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Ragusa Sottosopra

n.6 del 09/12/2008

Troppo sole fa male?

Faustina Morgante, Direttore Responsabile

foto articoloLa crescente richiesta di installazione di megaimpianti fotovoltaici pone numerosi interrogativi sulle conseguenze e sulle ricadute nel territorio ibleo. Abbiamo chiesto ai consiglieri comunali Antonino Barrera (PD) e Francesco Celestre (FI) di esprimere le loro posizioni in relazione al recente dibattito in atto sullo sviluppo dell'energia alternativa

Il consiglio comunale, a maggioranza (astensione dell'opposizione, di Alleanza Nazionale e voto contrario di Ragusa Soprattutto), lo scorso settembre ha ratificato la realizzazione di due grossi impianti fotovoltaici da insediare nel territorio rurale ragusano. In contrada Gebbia Battaglia sarà realizzato, su un'area di 35 mila mq, un impianto da un megawatt ed in contrada Mendolilli un impianto da 4 megawatt per una estensione di circa 175 mila mq.
Altre due pratiche sono in itinere, una relativa alla installazione di un impianto fotovoltaico di quasi un megawatt in contrada Serragarofalo e l'altra relativa ad un impianto similare da installare in Contrada Genisi.
Il tema di grossi investimenti privati nel nostro territorio nel settore dell'energia alternativa sta assumendo connotati ed implicanze non facilmente controllabili, specie in assenza di una pianificazione energetica sia a livello regionale che locale.
Quale è la posizione del suo gruppo in merito e che iniziative intende mettere in campo?
Barrera
- Siamo per un Sì deciso al fotovoltaico soltanto se esso è inserito in un piano strategico complessivo regionale e adattato al livello locale in risposta alle caratteristiche e alla storia di un territorio. La posizione del PD parte dalla convinzione che anzitutto occorre favorire un'analisi ad ampio spettro per evitare che si riduca il problema ad un “favorevoli” o “contrari” nei confronti del fotovoltaico da parte di addetti ai lavori. I cittadini vanno coinvolti in scelte decisive per la città e noi consideriamo un risultato il fatto che le nostre proposte di elaborare linee politiche comunali abbiano prodotto un dibattito che tenta di dare risposte ad alcuni interrogativi: quanti impianti potranno essere installati nei prossimi anni in tutto il territorio comunale? Ossia, quanto e quale territorio comunale, nell'insieme e nel medio termine, siamo disposti a “sacrificare” per i prossimi decenni? Quali conseguenze siamo disposti a “sopportare” o a contemperare con gli impianti che, comunque, non dovranno svilupparsi a macchia di leopardo nel nostro territorio? A chi andrà l'energia prodotta? Tutta l'energia convertita potrà realmente essere immessa nella rete elettrica? Esistono reti in grado di supportare tale trasferimento? Che cosa accadrà concretamente nei suoli dopo l'eventuale dismissione degli impianti? Se avremo impianti localizzati nelle aree e negli edifici industriali, e impianti nelle aree a verde agricolo con muri a secco e impianti in ogni azienda agricola che ne sarà delle nostre terre? Quanto territorio verrà sottratto ai pascoli e alle coltivazioni? E se realmente si dovesse diffondere la presenza di fotovoltaici negli edifici privati e in quelli pubblici in città, a chi gioverebbero i grandi impianti? Quali ricadute positive ne riceveranno tutti i nostri concittadini? E se gli impianti sono forieri di notevoli guadagni perché non attivarsi per una “gestione” diretta di alcuni di essi e con il ricavato porre le basi di una riduzione futura dei tributi'? Sono tutte questioni che investono lo stesso futuro della città e che, a mio avviso, non sono di secondo piano rispetto a Piani costruttivi e a Piani di recupero. Per questi motivi abbiamo proposto: una moratoria, in attesa dei Piani energetici; una nuova normativa regionale che salvaguardi il territorio dagli appetiti delle imprese anche non locali; una forte azione preventiva di proposta a difesa di una programmazione dell'energia pulita che veda gli enti locali come attori di primo piano per ciò che riguarda i loro territori; un coordinamento degli enti locali che