
Ragusa Sottosopra
n.2 del 04/03/2011
Il 150° - Le iniziative

UNIAMOCI
Questa grande adesione popolare in tutto il Paese ai festeggiamenti del 150° anniversario dell'Unità d'Italia ci fa ben sperare nella tenuta del sentimento di appartenenza e della consapevolezza collettiva legata ai tanti temi che si sviluppano attorno al riconoscimento di un processo democratico, complesso e sfaccettato, nato dalla unificazione risorgimentale: fratellanza, solidarietà, rispetto delle regole costituzionali, difesa della libertà, partecipazione, il valore della vita e del sacrificio di giovani, uomini e donne che lungo questi 150 anni hanno scritto pagine di coraggio, di sfida, di lacrime, di sconfitte, di progresso, di futuro. Un Paese che ha prodotto altre svolte di rinascita, come quella sancita dal referendum su repubblica o monarchia, dopo la sconfitta del nazi-fascismo. Nelle città e nei paesi d'Italia si è fatto festa, si sono intitolate strade, issate bandiere tricolori, scoperte lapidi, cantato l'inno di Mameli, deposte corone, indossate coccarde, svolti incontri, rappresentazioni, convegni, dibattiti, pubblicati testi. Dal nord al sud. Una bella partecipazione corale dei cittadini che, stringendosi attorno ai simboli dell'Unità, di cui è garante appassionato il Presidente della Repubblica Napolitano, nei fatti ha isolato e svuotato di significato quelle sacche di “avversione” che ritroviamo proprio in quel Nord che fu promotore, attraverso i Manin, i Bandiera, i Mazzini, i Cavour e tanti altri, della nascita dello stato democratico moderno.
Ragusa ha visto una partecipe presenza di tanti cittadini alle iniziative che finora si sono svolte a cura delle istituzioni e di diverse associazioni culturali. Due i calendari di convegni programmati, in gran parte già svolti, uno curato dal Comune di Ragusa in collaborazione con la Pro Loco, l'altro dal Centro Studi Feliciano Rossitto. Il 16 e 17 marzo il Comune di Ragusa ha festeggiato con una serie di manifestazioni che hanno coinvolto le istituzioni civili, politiche, sociali, militari, scolastiche, cul

IL RISORGIMENTO RAGUSANO
In città il pri
mo vessillo tricolore innalzato in Sicilia. I fatti antecedenti e le dinamiche legate al processo di emancipazione sociale e democratica
All'alba di giovedì 17 maggio 1860, giorno della Ascensione, i ragusani osservarono un grande drappo tricolore tra le mani della statua della Madonna Immacolata posta al di sopra della porta principale della Chiesa di San Giovanni Battista, a guardia del quale erano posti alcuni giovani armati. La bandiera, che nella parte bianca recava la scritta “Viva Vittorio Emanuele, Viva l'annessione e i Fratelli Italiani”, vi era stata innalzata verso la mezzanotte del giorno precedente, subito dopo uno spettacolo teatrale della compagnia Naselli-Burgio svoltosi al Teatro della Concordia, dal ventenne Emanuele Rizza su ordine del patriota Luciano Nicastro.
Luciano Nicastro (Ragusa 1815-1869), che può essere considerato come il maggiore, se non l'unico, esponente del movimento liberale ragusano nel 1860 come lo era stato nel 1848, con l'irruenza e l'imprudenza che sembra lo caratterizzasse, anticipando tutti gli altri comuni del distretto di Modica, fu indotto a compiere tale gesto forse perché tempestivamente informato della vittoria garibaldina di Calatafimi avvenuta il 15 maggio. La primogenitura sulla data della “insurrezione” diede luogo, tra l'altro, ad una polemica, in occasione delle celebrazioni del cinquantenario, tra il modicano preside Vincenzo Giardina, autore dell'opuscolo “La rivoluzione del 1860 in Modica”, ed il prof. Filippo Nicastro, figlio di Luciano, che rispose con un volantino e con un'opera che fu pubblicata nel 1921. L'episodio descritto rappresenta indubbiamente l'epilogo di quello che è stato definito dagli storici come il “decennio di preparazione”, seguito all'insuccesso dei moti rivoluzionari del 1848 e della prima guerra d'indipendenza e, nello stesso tempo, il momento iniziale del lungo percorso dell'unità nazionale che doveva avere il suo compimento storico con la vittoriosa prima guerra mondiale e quello ideale con il movimento della “Resistenza” al nazifascismo.

