiscutibile di qualità, meritevole di attenzione ed apprezzamento.
Nella motivazione del premio si fa riferimento alla “capacità di rivisitare l'architettura del passato nella configurazione degli spazi”. Architetto, ci spiega come è stato affrontato l'intervento di restauro nella chiesa di S. Maria La Nova?
La chiesa di S.Maria La Nova, monumento di particolare importanza storica e architettonica, ubicata a Scicli, una delle città del Val di Noto patrimonio Unesco, presenta una imponente facciata in pietra costruita nel Settecento con interventi successivi della prima metà dell'Ottocento. Il progetto ha realizzato il recupero di spazi inutilizzati all'interno della facciata, attraverso l'inserimento di alcuni elementi contemporanei. Una grande scala elicoidale in acciaio con gradini in legno e tiranti di stabilizzazione collega i vari livelli dei vani della facciata. Sulle due facciate laterali sono state realizzate quattro grandi vetrate, in seguito alla rimozione dei tamponamenti in pietra esistenti, ricostituendo in tal modo l'originaria struttura settecentesca. Nuovi solai in ferro e legno lamellare sono stati costruiti all'interno dei vani di facciata, svolgendo, insieme ai tiranti sulle murature perimetrali, una importante funzione di foto articoloconsolidamento strutturale. Il progetto contemporaneo si confronta con le preesistenze, senza prevaricazione, ma con l'obiettivo di valorizzare e riutilizzare gli spazi esistenti altrimenti condannati ad un sicuro degrado.
Un plauso particolare è stato espresso per il Dipartimento della Protezione Civile di Ragusa, diretto dall'ing. Chiarina Corallo, per il coraggio “di uscire dalle secche del restauro del dove era e come era”. Senza la “lungimiranza” della committenza diventa difficile osare nel campo del restauro soluzioni senza pregiudizio?
Nello specifico la realizzazione del progetto è stata possibile sia grazie all'ing. Chiarina Corallo che in qualità di responsabile unico del procedimento (RUP) rappresentava la Committenza, sia grazie anche all'arch. Salvatore Scuto, allora Soprintendente ai Beni architettonici e ambientali di Ragusa, e all'arch. Giorgio Battaglia della stessa Soprintendenza che con la loro visione aperta a considerare anche un approccio contemporaneo al progetto di restauro, nella qualità di componenti delle varie conferenze di servizio, hanno reso possibile l'approvazione del progetto. Dal punto di vista strutturale ai fini della definizione dei necessari interventi di consolidamento della imponente facciata in pietra della chiesa, hanno svolto un ruolo importante, oltre al mio collega l'ing. Ignazio Stancanelli di Catania che ha eseguito le verifiche strutturali, l'ing. Italo Vezzuto dell'ufficio del Genio Civile di Ragusa che ha collaborato in maniera attiva alla definizione degli interventi strutturali. Ritengo importante nell'occasione dell'attri-buzione di questo premio avere conferito un giudizio negativo alla metodologia del restauro del come era e dove era, tante volte intrapresa da numerosi progetti di restauro. Personalmente penso che la conservazione rigorosa e scientifica va effettuata sui beni storici a noi pervenuti per evitarne il progressivo degrado, ma che le nuove opere legate ad un necessario riuso del bene vanno pensate e realizzate in modo contemporaneo, con un progetto che rispetti le preesistenze e con sensibilità introduca quegli elementi di innovazione che portino alla valorizzazione nel suo insieme del bene oggetto di restauro. Questo processo è lungo e difficile e non sono molti i progettisti attenti a realizzare interventi di questo tipo; vorrei citare, come esempio, Carlo Scarpa che durante la sua carriera ha realizzato importanti interventi di restauro, quali Palazzo Abatellis a Palermo sfoto articoloede della Galleria Regionale della Sicilia, ma anche Franco Minissi autore di numerosi progetti di restauro e valorizzazione di siti archeologici caratterizzati da un approccio contemporaneo.
A suo parere che tipo di confronto culturale esprime oggi l'architettura iblea?
