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Ragusa Sottosopra

n.2 del 08/04/2005

Die 12 aprilis 1585": la terra trema a Ragusa
L'accadimento dell'evento risulta trascritto in un atto di nascita che attestava il battesimo di un neonato nell'antica chiesa parrocchiale di San Tommaso Apostolo in Ragusa Ibla

Giuseppe Nativo, scrittore

foto articoloIl sole del primo pomeriggio inonda l'ampio locale. Un raggio di luce viene spezzato dai larghi bordi del fonte battesimale. Luci ed ombre si alternano a vicenda, quasi in un continuo rincorrersi.
Il vocio del giorno che sta per volgere a termine è notevolmente smorzato dalle spesse mura della cappella.
Uno strillo infantile, seguito da un singulto, squarcia il “muto” silenzio appena interrotto dallo sgocciolo della fredda acqua lustrale che sbatte e schizza sull'orlo del fonte battesimale dopo aver consacrato il neonato a cui viene amministrato il primo sacramento della chiesa cristiana.
D'improvviso un indistinto boato scuote gli animi degli astanti. Un sinistro crepitio percorre le strutture architettoniche. Il pavimento sembra vibrare. Pochissimi istanti, una frazione di un “miserere” e tutto ritorna come prima.
Questo potrebbe essere stato lo scenario verificatosi nell'antica chiesa parrocchiale di San Tommaso Apostolo in Ragusa Ibla, durante le ore pomeridiane di quel 12 aprile dell'anno domini 1585. E' quanto traspare da una fede di nascita attestante non solo il battesimo di un neonato, ma anche un evento tellurico verificatosi in concomitanza del sacro rito del battesimo e subito trascritto a futura memoria (1).
I vetusti registri parrocchiali dei battezzati, strappati dal loro letargo secolare, si affermano come fonte di notevole rilevanza tanto per lo studio sulla popolazione afferente ad una determinata parrocchia (da cui sviluppare analisi di statistica demografica) (2), quanto per quello basato su tematiche socio-religiose e quindi su considerazioni riguardanti la struttura/stesura delle varie trascri-zioni (3).
Vergato con mano ferma e sicura, il documento in questione assume una estrema valenza non solo per le preziose e molteplici informazioni in esso contenute, ma anche per una peculiarità a sé stante che lo diversifica e, nel contempo, lo contrad-distingue da altre attestazioni analoghe almeno per quattro punti essenziali: stesura della fede di nascita; collocazione temporale del parto e successivo battesimo; testimonianza diretta di un evento tellurico; registrazione cronologica, in un ambito temporale ben definito, degli eventi vissuti.
La stesura differisce dalle altre in quanto trascritta in terza persona anziché in prima, com'è nei modi d'uso del tempo. Da uno studio più approfondito della trascrizione (che in alcuni punti si rivela di non facile lettura per le “abbreviature” tipiche del '500) sembra rilevare la “testimonianza” di una persona abituata a descrivere in maniera dettagliata gli accadimenti quotidiani della vita sociale di quell'epoca anche da un punto amministrativo/burocratico. Il redattore dell'atto di battesimo non sembrerebbe, pertanto, un ecclesiastico (parroco della chiesa, cappellano, sacerdote di turno) bensì un notaio, come traspare dal senso delle ultime righe. Lo stile si rivela abbastanza scorrevole, la lingua utilizzata è il volgare talvolta “impreziosita” da qualche abbreviatura. Illustri si rivelano i genitori del neonato, “Blasi Gaspanu”, “dottore nelle leggi”, e “Vita” sua moglie, rispettivamente figlio e nuora del compilatore. Si tratta probabilmente di quel “dott. D. Blasio, appellato Magnifico, sposato con la nobile Vita Monelli Napolino” (come risulta da testamento del 13 settembre 1596 in Notaio Matteo Mazza) (4) e figlio del Notaio Gian Filippo Gaspano, impegnato negli anni '60 del XVI secolo nella problematica rela-tiva alla “rimisu-razione” dei terre-ni concessi in enfi-teusi (5) e perciò conosciuto da gran parte della popolazione ragu-sana di quel tem-po.
Puntuale ri-sulta la citazione dei padrini, an-notati sul regi-stro, nel pieno ri-spetto delle dispo-sizioni tridentine (6).
Vivo interesse suscita il dato relativo all'esatta cronologia degli eventi a cui il redattore pone la massima atten-zione: “…fu natu ad ora di mezzu giornu in circa…”, facendo presente che l'infante viene battezzato in un momento immediatamente successivo. L'esiguo arco di tempo tra il momento della nascita biologica e quello della nascita spirituale testimonia l'osser-vanza dell'obbligo di portare il neonato al fonte battesimale il giorno stesso della nascita, come già ribadito da studiosi di statistica demografica attraverso i libri parrocchiali(7). Nel pensiero dell'epoca la morte prematura del bambino, senza aver ricevuto il sacramento del Battesimo, sarebbe stato un intollerabile peso sulle coscienze dei genitori (8) ed un eterno ostacolo per la salute spirituale di quell'anima.
L'ulteriore indicazione dell'ora in cui sarebbe avvenuto il sacro rito costituisce non solo una leziosità burocratica del redattore (dovuta proba-bilmente alla sua deformazione professionale!), ma è, ancora una volta, la prova del rispetto delle norme conciliari da parte del clero e dei fedeli.
In relazione a quanto sopra argomentato, particolare attenzione merita la collocazione temporale in cui viene amministrato il Battesimo, nel corso del quale viene avvertito “lo terrimotu” che si verifica in quel 12 aprile 1585 ad “…uri vinti in circa…”. A tale proposito, corre l'obbligo osservare che la determinazione delle ore è diversa da quella oggi in uso. All'epoca, infatti, viene utilizzato il computo orario cosiddetto “all'italiana” che rimane in vigore in Italia dal Medioevo al Settecento per scomparire definitivamente solo nella prima metà del XIX secolo. Tale computo consiste nel contare le ore (quelle del nuovo giorno) dall'“avemmaria”, quest'ultima suonata mezz'ora dopo il tramonto del sole. Pertanto, ponendo il tramonto del sole alle attuali 16,45 (ad esempio nel mese di gennaio) e considerato che le ore del nuovo giorno hanno inizio dopo l'”avemmaria” (16,45 + 0,30= 17,15 attuali), le ore 21 di quell'epoca corrispondono alle attuali 14,15 (circa). Seguendo analogo ragionamento, poiché dal 2 al 15 di aprile il sole tramonta in un arco temporale che va dalle 18,34 alle 18,48 (attuali) e, secondo il “calendario liturgico”, l'”avemmaria” viene suonata tra le 19,00 e 19,15 (attuali), si può facilmente dedurre che le “uri vinti” di quel 12 aprile 1585 possano essere collocate intorno le ore 15,00/15,15 (circa) attuali.
Infine il redattore dell'atto di battesimo, che risulta essere stato particolarmente attento a fornirci la sequenza cronologica degli eventi, non fornisce alcuna informazione riguardo alla durata della scossa tellurica né aggiunge notizie circa eventuali danni verificatisi. Da ciò è lecito dedurre che il sisma sarebbe stato di lieve entità.
Dalla consultazione dei cataloghi disponibili presso l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcano-logia-Sezione di Catania, relativi a studi e ricerche sulla sismicità dell'area iblea negli ultimi mille anni, non emerge alcuna notizia sull'evento in questione. L'unico terremoto più vicino, sia da un punto di vista temporale che territoriale, è quello verificatosi nel 1578 nel Canale di Sicilia (9).
Eppure l'evento di quel pomeriggio di oltre quattro secoli addietro suscita comunque un così grande senso di costernazione da “obbligare” uno degli astanti (il notaio Gian Filippo Gaspano, nonno del bambino) a registrare quanto occorso (con perfetta e “fredda” sequenza cronologica: parto, Battesimo e terremoto), come peraltro si intuisce dal senso delle ultime righe del documento in disamina.

