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Ragusa Sottosopra

n.4 del 18/07/2005

Castello di Donnafugata
IL RESTAURO DEL PARCO
L'intervento ha restituito a parte del parco il suo disegno originario e ha messo
in sicurezza gran parte del patrimonio floristico

Piero Guccione e Giacometto Nicastro

foto articoloL'assenza generalizzata di "cultura paesaggistica" che caratterizza il nostro paese fa sì che, nella maggior parte dei casi, i parchi storici non siano percepiti come veri e propri “musei all'aperto”, come invece sono. Nel nostro caso, l'assenza di questa consapevolezza si è tradotta da un lato in una gestione del parco che non ha messo in conto le operazioni di manutenzione ordinaria come le potature e le annaffiature di soccorso nei periodi di siccità, e dall'altro ha tollerato interventi ingenui, quali ad esempio la realizzazione di impropri muretti a secco o di altre attività. Con i lavori iniziati l'8 agosto 2004, per la prima volta, si è intervenuti incisivamente anche nell'assetto vegetale: si tratta di un tangibile segnale d'inversione di tendenza, unafoto articolo tappa significativa, che ci restituisce parte del parco, se non all'antico splendore, quanto meno al disegno originario, ora ben leggibile, e lo apre alla fruizione pubblica con la messa in sicurezza di gran parte del patrimonio floristico. Questo primo stralcio di lavori si è basato su quattro operazioni principali: il recupero di tutti gli alberi esistenti attraverso potature calibrate, la ricostituzione fedele del parterre realizzato da Lestrade agli inizi del '900, la realizzazione dell'impianto di irrigazione ed il restauro dei vialetti principali. In corso d'opera sono stati necessari altri interventi, alcuni urgenti ed altri già programmati (abbattimento dei muretti a secco, recupero dei ficus, demolizione di alcune superfetazioni).
fedele del parterre rfoto articoloealizzato da Lestrade agli inizi del '900, la realizzazione dell'impianto di irrigazione ed il restauro dei vialetti principali. In corso d'opera sono stati necessari altri interventi, alcuni urgenti ed altri già programmati (abbattimento dei muretti a secco, recupero dei ficus, demolizione di alcune superfetazioni).
Il parco si divide in tre grandi zone omogenee: l'orto-frutteto, i giardini formali e i giardini informali. Queste zone poi sono state suddivise in piccole sottozone d'intervento. Ovviamente si tratta di una scansione che talvolta può apparire una forzatura, ma questi anni di studio del parco ci hanno portato alla convinzione che si tratti di una sostanziale espressione della precisa volontà di chi ha realizzato il parco alla fine dell'800.
L'ortfoto articoloo-frutteto
Il ripristino dell'agrumeto è stato fatto con la piantagione di 100 unità di mandarini, secondo l'orditura presente nel rilievo del 1985 e la foto aerea del 1955. Al fine di evitare il problema dell'irrigazione a mano, è stato realizzato un impianto di irrigazione collegato con la centralina con comando automatico a tempo che garantisce l'acqua necessaria al mantenimento delle piante, che sarà molto limitata non avendo questo agrumeto finalità produttive.
In quest'area è stata demolita una costruzione realizzata in tempi recenti che veniva utilizzata a serra e anche a stalla per i cavalli, e che ostruiva la vista verso il mare, proprio alla fine del viale del tramonto.
E' rimasta la cisterna sottostante che oggi serve da riserva idrica per l'irfoto articolorigazione.
L'area dell'orto frutteto, sulla base della relazione pedologica era la più degradata del parco, e pertanto bisognava riportarla a livelli sufficienti di fertilità attraverso concimazioni azotate. E' la zona più aperta e pertanto, dopo le operazioni di correzione del suolo, è stato realizzato un ampio prato rustico con la semina di Festuca arundinacea e di Stenotaphrum secundatum (Florida), adatto a climi secchi.
Il giardino delle delizie o formale
Il Giardinetto di palme presentava nelle foto storiche e nel rilievo del 1985 un elegante impianto geometrico, attiguo alla villa dal lato ovest. Occupava una superficie di forma quadrata, ai vertici della quale erano disposte quattro Phoenix canariensis, situate in altrettante aiuole triangolari bfoto articoloordate di rosmarino. All'interno dell'area quadrata era iscritto un anello, diviso in quattro spicchi, con un'aiuola circolare al centro. Sul lato interno di ognuno degli spicchi si trovavano otto Phoenix dactylifera, di cui erano rimaste solo quattro, mentre un esemplare di Araucaria occupava il centro dell'aiuola circolare. Il disegno sopra descritto era completamente cancellato, unico punto di riferimento erano le quattro palme sopravvissute. Sono stati ritrovati i punti dove erano le palme e sono state ridisegnate le lunette oramai cancellate.
Abbiamo riutilizzato le palme tolte dal bordo del fossato limitrofo al parterre, poiché si trattava di piante di recente introduzione che impedivano la vista sul parterre. Al centro della composizione è stata reimpiantatafoto articolo l'Araucaria mancante.
Il disegno delle siepi di rosmarino, delle quali rimanevano ampie tracce, è stato ricostituito con l'ausilio di nuovi rosmarini.
Il Parterre, luogo della memoria, alla data di inizio lavori era ridotto ad un grumo inestricabile di cespugli, senza disegno e senza qualità alcuna, era il simbolo del degrado del parco. Si trova in prossimità del Castello, lungo la facciata nord. Dell'originario disegno d'inizio secolo, formato da stelle e mezze lune, non restava più nulla, ed anche la superficie iniziale si era ridotta, limitandosi a due sole aiuole di forma rettangolare. All'interno del disordinato disegno, formato da siepi di rosmarino, si trovavano delle fioriture di agapanto, narciso e giglio.
