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Ragusa Sottosopra

n.6 del 05/12/2005

La Cona del Gagini
è la luce del passato che illumina ogni cosa

Adriana Vindigni, architetto

foto articoloAbbiamo pubblicato già nel settembre 2001 sul n.5 di questo stesso bimestrale un primo resoconto relativo a ricerche storiche e sul campo, nonché ai primi lavori di bonifica del sito nel quale risultano collocate attualmente le parti riassemblate della cosiddetta “Cona”, cioè dell'opera scultorea cinquecentesca del Gagini; importantissima per la sua qualità artistica e per la sua singolare storia di cui rappresenta un concreto “documento”.
Quest'opera, assieme all'antico portale gotico e ad altri frammenti che componevano l'altare maggiore, è purtroppofoto articolo tutto ciò che oggi resta dell'antica chiesa di San Giorgio.
Sin dal 1989, la “Cona” era definitivamente stata riconosciuta come opera scultorea di Antonino Gagini; l'attribuzione di tale importante frammento era stata possibile grazie alle ricerche d'archivio del dott. Giovanni Morana e della sig.ra Liliana Scrivano, nonché alle ricerche storiche condotte sul Portale e sull'antica Chiesa di S. Giorgio dall'arch. Giuseppe Areddia con la preziosa collaborazione della restauratrice Bruna Tumino.
Inoltre, attraverso una documentata ricostruzione planimetrica delfoto articolola chiesa gotica, era stata formulata un'ipotesi della verosimile collocazione della Cona, nonché della propria originaria consistenza (vedi immagine sotto).
Progetto di restauro

Nel 1992 su incarico del Comune di Ragusa e con fondi della legge speciale n.61/81 fu redatto dalla scrivente il progetto per i lavori di restauro dell'importante opera scultorea, che, come è noto, parzialmente recuperata dal sito originario abbandonato all'oblio nel 1738 (venduta la chiesa a privati), era stata rimontata alla meglio e riadattata nel vano dellafoto articolo sacrestia ottocentesca del Duomo di San Giorgio.
Interventi primari eseguiti

Già nella fase di studio del progetto erano state evidenziate le forzature e le manomissioni dell'originale opera gaginiana; tuttavia, il primo e più urgente intervento consistette nella bonifica e nel risanamento del sito, atti a fermare il degrado delle sculture, dovuto proprio alla posizione scelta per il loro parziale riassemblaggio; il sito scelto della sacrestia nuova, aggiunta nell'800 non in conformità con l'originale progetto del Duomo di San Giorgio refoto articolodatto dal Gagliardi, è infatti collocato ad una quota più bassa del piano stradale, in presenza di abbondanti infiltrazioni provenienti sia dal fronte della muratura, sia dal basso per la presenza di scoli di acqua.
Completati i lavori di bonifica, nel 2004 furono avviati i lavori di restauro scultoreo secondo il progetto a suo tempo approvato e che, con procedura di pronta urgenza, furono affidati all'impresa “l'Isola” di Barcellona Pozzo di Gotto (Me).
Nell'aprile 2005, durante l'esecuzione delle operazioni di asportazione delle malte non originali e degrafoto articolodate, sono state ritrovate dodici statue nei basamenti delle colonne; occultate per motivi di spazio durante il riassemblaggio ottocentesco, ripropongono il problema della collocazione della cona in uno spazio adeguato alle sue reali dimensioni e comunque che consenta la liberazione dei piedritti delle colonne scolpiti su tre fronti.
Ritrovamenti e nuova collocazione

Questi ritrovamenti confermano l'ipotesi avanzata nella prima ricerca storica: la presenza delle dodici piccole statue, anche nella più scarna delle ricostruzioni, aumenta in lfoto articoloarghezza la dimensione dell'altare di almeno due metri. Si è voluta riportare, a scopo puramente orientativo, una delle possibili ipotesi delle dimensioni originarie in larghezza della cona (vedi figura a lato).
Allo stato attuale si stanno prendendo in considerazione altre diverse ipotesi, tutte comunque da verificare al momento del necessario smontaggio per un adeguato restauro in laboratorio, alla luce del quale si potrà tentare una corretta ricostruzione filologica dell'insieme. E' appena il caso di ricordare che un numero consistente di altri frammenti scultfoto articoloorei dell'altare, formelle rettangolari e circolari, fu montato sulle murature del perimetro esterno dell'attuale chiesa di San Giorgio da dove sono stati oggi momentaneamente rimossi per procedere ad un loro doveroso restauro sempre in laboratorio.
Altri frammenti risultano sparsi in vari altri siti e riteniamo che questa sia l'occasione buona perché gli stessi possano essere sistematicamente recuperati.
Tali frammenti, qualora venissero collocati ai lati delle colonne fra le quali sono inserite le nicchie delle statue (così come nell'altare di San Francesco afoto articolo Palermo, vedi foto sotto), amplierebbero di molto le dimensioni attuali del complesso.
Il nodo importante da sciogliere quindi, in questa fase, è la scelta per la nuova collocazione del prezioso monumento. È appena il caso di ricordare la storia di tale cinquecentesca tribuna d'altare, proveniente dall'abside dell'antica chiesa, e ne concludeva l'intera navata centrale con un'imponenza che destava meraviglia nei con-temporanei. La grandiosità del complesso doveva avvicinarsi a ciò che era presente nell'abside del Duomo di Palermo (vedi incisione in alto a destrfoto articoloa). Alla luce di quanto sopra ricordato e di quanto emerso dai nostri studi, nonché delle scoperte già segnalate e di quelle che sicuramente verranno fuori all'atto del necessario smontaggio, l'ipotesi di una ricollocazione nel suo sito originario cinquecentesco appare la scelta più corretta da un punto di vista rigorosamente filologico. Ovviamente dopo che nell'antico e originario sito siano condotte le opportune indagini e sia messo in luce quanto fino ad oggi occultato dallo strato di terreno e di vegetazione che lo ricopre. L'ipotesi dovrà prevedere la realizfoto articolozazione di un idoneo spazio museografico che storicamente possa costituire il degno contenitore di tutti i frammenti sopravvissuti e quindi della memoria, caduta in colpevole oblio, di quell'intero grandioso monumento, scomparso non per eventi ineluttabili, ma per precisa scelta.
Si apre dunque un dibattito culturale a cui è chiamata tutta la cittadinanza per la ricollocazione ed eventuale ricomposizione di tutto quel che resta di un'opera scultorea così preziosa del nostro passato, recuperando l'antica memoria e con la speranza che ciò possa concludersi in tempi brevi.

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