Note bibliografiche:
1) Chiesa San Tommaso Apostolo in Ragusa-Ibla, Archivio parrocchiale, "Liber Baptizatorum", Vol.I 1549/1635, (rif. Nr.1119);
2) G. Nativo, monografia "Status demico nella Ragusa della prima Età Moderna (1550/1579)", inedita;
3) G. Nativo, "Gli atti dei battezzati nella Sicilia sud-orientale del XVI secolo", in "Pagine dal Sud", rivista trim.,n.1, marzo 2001;
4) E.Sortino Trono, "Nobiliario di Ragusa", Arnaldo Forni Edit. 1977 (ristampa anastatica dell'ediz. Di Ragusa 1929), pag.53;
5) R. Solarino, "La Conea di Modica", Vol.II, Libr. Paolino Edit., Ragusa, 1982, pagg.207-208;
6) "Concilio di Trento", 11 novembre 1563, sessione XXIV, capitolo II;
7) F. Volpe, "Struttura dei libri parrocchiali fra '500 e '600", in "Il Concilio di Trento nella vita spirituale e culturale del Mezzogiorno tra XVI e XVII secolo", atti del Convegno di Maratea, 19-21 giugno 1986, Vol.I, pag.69;
8) A. Prosperi, "Scienza e immaginazione teologica nel '600: il battesimo e le origini dell'individuo", in "Quaderni Storici", N.S. 100, aprile 1999, pag.174;
9) I.N.G.V. (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) Sezione di Catania, U.F. Monitoraggio, Catalogo di "Sismologia storica" (Ricercatore: dr.R. Azzaro).

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