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Ragusa Sottosopra

n.3 del 07/06/2005

Palazzo Cosentini una dimora di notevole valore storico e architettonico

Gaetano Veninata

foto articoloLe notizie riguardanti il palazzo Cosentini, al momento scarse e frammentarie, si riferiscono essenzialmente, come scrive Paolo Nifosì (in “Ibla delle Meraviglie” a pag.121) ad una “fase costruttiva che va dal 1762 al 1767…nel 1762 è documentata una fornitura di 2000 tegole per la casa di don Raffaele Cosentini...i lavori continuano nel 1765 e nel 1766 e nel 1767 si trasportano molti carichi di pietra bianca e di pietra pece per la costruzione del nuovo palazzo e per portarlo a termine”.
Pertanto, nessuna informazione è, allo stato della ricerca, disponibile per individuare l'eventuale progettista e gli esecutori del fabbricato e dei suoi bellissimi mensoloni.
Ben diversa la situazione per quanto attiene alla figura di don Raffaele Cosentini, committente e proprietario del palazzo.
Egli, figlio terzogenito di don Ignazio Cosentini e di donna Raimonda Spadola, uomo di notevole profilo economico e sociale, si era sposato il 13 aprile 1755 con donna Santa Donzelli Lauretta, ultima discendente di un'antica e ricca famiglia in via di estin-zione che, tra altri considerevoli beni, gli aveva portato in dote le abitazioni che aveva ereditate dal padre don Francesco Donzelli: sulle stesse, a partire dal 1762, il coniuge Raffaele aveva iniziato a edificare l'attuale palazzo. Il documen-to di cui si trascrivo-no i passi più significativi altro non è che un inventario dei beni ereditari dello stesso don Raffaele Cosentini, morto a soli 39 anni il 28 Agosto 1782, redatto il successivo 7 ottobre dal notaio Andrea Baglieri (in ASM- not.A.Baglieri-n.397- Vol.24- cc.138r-158v) su richiesta della vedova Santa Donzelli, anche nell'interesse dei suoi sei figli, a seguito di apposita autorizzazione da parte del dr. Giambattista Schininà, giudice giurato dell'Università di Ragusa. L'asse ereditario, che comprende per le leggi dell'epoca anche i beni dotali della moglie, è di notevole valore e consiste complessivamente in oltre ottanta salme, pari a circa 224 ettari, di fondi rustici a Cardita, Centopozzi, Cavalusi, Fallira grande, alcuni orti irrigui e mulini. Tra i beni inventariati compare il palazzo stesso che sarà ereditato dal figlio primogenito Vincenzo e dopo la morte di costui, avvenuta nel 1790, dal nipote Paolo.
Ho ritenuto di pubblicare tale inventario, per la parte concernente il palazzo, in quanto, con una terminologia parzialmente dialettale non esente da francesismi, mette in luce, immagino per la prima volta per la nostra città, il tipo di arreda-mento, fatto di oggetti anche di uso comune, proprio di un'abitazione signorile di fine Settecento ma soprattutto perché, a seguito del restauro del “piano nobile” del fabbricato, sono stati ripristinati gli ambienti originari come si evince dal confronto con il documento in questione: si parla, infatti, di una “casa grande solerato (palazzata) a tre solari (piani) e sue balconate di ferro, sì nel primo come nel second'ordine, consistente in stanze n.28. Cioè n.10 dalla parte di sopra con suo astraco (terrazzo) e astrachello (terrazzino) nove nel second'ordine con sua entrata ossia Porticale e situate al medesimo second'ordine altre stanze che sono sotto la Cocina e sei nell'ultimo ordine di sotto (sei botteghe o dammusi) sita e posta detta Casa grande con sue foto articolocommodità e gisterne ed altro in questa suddetta Città di Ragusa e quartiero cosidetto della Piazza degli Archi ossia dell'Itria, confinante per ponente colla Chiesa e Piano di nostra Signora dell'Itria, sotto titolo di San Giuliano, vie pubbliche e vanella rinchiusa dallo resto dalli tre lati”.