Questa è l'area dove la proposta progettuale foto articoloè stata netta. In un'ipotesi di restauro di questa area sembrava illogico ed irrazionale limitarsi a potare i cespugli per ridurli di dimensione per arrivare alle forme incerte presenti nelle foto aeree del recente passato (1955,1966), come certe tendenze culturali caldeggiavano. Pertanto si è scelto di ricostituire il parterre come si presentava nelle foto dell'inizio del secolo e del quale è stato possibile ricostruire fedelmente il disegno attraverso un fotomontaggio accurato di molte foto dell'epoca a nostra disposizione. Qui la scelta è stata chiara: ripristino fedele delle forme al momento dell'impianto iniziale.
Nella parte superiore del parterre era preesistente un giardino formale caratterizzato da due rombi non perfettamente simmetrici oggi riprodotti fefoto articolodelmente con il nostro intervento. Le due fontanelle ai bordi dei rombi andrebbero restaurate e restituite all'antica funzione. Nella documentazione fotografica è evidente la presenza di un piccolo fabbricato nell'angolo nord-est del parterre, oramai scomparso, ma che sarebbe opportuno in una seconda fase ricostruire anche in forme precarie (ad esempio in legno) per completare l'immagine e dare coerenza al ripristino.
Il giardino informale
Racchiuse all'interno della maglia regolare di viali che si intersecano tra loro, si possono individuare delle aree dal carattere informale, non solo per la presenza di diversi elementi architettonici (coffee-house, tempietto, grotte, cenotafi), ma anche per la distribuzione della vegetazione e la forma irregolare della vifoto articoloabilità. Il giardino inglese, così definito per gli evidenti richiami al giardino paesaggistico "all'inglese", è costituito dall'area che comprende le grotte e il tempietto che sovrasta la collinetta. Forse è l'area meglio mantenuta: è bastata la potatura di alcune unità vegetali ed il restauro delle grotte e del tempietto per riavere l'immagine che le riproduzioni fotografiche d'epoca ci mostravano.
Nel viale del tramonto, che attraversa tutto il parco da ovest ad est, sono state rinfoltite le siepi ai bordi con piantagioni di siepi di bosso; così come i vari riquadri di varie forme che costeggiano questo viale sono 'definiti' con le siepi che fino ad ora li hanno caratterizzati, e che sono in prevalenza di bosso ed in qualche caso di alaterno e rosmarino. Il foto articoloricarico del pietrisco ne consente oggi un facile attraversamento, e soprattutto la consapevolezza di attraversare il viale principale del parco, il quale si conclude con la vista sul mare che sino ad oggi era ostruita dalla superfetazione della serra-stalla.
Il viale delle Casuarine è l'ampio viale che porta all'ingresso est, attualmente chiuso e del quale è previsto il restauro. E' previsto il reimpianto delle Casuarine mancanti nella parte più vicina al castello (per portare a termine questa operazione sono necessari tempi lunghi perché bisogna produrre le Casuarine nel vivaio del parco, come la modalità del corretto restauro dei giardini storici impone) mentre nella rimanente parte è bastata la normale opera-zioni di manutenzione.
Del viale della Coffee-houfoto articolose esiste una foto particolarmente suggestiva, dove alberi di terza grandezza sistemati ai bordi del viale creano un gradevole percorso che dalla gradinata del palazzo porta alla coffee-house. Si ipotizza che si trattasse di Anagyris foetida, abbattuti proprio per il cattivo odore che emanavano. Mentre di certo alla base di questi alberi c'era una siepe di bosso laterale che arrivava sino alla coffee-house, che tuttora sopravvive in parte, mentre per quel che riguarda gli alberi, non è stato inserito l'Anagyris, ma un filare di alberi di Photinia che ha lo stesso portamento, per restituire a questo percorso la dignità perduta.
In corrispondenza dell'ingresso laterale esiste un filare fitto di Ficus che sono più che centenari e che sia per la disposizione (troppo fifoto articolotti), sia per l'età, sia per la mancanza di acqua e l'esposizione ai forti venti provenienti da ovest (con il loro carico di sabbia e di salsedine) presentano diverse fitopatologie. Si è proceduto con la potatura di risanamento e ringiovanimento per garantire la ripresa vegetativa (eliminando le parti secche o prive di vigore), con un intervento fitosanitario endoterapico eseguito con iniettori volumetrici a pressione (per il controllo di insetti, crittogame e fisiopatie non parassitarie), l'asportazione delle alterazioni neoplastiche dalla corteccia, e pennellature sui fusti affetti da infezioni fungine.
Il Bosco dei pini occupa un'ampia superficie a nord-est del giardino ed è costituita principalmente da Pinus halepensis e, nella parte più a nord, da alcuni esefoto articolomplari di Pinus pinea. Un lungo filare di Cupressus macrocarpa, in pessime condizioni vegetative, fiancheggia il muro perimetrale, sino ad arrivare in prossimità dei cenotafi. L'area si presentava nel complesso molto intrica-ta, anche per il rigoglio del piano arbusti-vo, costituito da Rhamnus alaternus, Viburnum tinus e Rhus viminalis, che è divenuto invadente in tutto il giardino. In questa area molti pini sono stati potati incisivamente, soprattutto per garantire la sicurezza dei visitatori, dato che molti di essi si presentavano attaccati da agenti patogeni. Queste, in grandi linee, le prime operazioni eseguite per restituire il parco di Donnafugata al suo originario assetto. Certamente un'inversione di tendenza c'è stata, netta e visibile, ma ancora c'è molto foto articoloda fare, ed è necessario fare di tutto perché ciò avvenga sia per il naturale orgoglio di salvaguardare un'opera importante, sia per contribuire alla rinascita di una risorsa culturale inestimabile per la nostra terra.

