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Ragusa Sottosopra

n.4 del 18/07/2005

Il Convento di Santa Teresa
i segni che vi si leggono hanno fatto da guida al restauro, ormai completato, e alla memoria

Giuseppe Campo

foto articoloVolge al termine il restauro del Convento di S.Teresa, nuova sede della facoltà di Lingue e Letterature Straniere della nostra città. Dall'anno Accademico 2005/06 la sede principale della facoltà sarà allocata nel nuovo complesso.
Ripercorrere le fasi di questo restauro con tutte le scoperte di segni visibili che si trasfondono nell'foto articoloimmaginario di una ricostruzione del vissuto di questa e di tante altre costruzioni storiche crea il presupposto di questo narrare tra il vero e il trascendente.
Visse un giorno uno scrittore, Bruce Chatwin, che in un mirabile libro, “Le vie dei canti”, descriveva come gli uomini abbiano lasciato una scia di canto ovunque siano andatfoto articoloi; queste scie devono ricondurre nel tempo e nello spazio all'origine o al Tempo del Sogno.
Ma non solo canti ma anche “tracce”di ogni tempo conducono al Tempo del Sogno.
La storia ufficiale del nostro monumento, datata con “ l'atto di nascita” del 30 aprile 1620 rogato presso il notaio Ferrante Silvio, inizia con l'istitu-zifoto articoloone del Conservatorio che doveva raccogliere le fanciulle povere, soprattutto quelle orfane di padre.
Lo storico Sortino Trono scrive che il Conservatorio era sostenuto dalla civica amministrazione con un lauto assegno annuale nonché il diritto di percepire le rendite della Fiera detta di “S.Maria la Gratia”. Essa si teneva il 2 foto articololuglio presso la chiesa omonima e durava ben nove giorni. La chiesa di S.Maria la Gratia assunse successivamente il nome di S.Teresa beatificata nel 1622 ed aveva la navata esattamente ortogonale alla chiesa attuale restaurata. Nei resti della vecchia chiesa dovrebbe trovarsi una incisione con i nomi dei fondatori del Conservatorio. Le foto articoloorfane che avevano il privilegio di entrare nel Conservatorio non volevano più uscirne impedendo di fatto l'entrata di nuove orfanelle che ne avrebbero avuto diritto e nel 1696 l'Istituto assume la denominazione di fatto di Monastero di S. Teresa dando più “peso” all'attività vocazionale di chi voleva prendere i voti più che al rfoto articoloicovero delle orfanelle. Per circa due secoli prevalse l'attività monastica e solo nel 1871 il barone Paolo La Rocca Impellizzeri, sindaco di Ibla, dispose la trasformazione dell'istituto chiamando a reggerlo le suore di S.Vincenzo figlie della Carità.
Nel 1875 alle suore fu affiancato un'amministrazione laica di nomina comunale.
Nefoto articolol 1905 le suore “Proiette Settenarie” chiesero di unirsi al Conservatorio di S.Teresa e l'istituto assunse la denominazione di “Conservatorio di S. Teresa delle Orfanelle Proiette di Ragusa Inferiore”.
Nel 1955 viene cambiato il nome in “Casa del Fanciullo di S. Teresa” mentre nel 1963 subentra lo “stato di crisi” per foto articolola fatiscenza dell'edificio con l'impossibilità a far fronte alle spese di manutenzione straordinaria, risolto con un contributo della Regione. Nel 1970 infine l'accorpamento dell'Opera Pia con l'asilo G.B.Marini. Di fatto svuotato dei contenuti “umani” l' edificio inizia un rapido declino, anche delle strutture murarie, e il comunefoto articolo di Ragusa nel 1985 decide di acquistarlo con eccezione dei locali con ingresso da vico Marangio e Largo Chiaramonte. Un successivo Decreto Regionale del 1989 devolve a favore del comune di Ragusa anche questi locali.
Un primo intervento di restauro “anticaduta tetti” viene effettuato alla meno peggio nel 1991 e solo nell'anno 2002 ifoto articolol comune addiviene alla determinazione di adibire il manufatto a nuova sede della consolidata facoltà di Lingue e Letterature Straniere.
Fin qui la Storia. Prima del 1620 dobbiamo immaginare, ovvero percorrere, il Tempo del Sogno interpretando alcuni segni e alcune voci che si tramandano.
Sicuramente il primo edificio importante di quefoto articolosta zona è la chiesa ora dell'Immacolata, esistente prima del Terremoto del 1693 come rivela la parte bassa del campanile e il portale all'interno del giardino della Chiesa. Nell'attuale sito di S. Teresa probabilmente esistevano numerose sorgenti d'acqua (tecnicamente falde sospese) e cisterne di accumulo che costituivano il naturale afoto articolocquedotto e approvvigionamento idrico dell'intera cittadina.
Le falde sorgevano ad una profondità di 5/7 metri rispetto all'attuale quota stradale. Largo Chiaramonte costituiva un nodo di traffico di carri che venivano a caricare l'acqua e contemporaneamente portavano dalle campagne prodotti da vendere che arrivavano pure dalle fiumarfoto articoloe sottostanti. Di fatto questa Agorà diventava sede di un mercato continuo.
La piazza pur di contenute dimensioni ospitava anche eventi di rilievo come le condanne inflitte dall'Inquisizione, spesso il rogo o la decapitazione.
E gli ossari, che certamente sono ospitati nei terreni sotto la piazza o nel cortile della Chiesa dell'Immacolfoto articoloata, potrebbero dare conferma o meno di quanto sopra affermato.
In tutto il Medio Evo la funzione di fonte di approvvigionamento e di zona lavatoi doveva fare della zona un sito molto praticato.
La via preferenziale di trasporto fra la piana di Gela e la zona palazzolese e portuale del siracusano passava anche da qui e dalla cava dfoto articoloella Misericordia.
I fondachi (alloggi uomini/carri con ristoro) erano molto diffusi. Si può sostenere ad esempio che anche parte dei locali del ristorante Barocco hanno l'atmosfera surreale di ex fondaco.
La preferenza poi della città con acque sorgenti e limpide rispetto alle fiumare dove le anse limacciose generavano la malaria foto articolofacevano il resto. La malaria era una malattia diffusa tra gli abitanti di Ibla e mieteva numerose vittime prima della terapia a base di chinino che è del 1900.
Lo rivela anche l'appellativo di “panzuti ri Jusu” per indicare spregevolmente da parte degli abitanti di Ragusa superiore i sottostanti abitanti di Jusu, ai quali la malarfoto articoloia lasciava questo segno (un ventre dilatato a causa dell'ingrossamento del fegato).
Infine il Restauro. Grande attenzione ai materiali usati (calce soprattutto), semplice tonachina alle pareti sia esterne che interne, conservazione della pietra storica anche a costo di numerose “zoppie” estetiche quali stipiti e archi-travi incongrfoto articolouenti con l'infisso, la conservazione delle volte conservabili con rinzeppi in pietra e malta di calce, la conservazione in limiti tollerabili alla vista e all'igiene delle tracce dei fumi delle cucine in pie-tra e delle case del forno nelle strutture minori adibite ad abitazione, la conservazione di tutte le vie d'acqua sotterranee dellfoto articoloe falde sospese in modo da non turbare il tasso di idratazione dei terreni di sedime, la conservazione delle antiche scale in pece, la conservazione di stipiti e architravi su murature cieche segno di storie precedenti.
Quando i figli dei figli faranno il nuovo Restauro potranno esplorare anche quest'ignoto e scrivere altre pagine del Tempo del Sogno.

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