Segue la descrizione dei beni mobili che il lettore potrà agevolmente riscontrare nella pianta pubblicata (figura n.1) omettendo, per brevità di spazio, quelli di uso quotidiano, quali, ad esempio, oggetti di biancheria e vesti di uso giornaliero Le notizie riguardanti il palazzo Cosentini, al momento scarse e frammentarie, si riferiscono essenzialmente, come scrive Paolo Nifosì (in “Ibla delle Meraviglie” a pag.121) ad una “fase costruttiva che va dal 1762 al 1767…nel 1762 è documentata una fornitura di 2000 tegole per la casa di don Raffaele Cosentini...i lavori continuano nel 1765 e nel 1766 e nel 1767 si trasportano molti carichi di pietra bianca e di pietra pece per la costruzione del nuovo palazzo e per portarlo a termine”.
Pertanto, nessuna informazione è, allo stato della ricerca, disponibile per individuare l'eventuale progettista e gli esecutori del fabbricato e dei suoi bellissimi mensoloni.
Ben diversa la situazione per quanto attiene alla figura di don Raffaele Cosentini, committente e proprietario del palazzo.
Egli, figlio terzogenito di don Ignazio Cosentini e di donna Raimonda Spadola, uomo di notevole profilo economico e sociale, si era sposato il 13 aprile 1755 con donna Santa Donzelli Lauretta, ultima discendente di un'antica e ricca famiglia in via di estin-zione che, tra altri considere-voli beni, gli aveva portato in dote le abitazioni che aveva ereditate dal padre don Francesco Donzelli: sulle stesse, a partire dal 1762, il coniuge Raf-faele aveva iniziato a edificare l'attuale palazzo. Il documento di cui si trascrivono i passi più significativi altro non è che un inventario dei beni ereditari dello stesso don Raffaele Cosentini, morto a soli 39 anni il 28 Agosto 1782, redat-to il successivo 7 ottobre dal notaio Andrea Baglieri (in ASM- not.A.Baglieri-n.397- Vol.24- cc.138r-158v) su richiesta della vedova Santa Donzelli, anche nell'interesse dei suoi sei figli, a seguito di apposita autorizzazione da parte del dr. Giambattista Schininà, giudice giurato dell'Università di Ragusa. L'asse ereditario, che comprende per le leggi dell'epoca anche i beni dotali della moglie, è di notevole valore e consiste complessivamente in oltre ottanta salme, pari a circa 224 ettari, di fondi rustici a Cardita, Centopozzi, Cavalusi, Fallira grande, alcuni orti irrigui e mulini. Tra i beni inventariati compare il palazzo stesso che sarà ereditato dal figlio primo-genito Vincenzo e dopo la morte di costui, avvenuta nel 1790, dal nipote Paolo.
Ho ritenuto di pubblicare tale inventario, per la parte concernente il palazzo, in quanto, con una terminologia parzial-mente dialettale non esente da francesismi, mette in luce, im-magino per la prima volta per la nostra città, il tipo di arredamento, fatto di oggetti anche di uso comune, proprio di un'abitazione signorile di fine Settecento ma soprattutto perché, a seguito del restauro del “piano nobile” del fabbricato, sono stati ripristinati gli ambienti origfoto articoloinari come si evince dal confronto con il documento in questione: si parla, infatti, di una “casa grande solerato (palazzata) a tre solari (piani) e sue balconate di ferro, sì nel primo come nel second'ordine, consistente in stanze n.28. Cioè n.10 dalla parte di sopra con suo astraco (terrazzo) e astrachello (terrazzino) nove nel second'ordine con sua entrata ossia Porticale e situate al medesimo second'ordine altre stanze che sono sotto la Cocina e sei nell'ultimo ordine di sotto (sei botteghe o dammusi) sita e posta detta Casa grande con sue commodità e gisterne ed altro in questa suddetta Città di Ragusa e quartiero cosidetto della Piazza degli Archi ossia dell'Itria, confinante per ponente colla Chiesa e Piano di nostra Signora dell'Itria, sotto titolo di San Giuliano, vie pubbliche e vanella rinchiusa dallo resto dalli tre lati”.
Segue la descrizione dei beni mobili che il lettore potrà agevolmente riscontrare nella pianta pubblicata (figura n.1) omettendo, per brevità di spazio, quelli di uso quotidiano, quali, ad esempio, oggetti di biancheria e vesti di uso giornaliero.