Ritornando al nostro microcosmo ragusano tali considerazioni possono, in via di massima, adattarsi all'area iblea ed in particolare a Ragusa che, per citare il solo dato demografico, dai 16.426 abitanti del 1806 passa ai 22.883 del 1861, ponendosi al secondo posto nella graduatoria provinciale preceduta solo da Modica e seguita dalla stessa Siracusa, mentre a partire del 1819, a seguito della introduzione in Sicilia delle leggi di riforma borboniche, si consolida, all'interno della struttura amministrativa comunale, il ruolo degli esponenti del secondo e terzo ceto (professionisti e “borghesi”) che riducono obiettivamente il potere delle classi nobiliari del primo ceto; anche se tale fenomeno si manifesta, a mio parere, già alla fine del Settecento, come sembrerebbe rilevarsi dall'elenco dei componenti dei precedenti Consigli Civici composti per R

Ad essa seguì il 30 maggio un'altra assemblea popolare di duecentotrentanove persone, svoltasi nella Chiesa di Santa Maria delle Scale ed indetta dal Criscione, quale presidente della Commissione di Sicurezza interna, allo scopo di dare vita ad un Comitato che avesse il compito di “assumere le funzioni dei cessati Consigli Comunali per il buon andamento dell'amministrazione, per provvedere all'annona, e per occorrere a tutti i bisogni; restando come non fatta la elezione della Commissione di Pubblica Sicurezza, assumendo tutto l'incarico il Comitato suddetto, dando allo stesso tutte le ampie facoltà a mantenere il buon ordine ed a provvedere ai bisogni della Comune con tutti i mezzi ordinari e straordinari che il bisogno richiederà”. A presiedere il Comitato, composto da diciotto individui, era el

Tuttavia, nei mesi seguenti, considerandosi ormai inarrestabile la marcia delle truppe garibaldine, che il 2 giugno occupavano Catania mentre il successivo 6 giugno le truppe borboniche abbandonavano Palermo suggellando l'inevitabile fine del regno delle due Sicilie, esplodono, come già era avvenuto nel 1837 e nel 1848, le rivalità tra i ceti dirigenti dei due quartieri “ superiore” e “inferiore” di Ragusa, rese ancora più gravi dalla presenza di elementi perturbatori formati da disertori dell'esercito meridionale e da delinquenti comuni liberati dalle prigioni.
Un plurisecolare contrasto, una vera e propria “cancrena sociale che ha dato vita ad un odio velenoso, un odio quasi psicologico, del quale si ricambiano cordialmente e senza scrupolo le due parti distinte che costituiscono il Municipio”... “per cui il progresso dell'una (la parte cosiddetta superiore) e la stagnazione dell'altra (quella cosiddetta inferiore) e la rappresentanza comunale affidata, per vie delle nuove leggi alla prima, più popolosa ed intraprendente, avrebbero perpetuata l'accanita discordia che sciupando le forze cittadine in ire private, in gaudii disonesti, in rappresaglie obbrobriose, in meschini trionfi, perde di vista il gran trionfo dell'Unità politica e della Civiltà nuova che già s'inizia in ogni più umile parte d'Italia”... “Di conseguenza la causa nazionale in Ragusa si stente poco anzi pochissimo, pel maledetto divampamento di questi odii disonesti, condannati dal vangelo, dalla civiltà, dalla moralità pubblica, e soprattutto dalla causa nazionale; e la rabbia diventa maggiore quando si pon mente che Ragusa è paese grosso, paese ricco, paese morale, paese che odia i Borboni, paese che ama la libertà, paese insomma da cui potrebbe trarsi ogni elemento di bene” (S.A. Guastella in Fra Rocco del 13 aprile, del 9 maggio e del 13 maggio 1861) .
La seconda parte dell'articolo di Giorgio Veninata verrà pubblicata nel prossimo numero di “Ragusa Sottosopra”

Il 16 gennaio scorso è stato celebrato a Roma il 133° anniversario della fondazione dell'Istituto Nazionale per le Guardie d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon. In qualità di consigliere circoscrizionale e Guardia d'Onore ho rappresentato la Città di Ragusa indossando la fascia tricolore concessa, per l'occasione, dal sindaco Nello Dipasquale. Alla manifestazione hanno partecipato con le insegne municipali: il consigliere del comune di Roma on. gen. Antonino Torre (delegato del sindaco di Roma Gianni Alemanno), il delegato del sindaco di Reggiolo (RE) prof. dr. Gaetano Scaravelli, il delegato del sindaco di Milano dr. Stefano Di Martino, il delegato del sindaco del comune di Alessandria cav. Carmine Passalacqua, il delegato del sindaco di Viterbo prof. Antonio Fracassini, il delegato del presidente della provincia di Viterbo dr. Marcello Meroi, il delegato del comune di Taormina sig. Vittorio Sabato, il delegato del sindaco di Cassine (AL) sig. Giampiero Cassero. La cerimonia ha avuto inizio con la deposizione di una corona d'alloro al sacello del Milite Ignoto presso il monumento a Vittorio Emanuele II (Altare della Patria), portata da Emanuele Filiberto di Savoia accompagnato dalla consorte Clotilde Courou, dal delegato del sindaco di Roma, dal Capitano di Vascello dr. Ugo d'Atri, presidente delle Guardie d'Onore, e dalla sig.ra Raciti, moglie del commissario Raciti medaglia d'oro al valore civile. Dopo la deposizione della corona, il corteo delle Guardie D' Onore ha raggiunto il Pantheon dove è stata celebrata la funzione religiosa. L'anniversario, che quest'anno ha coinciso con il 150° dell'Unità d'Italia, ha assunto particolare solennità e significato storico: oggi è più che mai necessario plasmare nella società civile quei valori che furono la ragione del successo di un processo istituzionale tentato per secoli nella nostra penisola.
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