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Ragusa Sottosopra

n.2 del 08/04/2005

Conversazione sull'arte Moderna e Contemporanea
L'assessorato alla Cultura e ai Beni Culturali del Comune di Ragusa ha pubblicato il ciclo delle conversazioni che si sono tenute nella chiesa della Badia lo scorso anno, organizzate dallo stesso assessorato e dalla sezione del FAI di Ragusa.
L’evento di grande respiro culturale, che ha registrato una straordinaria partecipazione di pubblico, ha offerto alla città l'opportunità (rara) di conoscere ed avvicinarsi alla dimensione della ricerca e dei linguaggi artistici mondiali del nostro tempo. Il libro è la testimonianza del lavoro di tutti quelli che hanno collaborato alla riuscita del progetto, dei relatori e degli artisti.

Presentazione del Prof. Paolo Nifosì

Le Conversazioni sull'Arte Moderna e Contem-poranea a Ragusa penso siano state un modo efficace di promuovere la conoscenza dell'arte del Novecento ed in particolare del secondo Novecento, trattandosi di una serie di conversazioni tenute da validissimi esperti; un'iniziativa opportuna che ha consentito a quanti sono interessati a comprendere e a fruire meglio dell'arte contemporanea, ad acquisire una conoscenza più approfondita.
Il Novecento ha determinato una frattura con i linguaggi codificati delle arti e una iniziazione specifica molto spesso è necessaria.
La prima conversazione è stata dedicata all'Astrattismo e all'Espressionismo; a seguire sono stati molti i momenti ed i percorsi del XX secolo indagati che hanno come sostrato comune la sopranazionalità, il superamento degli schemi delle scuole nazionali, una riflessione ossessiva sui meccanismi dell'arte stessa come linguaggio, un'aderenza alla società industriale, postindustriale, consumistica e massmediale: una vera e propria rivoluzione linguistica, contestuale alle rapide trasformazioni societarie nella direzione del villaggio globale che comunque fa i conti con la dimensione archetipa dell'arte stessa. Confrontare pertanto la permanenza col mutamento penso sia stato uno degli aspetti più intriganti da comprendere.
Molto spesso nel secolo scorso e ancora oggi la domanda che si è riproposta è stata: che cosa è l'arte? Le risposte sono state molteplici e lo scandaglio sulle soggettività e sull'oggettività è stato articolato e complesso. Nell'Arte del Novecento oltre all'occhio e alla mente sono stati coinvolti altri sensi, altre componenti della coscienza e dell'inconscio nelle più variegate articolazioni per un coinvolgimento dell'uomo nella sua totalità fisica e psichica, tenendo presente che resta inadeguato un vocabolario sintetico per dire di una realtà contemporanea che è andata sempre più verso la frammentarietà, verso la specializzazione. Il corso ha preso le mosse dal primo Novecento, dall'Astrattismo internazionale e italiano, un'indagine che è andata nella direzione della pittura nei suoi elementi costitutivi materici e formali come soggetto stesso della bellezza, termine molto ambiguo e complesso nello stesso tempo. Si è passati quindi a Duchamp, alle sue proposte che vanno oltre il quadro, il dipinto, aprendo nuovi scenari ancora oggi non esauriti. Una particolare attenzione è stata rivolta al secondo Novecento: quando tutto o quasi era stato esperito sul territorio dell'astrattismo sono intervenuti i nuovi materiali e le nuove contaminazioni linguistiche con un riesame del rapporto arte vita col New Dada, la Pop Art, la Body Art, le installazioni, Beuys, l'Arte Povera, le ultime tendenze. Si sono aperti nuovi orizzonti e nuove possibilità con una accelerazione dei processi come mai era avvenuto nella storia dell'uomo occidentale.
Quanto è stato formulato come opera ha avuto bisogno di una parallela estetica, di paralleli criteri interpretativi. Ecco la funzione della critica: quella di seguire o al massimo di dialogare con i creativi per stabilire i nessi linguistici con la cultura contemporanea nelle varie articolazioni, per formalizzare linguisti-camente quanto viene elaborato e proposto come forma-oggetto, come forma-evento, come forma-esistenza, senza avere la presunzione di mettere il carro davanti ai buoi. Lo stupore di fronte al reale e il dare forma a questo stupore è proprio degli artisti.
A noi fruitori più o meno avvertiti la disponibilità a rimetterci in discussione, a metterci sulla linea d'onda che ci viene proposta. Il secolo che ci siamo lasciati alle spalle ha digerito le contrapposizioni tra figurazione e non figurazione, tra pittura e installazione. Tutto è legittimo in quanto tutto è necessario, tutto è nuovo e antico nello stesso tempo, essendo proprio dell'arte la sua temporalità e la sua contestuale atemporalità.
E' certo che si è trattato di una trasformazione con strappi marcati rispetto ai tempi rallentati dell'arte dei secoli precedenti; o meglio a noi sembrano molto marcati. Non è detto che a distanza di qualche secolo tutto si guarderà come un processo consequenziale.

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