Camerone che dona sulla piazza degli Archi:
- quattro specchi grandi (specchiere)
- sei placche, ossiino paralumi ( ventole o appliques)
- tre quadri con sue cornici dorate
- duodeci sedie piene (imbottite) di damasco giallo menate (a rilievo)
- diece sedie dorate piene di
corda
- due sofà pieni di camuscio
giallo
- due boffettini (tavolini) dorati con sue balate (lastre) di marmo bianco
- un boffettino con suo casciolo (cassetto), e coverchio (probabilmente un secretaire)
- due sottospecchi (cassettoni) con tre cascioli per uno e per dentro, in uno la veste delli figli, nell'altro tovaglie da tavola menate al camuca (cal-mucco sin. di particolare tipo di tela) n. quattro e altre tre al lavorato menate guarnite
- Tovaglia ad una falda (striscia di seta) di palmi sei (un palmo equivale a cm.26) n. diece riz-zate (confezionate con tela di prima qualità)
- salviette al camucca ricamate n.25 e non puoche camicie delli figli
Anticamera:
- otto cieroni (sedie con braccioli o poltrone) pieni di coiro (cuoio) nostrale
- due casse a letto colorite verdi
- due cantarani (cassettoni) di legno di noce con quattro cascioli per uno
- quattro paralumi piccoli antichi
- quattro Ritratti uno del fu frà (cappellano della Commenda di Malta nella Chiesa dell'Itria) don Giuseppe Donzelli, altro del fu don Francesco Donzelli (rispettivamente padre e zio di Santa Donzelli - N.d.A.), altro del fu don Ignazio Cosentini (padre del testatore) ed altro del suddetto fu don Raffaele Cosentini.
Dentro le casse e i canterani sono le infrascritte robbe:
- un cortinaglio (tenda) di tela rizzata con merletto menato
- altro cortinaglio per il trabacchino (cortina da letto per il baldacchino) di tela rizzata con merletto menato (consumato)
- due tovaglie da tavola al pipirello (ricamo a rilievo) guarnite con frinza (frangia) nuove
- n.17 salviette al pipirello nuove
filo bianco rizzato e mazzarino (tela locale tipica nel paese di Mazzarino) diece pezze
- due lastonetti (?) di tela olanda fini
- tela costanza canne otto
- tela battista canne due
- due veli rossi riccamati
- due pularine (da pellegrine sinon. di scialle) dfoto articoloi guarnizione d'argento
- due paia di veli ad un ordine di Calambra (Cambrai) con suoi merletti di filo
- un pettino (corpetto) riccamato d'argento
- altro paio di veli di tela battista riccamati
- una pettina di velo con sue scocche (fiocchi) di nastro asprinato (?)
- un velo guarnito con merletto al camuco antico
- un paio di maniche di seta nera a rete
- un abito del suddetto fu don Raffaele di panno prima sorte (di prima qualità) color piombino (grigio) foderato di molla (seta) bianca
- altro di panno prima sorte color castoro (marrone)
- altro di Bruxelles (di seta di Bruxelles) moscado (damascato)
- altro di Castorino (tipo panno di lana leggero e rasato) moscado
- altro di molla moscada (di seta damascata) con fodera di lustrino (seta lucida) color amarantino (amaranto)
- un ferrajuolo (mantello corto) di panno prima sorte color biancaccio con sue fasce di velluto cremisi
- una infascianda (porte-enfant) di molla celeste guarnita d'argento menata con suo cerchio
- cultre (coltri) per infascianda (gener.corredo per neonato) n.sette damascate e n.quattro fioccate (con fiocchi)
- una cultra sfioccata (senza fiocchi) di filo mazzarino
e inoltre numerosi oggetti di biancheria di seta e lino.
Camerone col letto in aria e sua moschettiera mazzarina (cioè camera con letto sollevato su gradini e zanzariera di tela):
- sedie dorate piene di guta (imbottite con juta) n.17
- cassoni pieni di vacchetta (ricoperti da cuoio vaccino) n.tre
- due cantarani a quattro cascioli per uno
- due specchi grandi
- diece placche ossiano paralumi
- due Capizzali (oggetti appesi ai capi del letto) con otto quadretti di cristallo
- un trabacchino (baldacchino) alla lombarda (?) con sua muschittera (zanzariera) di tela mazzarina
- due comodini ossiano rinaleri (porta vasi da letto) a due cascioli per uno
- due quadri con sua cornice dorata
dentro li suddetti canterani si è trovato l'infrascritto mobile:
- una mantillina (mantellina ) di drappo di seta
- un abito di velluto verde con gallone (passamano) d'oro
- un abito di velluto blu del fu don Raffaele
- un giuppone (mantello lungo) antico di panno d'oro
- un inguantone (mantello elegante oppure manicotto) di drappo d'oro
- un menzo mantò (mantello corto) e faudello (sopravveste) di
drappo d'oro cremisi
- una papalina (berretta da camera) di velluto nero ricamata con oro e argento
- un cortinaglio (cortina da letto) di damaschetto giallo con frinza violetta per trabbacca
- una cultra e giraletto (cortina per ornare il letto dalla parte dei piedi) di damasco cremisi guarnita d'argento
- un addrezzo (abito da cavaliere) intero per cavallo di cotone color blù con gallone d'oro.