impedisca che altri decidano in casa nostra e per il nostro futuro; una grande accelerazione di tfoto articoloutte le iniziative di informazione dei cittadini sulle opportunità che il fotovoltaico consente anche alle singole famiglie con i piccoli impianti, di certo con “impatto” ambientale minimo; una attività di selezione dei quartieri da salvaguardare anche rispetto ai “piccoli” impianti (lascio all'immaginazione di noi tutti che cosa potrà ammirare lo sguardo nostro o del turista di turno che invece di posarsi sui tetti e le tegole nostrane rimanesse abbagliato da centinaia di pannelli luccicanti!); l'elabo-razione di linee di politica di salvaguardia del territorio (non tanto un regolamento tecnico!), all'interno delle quali stabilire il posto e le caratteristiche del fotovoltaico nel territorio comunale; la individuazione di misure di compensazione e di riequilibrio ambientale a favore del Comune.
Celestre - La legge finanziaria 2008 disciplina la realizzazione dei campi fotovoltaici industriali dichiarandoli di pubblica utilità, e, conseguentemente indifferibili ed urgenti; pertanto la Regione Siciliana, per accelerare l'iter, ha demandato all'Assessorato all'Industria la convocazione di conferenze di servizi in cui saranno presenti tutti gli enti interessati all' approvazione del progetto. Per quanto riguarda i comuni, questi devono dare solo un parere non vincolante. Nel caso in questione l’Assessorato all'Industria aveva dato al Comune di Ragusa un termine ultimativo di 30 giorni per potere fare esprimere questo parere al Consiglio Comunale, in modo che l’assessore all'urbanistica Ciccio Barone potesse rappresentare il pensiero della città. Per quanto riguarda il nostro gruppo, abbiamo ritenuto indispensabile dare parere positivo, essendo favorevoli alle energie rinnovabili e riservandoci di trattare i prossimi impianti dopo l'approvazione di un regolamento possibilmente condiviso da maggioranza e opposizione. Tutto ciò anche in considerazione del fatto che la conferenza di servizio dell'assessore all'Industria avrebbe comunque deciso anche senza il nostro parere e che erano già stati acquisiti i pareri favorevoli della Soprintendenza ai Beni Culturali e del Genio Civile. La preoccupazione maggiore, per quanto ci riguarda, è evitare le speculazioni e non tanto gli eventuali grossi investimenti dei privati, per fare ciò si cercherà di mettere dei paletti da inserire nel redigendo regolamento in attesa dell'approvazione del P.E.R. (Piano Energetico Regionale) che si spera avvenga presto e che comunque, per quanto ci risulta, è già pronto anche se forse ha bisogno di qualche aggiustamento, essendo stato fatto nel 2005. In maniera condivisa si è pervenuti alla necessità di predisporre un piano energetico comunale che possa avere voce in capitolo sulla localizzazione degli impianti.
Assodato che il nostro territorio ha peculiarità paesaggistiche di grande rilevanza storico-culturale, come va coniugata la sua tutela e valorizzazione (vedi Parco degli Iblei) con il rischio di una spropositata “pannellatura” delle nostre campagne per iniziativa altrui?
Barrera -
Occorre una forte azione di coordinamento con la Sovrintendenza, oltre che le azioni suggerite sopra. Altre proposte riguardano certamente l'esigenza di un Piano integrato provinciale, ma è chiaro che occorre una normativa a livello regionale capace di garantire accanto a criteri e linee guida, poteri di decisione locale.
Celestre - E' opportuno chiarire che il Piano Energetico Nazionale prevede che entro il 2010 potranno essere realizzati MWp 1200 di impianti fotovoltaici elevabili a MWp 3000 negli anni successivi. Il P.E.R. (Piano Energetico Regionale), se pur non approvato e quindi indicativo, prevede sul territorio regionale una percentuale massima di impianti, che nel comune di Ragusa si dovrebbe attestare intorno a MWp 65, andando ad occupare una quantità di terreno agricolo pari a 200/300 Ha su una superficie comunale di altre 44.000 Ha. Dai dati si capisce che forse quello che stiamo affrontando è un falso problema, ma che comunque è giusto mettere dei paletti per essere trasparenti e dare delle certezze sia ai cittafoto articolodini che agli investitori. Non dimentichiamo che, comunque, la Soprintendenza dà un parere vincolante in tutte le zone in cui la legge lo prevede (zone con vincolo paesaggistico e ambientale, archeologico, zone vicino al mare, alle cave, ai fiumi, ai boschi, ecc.), pertanto tali zone, che rappresentano una percentuale notevole del nostro territorio, sono comunque tutelate con o senza il parere del Consiglio.