L'architettura Iblea va inserita in un contesto più generale riferito all'architettura contemporanea siciliana che ha ottenuto negli ultimi anni una buona attenzione a livello nazionale. Importanti riviste di architettura, anche estere, hanno pubblicato diversi progetti costruiti nella nostra provincia e in generale nella Sicilia orientale; sempre più spesso importanti riconoscimenti vengono attribuiti a studi di architettura iblei, che sono anche chiamati da varie istituzioni culturali italiane a esporre i loro progetti. Sono presenti diversi giovani architetti che hanno fatto esperienza all'estero, che sicuramente possiedono le qualità per emergere a livello nazionale e internazionale e che anche recentemente sono risultati vincitori di importanti concorsi internazionali. Un ruolo decisivo nella valorizzazione dell'architettura contemporanea di qualità è svolto dall'Ordine degli Architetti di Ragusa che attua un'opera continua di sensibilizzazione dell'opi-nione pubblica e della committenza pubblica e privata, attraverso tutta una serie di iniziative culturali, inserite nell'ambito della manifestazione la Primavera dell'Architettura, volte a far conoscere alla gente l'importanza dell'architettura di qualità.
Focalizziamo l'attenzione sui criteri di restauro ed intervento in centro storico. Ci sono in cantiere opere importanti di riqualificazione, specie a Ragusa superiore, che riguardano siti e strutture cruciali come via Roma, l'ex palazzo Ina, piazza Libertà. Qual’è la sua idea in proposito?
La città di Ragusa recentemente ha in cantiere diverse opere pubbliche, grazie all'attivismo di questa amministrazione e del sindaco in particolare. Se tutto questo assume un particolare aspetto positivo perché finalmente si sta dotando la città di una serie di interventi di riqualificazione, bisogna anche riflettere sugli esiti di questi interventi e sull'im-portanza di una progettazione coordinata e qualificata. Alcuni progetti quasi completati purtroppo non costituiscono un elemento di riqualificazione, ma all'opposto creano delle particolari stonature nello spartito dello spazio urbano; mi riferisco particolarmente al progetto del parcheggio sotterraneo di frfoto articoloonte al tribunale in pieno centro storico. La volontà nostalgica di far rivivere le casette preesistenti ha portato alla realizzazione di un falso storico; credo che queste scelte potrebbero essere evitate, anche dall'organismo preposto all'esame ed alla approvazione dei progetti, la Commissione Risanamento Centri Storici, che dovrebbe assumere un ruolo molto importante di comprensione, stimolo e valorizzazione dei progetti di qualità; in tal senso la nomina dei suoi componenti andrebbe direzionata più sull'aspetto progettuale e culturale che su quello politico. Il progetto di arredo urbano e pedonalizzazione di via Roma francamente non mi sembra possa innestare un reale beneficio all'ambiente urbano; manca un approccio che si confronti con la storia e la cultura della città, reinterpretandole e collimandole con la contemporaneità; la qual cosa è riuscita, invece, molto bene ai recenti progetti sulla Rotonda di via Roma esposti nella mostra Ragusa - Stoccolma, progetti purtroppo che non sono esecutivi ma che indicano una direzione di confronto molto interessante. Sarebbe necessario un progetto unitario che contempli almeno l'intero tratto della via Roma, dalla Rotonda comprendendo anche il ponte nuovo e piazza Libertà. Un progetto inoltre che dialoghi con la storia e le storie della città, che comprenda un approccio legato all'arte contemporanea, ai suoni, alla musica, agli odori, alla luce, a tutto ciò che la cultura del nostro territorio esprime.
Stesso approccio metodologico per il palazzo ex Ina di piazza S.Giovanni, i due progetti vincitori non mi sembrano esprimere questa appartenenza che ho esposto prima. Uno fuori scala e fuori contesto con quel frangisole arabeggiante sproporzionato e massiccio, pura esercitazione accademica; l'altro anch'esso senza riferimento alcuno alla piazza, alla Cattedrale, molto simile a un progetto di Rafael Moneo per la sede del comune di Murcia, una cittadina spagnola (forse una citazione occulta alla dominazione spagnola della Sicilia?).
Abbiamo bisogno di pensare al centro storico non in termini di museificazione e di ripristino di falsi edifici e arredi, espressione di un atteggiamento nostalgico e populista; abbiamo bisogno di confrontarci con la cultura contemporanea valorizzando l'autenticità del tessuto urbano del centro storico, essendo consapevoli che non tutti i progetti contemporanei possono instaurare un dialogo proficuo con le preesistenze e l'esperienza di Palazzo Ina mi pare significativa in tal senso.

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