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Ragusa Sottosopra

n.4 del 18/07/2005

IBLA la forma della storia
Il maestro Giuseppe Leone ci regala un altro gioiello fotografico dedicato alla sua Ibla composto di tutte le suggestioni che sprigiona il centro storico, che hanno la forma della memoria, di atmosfere spaziali e temporali, di volti, corpi e riti.
Edita dalla Libreria Paolino di Ragusa la pubblicazione contiene testi di Gesualdo Bufalino, Giorgio Flaccavento e Giuseppe Traina, tavole in bianco e nero nella prima parte e tavole a colori nella seconda parte. Ancora una volta il tratto di uno stile narrativo struggente e imperioso,
di un occhio che guarda in silenzio
i luoghi dell'appartenenza collettiva, sensibile ai segni che il passato
offre al presente.

Faustina Morgante

foto articoloE' la prima volta che dedica una pubblicazione interamente a Ibla?
In un certo senso sì. Su Ibla pubblicai nel 1981 “Ragusa Barocca”, ma era dedicato alla forma borocca, essenzialmente alla struttura barocca, senza la presenza umana. Questo è invece un libro, diciamo, antropologico, nel quale la presenza umana è il filo conduttore della storia e della sua forma. Vi sono foto realizzate nei decenni scorsi che ritraggono, attraverso le presenze umane, il modo di vivere nella città, nel paese: Ibla si presenta non come un monumento ma come luogo vitale. Contemporaneamente c'è la rappresentazione delle feste, dei riti sociali, c'è anche un settorfoto articoloe dedicato ai monumenti, visti a se stanti. Nella parte a colori c'è una parte più contemporanea dedicata soprattutto al paese, visto nel contesto del territorio che comprende le due vallate, S. Domenica e S.Leonardo, e la parte dell'Irmino. Ho cercato di rendere immediata la percezione di questo paese senza periferia, perché questa è la bellezza singolare di Ibla: stare su un colle senza potersi espandere. Ho cercato di raccontare l'uomo ed il suo habitat nel suo contesto generale, rifuggendo dal taglio “turistico”. C'è qualche presenza umana di rappresentazione turistica come l'immagine di modelle di Dolce e Gabbana che ho fotografato in Piazza Pofoto articolola che chiude la parte del bianco e nero. E' un modo per raccontare questa Ibla nuova che si presenta come teatro di rappresentazione sia per i matrimoni, sia per il cinema che per le sfilate di moda. E' una prospettiva che ho solo accennato.
Lei scrive che fin da bambino ha rivolto uno sguardo affascinato a Ibla, oggi con quali occhi la guarda?
Sinceramente ho paura del turismo di massa. Tutti pensano di poter vivere di turismo, ma io temo questo, non sono tanto attratto dall'idea del turismo a tutti i costi. Non possiamo fare un paese di camerieri, io parlo della Sicilia e in generale. Che il turismo ci sia, che la gente venga va pure bene ma che foto articolosi creino le condizioni per un turismo di qualità, culturale. Io non ci sto a vedere Ragusa Ibla o Ragusa o qualunque altro paese trasformarsi il sabato sera in una paninoteca con il conseguente concentrato bagno di folla. Questa euforia del fine settimana a Catania è un inferno, a Siracusa altrettanto, a Ragusa Ibla diventa anche qui caos. Io voglio un paese che possa vivere, in cui la vita si sviluppi in tutti i sensi : dal turismo alla cultura alle attività produttive.
Molte cose sono da correggere: ci sono stati interventi che poi non hanno determinato quella fruizione che si pensava potessero avere. Mi riferisco alle botteghe artigianali di vfoto articoloia del Mercato che sono rimaste chiuse. Che senso ha tutto questo? Sono evidentemente state affidate a persone sbagliate. L'amministrazione non si è preoccupata di invitare un gruppo di cittadini eterogeneo per potere discutere dell'uso delle strutture pubbliche.
Ibla, la forma della storia. Una forma sempre rispettata secondo lei, dal momento che il centro storico è stato oggetto di molti interventi e investimenti?
Ci sono degli interventi discutibili, però sostanzialmente il nucleo abitato non è stato alterato. E' rimasto intatto il rapporto con gli elementi naturali.
Guardando le immagini è come se lei volesse documentare di Ibla essenziafoto articololmente l'integrità malgrado le contraddizioni, l'essenza silenziosa, gli stupori architettonici.
C'è da fare in proposito una considerazione. Ibla non esiste soltanto tra piazza S.Giorgio e Piazza Pola, sino ad arrivare ai giardini. Ibla è anche costituita da altri nuclei e quartieri, come quello di S.Rocco, dell'Itria, che sono in stato di abbandono. Ibla bisogna vederla e viverla in tutti i suoi aspetti. Non può esserci la calca in Piazza S.Giorgio (per chi vive lì sarà un inferno), trasformare Ibla in paninoteca o in pub e poi dimenticarci del resto. Tra le mie memorie infantili ricordo che c'erano quelle quattro-cinque “ putie ri vinu” dfoto articoloove andavano a bere i “tavernieri”, erano certo altri tempi, ma da un estremo si va all'altro. Bisogna cercare di dare un giusto equilibrio, affrontare i nodi ancora non sciolti come quello dei posteggi, dell'apertura delle chiese.
Ibla non è ripeto Piazza S.Giovanni e Piazza Pola, va rivalutata in tutti i suoi aspetti. Deve vivere, deve vivere di luce propria e non solo il sabato sera, altrimenti diventa una dimensione artificiosa.
Ha altri progetti per Ibla?
Spero di poter fare un libro su Ibla slegato da com-mittenze nel quale sia l'uomo il protagonista del monumento. Sto, ad esempio, lavorando su un progetto, l'immaginario barocco, per allesfoto articolotire una grande mostra a Catania ( ne abbiamo già fatta una a Noto) sull'argomento, in cui il protagonista di questo barocco diventa l'uomo con le sue analogie, con l'impronta del suo agire nella grande fase della ricostruzione dopo il terremoto. Io ho cercato in tutti i modi e in tutte le maniere di fare vedere l'uomo che cosa ha realizzato. Se poi andiamo dentro il mondo fantasioso delle figure che popolano i monumenti e che si riportano sino al '700 nelle mensole barocche, dai demoni alle caricature umane, vi possiamo trovare un concetto nuovo di descrizione che mette appunto in risalto il protagonismo dell'uomo nella ricostruzione della città.

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