Non è solo la nostra città, ma è tutta la provincia iblea ad attirare ingenti investimenti nel settore energetico essendo una delle aree con maggiore irradiazione solare in Europa (megacentrali fotovoltaiche sono previste in territorio di Acate e Chiaramonte). Perché allora non inserire l'iniziativa pubblica locale in questa dinamica economica che, ad oggi, porterà incentivi ed utili solo ai privati e per di più “esterni”. Il “pubblico” che diventa investitore sul proprio territorio in base a regole condivise. Sarebbe possibile?
Barrera -
Ritengo di sì e lo abbiamo proposto sopra, ma anche qui occorre una logica quanto meno provinciale: nulla vieta accordi di programma e forme di consorzio. Non an-drebbero trascurate ipotesi di incentivazione per gli agricoltori anche tramite protocolli d'intesa con i comuni. Ritengo inoltre importante una proposta che il PD sosterrà con impegno e cioè la richiesta di allocare a Ragusa un Centro di ricerca regionale che lavori nello studio e nella messa a punto di tecnologie avanzate per l'energia solare.
Celestre - Alcuni giorni fa sono state pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Sicilia le linee guida del P.E.R. (Piano Energetico Regionale) in cui si prevede “l'attivazione di idonee procedure per l'individuazione di misure di compensazione e riequilibrio ambientale, coerenti con gli obiettivi della politica energetica regionale e l'intervento a favore del territorio con la cessione agli enti pubblici o imprese di una percentuale di energia prodotta dagli impianti autorizzati”. Pertanto gli investimenti in tal maniera porteranno utili anche al pubblico. Non dimentichiamo poi che le zone agricole in cui si farà il fotovoltaico potrebbero essere volturate catastalmente a zone produttive (argomento ancora da chiarire con la Regione) e pertanto per il ritiro dell'autorizzazione il Comune potrebbe richiedere una tassa (tipo concessione edilizia) e l'ICI indicativamente D.4 (zona artigianale). Nulla vieta comunque che il pubblico possa diventare investitore nel fotovoltaico, sempre rispettando i parametri imposti per legge dal patto di stabilità e non so quindi quanti comuni lo potranno fare e in che dimensioni (1 MWp costa circa 5/6 milioni di euro). Io vedrei meglio la disponibilità degli enti a fare degli investimenti in progetto di finanza dando agli imprenditori il possesso delle superfici di sua proprietà tipo i tetti delle scuole, degli uffici pubblici, delle discariche esauste e in via di recupero ecc.. e contrattando la percentuale di energia da cedere al Comune per l'affitto delle superfici.
Quali percorsi e sinergie bisognerebbe costruire tra gli attori coinvolti nelle politiche di sviluppo energetico territoriale (Enti Locali, Sovrintendenze, Regione, Stato)?
Barrera -
Occorre il Piano energetico regionale e un Piano provinciale di salvaguardia del territorio. Occorrono strumenti nuovi: una sorta di Piano regolatore provinciale.
La provincia e i comuni potrebbero inoltre istituire la Consulta provinciale per le energie rinnovabili e fare in modo, tramite tutta la deputazione regionale, che essa divenga organo proponente in tema di politica energetica locale. Forse è venuto il tempo di una nuova legge, analoga a quella su Ibla, ma stavolta tesa a difendere e valorizzare le campagne ragusane.
Celestre - La prima cosa da fare è cercare di trovare un accordo su regole condivise tra tutti gli attori che possono e devono governare lo Stato, le regioni ed il territorio eliminando eventuali discrasie causate da prevaricazioni politiche e diatribe istituzionali, facendo prevalere l'interesse del bene comune.

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