Argento ed oro:
- un bacile grande liscio
- quattro fangotti (piatti da portata) ottangolati (ottagonali), due grandi e due piccoli
- quattordici piatti ottangolati
- due fruttiere d'argento
- un candiliere moderno grande per olio
- otto candilieri per cera
- un bucale (boccale)
- una palangana (bacile grande o caraffa per lavarsi)
- due salere e due speziere (por-tapepe) antiche ed una moderna
- una caffittiera
- una zuccarera
- due fiaschetti per capezzale
- n.34 posate d'argento
- 6 cucchiarine per cafè
- un tabarè (vassoio grande)
- una sottocoppa
-foto articolo un cucchiarone
- sei coltelli con suoi manici d'argento
- un crocifisso da capezzale in tutto di peso di rotoli (antica unità di peso equivalente a gr.800 circa) trentatre ed once (antica unità di peso equivalente a gr.66 ed in genere alla dodicesima parte di un rotolo) sei
- n.1 centorino (cintura) a dieci fili con n.63 bottoni d'oro e n.143 coralli rossi e sue chiappe (piastre) d'argento liscie
- n.1 nocca (una spilla) con suoi pennenti ed anello con pietre diamanti e rubbini, ligati in oro
- n.24 bottoni a conocchia d'oro
- una corona di granatini incatenata d'oro con otto bottoni d'oro lisci ed un crocifisso d'oro
- altri quattro bottoni d'oro a conocchia più piccoli
- sette anelli tre antichi e quattro con pietre rosse e verdi
- un paio di pennenti d'oro con sue palombelle (ornamenti )
- n.1 gulera (collana) con n.12 bottoni d'oro lisci e n.13 coralli
- un paio di braccialetti di granatini con suo incascio (montatura) d'oro
- una collana d'otto chiappe d'oro e pietre rosse e verdi
- una croce d'oro con smalto per il Santo Officio (Santa Messa)
- una posta (probabilmente un rosario o parte di esso) di pietra d'agata incatenata d'argento e una medaglia d'argento
- un' aquila (una spilla a forma di aquila) d'argento profilato (filigranato)
- un fiore (una spilla a forma di fiore) d'oro con smalto e perle
- una collana di 12 chiappe di perle e smalto con suo pennaricolo (fiocco) ligato alla moda pure d'oro, con smalto e perle ed un Cameo (rectius cammeo) orientale
- un paio di pennenti di perle con oro e smalto alla moda
- un paio di pennenti d'oro con dieci diamanti e tre perle per uno
- due anelli d'oro uno con dia-manti ed oro, l'altro pure d'oro con pietre zefiro (rectius zaffiro) e diamanti ligati in argento
- un paio di pennenti d'oro antichi con due rubbini
- cinque fila di perle
- una paranza (coppia) di fibbie d'oro per piedi, giamillieri (probabilmente da jambière, cioè gambali) e collarino di figura ovale
- una catena d'oro di centosette mazze (nodi) di peso in tutto dell'oro e gemme di rotoli uno e dieci trappesi (antica unità di peso per oro equivalente a gr.0,88 ovvero alla trentesima parte di un oncia)
- due paia di fibbie d'argento dorato grandi alla moda
- sette paia di fibbie d'argento ordinarie
- un paio di speroni d'argento e una scatola d'argento peso in tutto rotoli uno ed once cinque
- n.1 tabbacchiera di madreperla con suoi cerchietti d'argento
Retrocamera:
- un letto e trabacca (baldacchino) di ferro con cortinaggio di saja imperiale (stoffa di panno leggero quadrettata)
- un letto piccolo
- due paralumi piccoli
- quattro quadretti con cornice dorata
- cinque cieroni foderati di vacchetta
- due bauli foderati di vacchetta e tacce (borchie) sopra
- altri due foderati di coiro
- un mezzo boffettino (una piccola consolle) laccato d'oro
- un casciarizzo (credenza) con quattro cascioli
- un capizzale di velluto cremisi con suoi quadretti piccoli
Sala:
- sei quadri cinque grandi e uno piccolo