CONTROLLO FITOPATOLOGICO NEL PARCO DI DONNAFUGATA


Lo svolgimento dell'incarico di consulenza fitopatologi-ca alla Direzione dei Lavori per l'intervento di "Recupero del Parco del Castello di Donnafugata" del Comune di Ragusa è stato eseguito applicando il procedimento di valutazione messo a punto da Mattheck e la sua scuola, che ha elaborato un metodo visivo denominato V.T.A. (Visual Tree Assessment-Valutazione visuale dell'albero) che, sulla base dei sintomi visivamente rilevabili, per-mette di individuare indicatori dfoto articoloi rischio.
In considerazione dell'importanza di una diagnosi precoce della carie del legno e la verifica della stabilità degli alberi in genere, si è proceduto al controllo visivo (V.T.A.) delle piante ritenute a rischio, attraverso l'ispezione accurata delle stesse, ponendo particolare attenzione ai sintomi esterni e incentrando l'osservazione sugli organi più critici (colletto, inserzione di branche, biforcazioni).
L'analisi della chioma nel suo complesso (vigore, colore, densità della vegetazione) può dare un'idea dello stato di salute generale dell'albero; così come l'analisi delle branche e dei loro punti di attacco sul tronco (presenza di cicatrici, aree di corteccia necrotiche, fessure, inclusione di corteccia, costolature) può dare informazioni al rifoto articologuardo della stabilità strutturale delle stesse. Una crescita stentata, un colore pallido del fogliame, una vegetazione rarefatta, la presenza di seccumi o branche morte, una lenta cicatrizzazione delle ferite, oltre che indizi di uno stato di sofferenza generale della pianta, possono essere sintomi di un'estesa presenza di carie nel fusto. Rigonfiamenti e depressioni, flussi di materiale colorati, cavità più o meno palesi, presenza di carpofori, sono anch'essi sintomi collegabili a presenza di carie e comunque rappresentano manifestazioni di rischio che vanno tenute in attenta considerazione.
Interventi effettuati al fine di risanare la staticità a rischio
Gli interventi eseguiti sono stati:
  • a seguito della valutazione visuale, sulle essenze foto articolovegetali ritenute a rischio di staticità è stato effettuato un intervento di potatura di risanamento e ringiovanimento;

  • si è provveduto ad eliminare tutte le alterazioni iperplastiche e i carpofori presenti sui rami. L'asportazione dei rami compromessi da infezioni crittogamiche o da altre cause, migliorando la staticità delle piante, consentirà di assicurare un'adeguata sicurezza nella fruibilità del parco;

  • è stata suggerita l'eliminazione di tutti le branche con andamento orizzontale , al fine di ridurre i rischi di crolli e/o schianti degli stessi, considerata la loro lunghezza, il loro peso e la loro conseguente flessibilità;

  • tutte le ferite da tagli di potatura, le cui dimensioni risultano superiori a 10 cfoto articolom, sono state opportunamente ricoperte con mastice cicatrizzante miscelato con anticrittogamici;

  • tutte le piante sono state oggetto di un intervento fitosanitario per il controllo di insetti e crittogame.

Pianificazione degli interventi
Il metodo V.T.A. valuta fino a che punto l'albero ritenuto difettoso è maggiormente esposto a schianto rispetto ad un albero perfettamente sano. Allo scopo di minimizzare i danni inducibili dalle carie ed, in particolare, ovviare ai conseguenti rischi di pericolosi crolli, è sempre opportuno sottoporre le alberature a periodici monitoraggi sul loro stato sanitario, aumentando la frequenza di tali controlli sui soggetti che non offrono completa garanzia di stabilità.
Emanuele De Sena

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