- otto sedie all'antica piene di vacchetta
- due cieroni pieni di coiro
- due casse a banco
- due casse di noce
- una boffetta in due…con sua passatura (traversa) di ferro
- altra boffetta con sua passatura di legno e piedi scolpiti
- sei sedie ordifoto articolonarie piene di corda
oltre a diversi capi di biancheria ordinaria
Retrocamera nominata la camera dell'Itria:
- un portale (tenda) di saia im-periale verde con verga di ferro
- due paralumi piccoli antichi
- due letti con trabacchini di fer-ro, uno con moschittera mazzarina con frinza e l'altro con cortinaggio e lenzuolo menato
- sette sedie dorate piene di corda di giummarra (palma nana)
- cinque casse
- due brò (credenze da bureau) con tre cascioli di sotto più uno apparte (sic) dell'ordine di sopra con due casse di noce grandi e dentro di esse un manto di terzanello (seta) con sue verghe di osso di balena, un abito color pavonazzo (rosso), altro abito d'amuer (probabilmente amuser nel senso di vestiti da divertimento cioè da ballo) di Francia fiorato con fondo amarantino, altro d'amuer nero con guarnitura di seta, altro di stoffa d'oro con fondo bianco e una mantilletta di velluto color blu con suo cappuccio guarnito d'oro, altro di stoffa con scuma (ornamento) d'oro, altro abito di molla verde.
Nel secondo ordine di uno dei suddetti due brò sono conservati oggetti di cristallo e porcel-lana (quali cicare - tazzine - per cioccolata e cafè, bottiglie di cristallo e così via)
- un armadio pieno di caraffe e bottiglie
Cocina:
- un armadio di legname
- un banco grande
- otto candele di ferro per olio
- otto candilieri di stagno pure per olio e sei per sevo (sego)
- tre cocchiare di rame
- due grattarole (grattugie)
- due mortai di metallo
Appresso la cocina:
- due banchi grandi
- due maille (madie) con due sbrigole (pali)
- due scannatori (spianatoie)
- un mortaio di marmo
oltre a svariati attrezzi da cucina quali caldare, pignate, pentole, spiedi, bilance, cioccolatiere e formelle per dolci.
Riposto:
- farina salme (una salma equi-vale a Kg.280) due
- tre quintali e dieci rotoli di formaggi, scaldati (formaggi semilavorati) e caciocavalli
- una giarra piccola di sei cafisi (antica unità di misura equivalente e lt.12 circa) piena d'olio
- una giarra con quintale uno di miele
- quattro… (probabilmente stipi cioè recipienti di argilla smaltata) pieni di vino cotto
- due stipi di saggime (strutto)
- quattro stipi con lardo
- due stipi pieni di surra (ventresca di tonno) e tonnina ( tonno)
Nel Riposto di sotto:
- quattro giarre d'olio di quin-tali due e mezzo circa per una e due vacue
Camerino:
- una cassa e un letto piccolo
- due scopette (fucili) e una car-rubbina (rectius: carabina)
oltre a numerosi capi di biancheria.
L'inventario si conclude con la descrizione degli oggetti contenuti in cinque stanze del piano sottostante, denominato quarto d'immenzo, consistenti in mobili, sedie, oggetti d'uso domestico, livree per staffiere, selle, mezze selle, freni e basti per cavalli, sei botti in buona parte piene di vino e, soprattutto, in un baule di cuoio rosso con tacce contenente quattrocento onze composte di diverse monete, cioè dobble (rectius doppi) di Spagna, di Portogallo e zecchini” e in una “portantina con sue livree e aste”.

Ringrazio di cuore il dr. Giovanni Cosentini Di Quattro che, con signorile cortesia, mi ha fornito preziose notizie concernenti i suoi antenati e in particolare la figura di don Raffaele Cosentini Spadola.




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