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Ragusa Sottosopra

n.6 del 03/12/2010

La figura del Prof. Carmelo Smampinato

Giorgio Distefano, Primario Urologia Ospedali Riuniti di Ragusa

foto articoloPubblichiamo la lettera del Dott. Giorgio Distefano, primario emerito di Urologia Ospedali Riuniti di Ragusa, dedicata al ricordo del suo "maestro" , il prof. Carmelo Smampinato (1901-1979), noto chirurgo ragusano.
II sentimento che mi pervade quando mi accingo al ricordo di un così illustre maestro è nobile e appassionato, pur riconoscendo che le parole sono sempre inadeguate ad illustrare i tanti meriti che lo hanno distinto, quando lui stesso richiederebbe più silenzio data la sua onestà intellettuale, schiva di onori quando raggiungeva un traguardo. Tanti lo hanno conosciuto e tanti hanno apprezzato la sua continua e tenace attività di valoroso chirurgo e dì cittadino esemplare sempre pronto ad ogni partecipazione sociale. Il suo brillante iter ospedaliero a Roma, a Frascati e a Ragusa fu denso di studio e di applicazione dimostrando una profonda preparazione scientifica, pratica e densa di maturità ed equilibrio. Il Prof. Spampinato è stato un valido esempio di chirurgo completo riuscendo a creare quel clima di considerazione e di devozione con gli allievi e con la società tutta. Vorrei di preferenza soffermarmi sull'uomo come l'abbiamo conosciuto e come ci sembra di averlo intuito con la grande caratteristica affettiva che dominava la sua vita, che reggeva ogni sua onesta vocazione, attraverso una profonda e religiosa meditazione di ispirazione francescana. Voglio ricordarvi il suo costante attaccamento all'Ospedale, ove rimase per 30 anni, dove profuse la sua notevole capacità chirurgica con amorevole coscienza a migliaia di pazienti e a quanti avevano abbracciato la sua scuola chirurgica fatta di scrupolo, di lineare eleganza, di dotto stile. Aveva creato il suo "galateo chirurgico" e fuori, nei migliori ambienti clinici e ospedalieri, era sempre apprezzato per la sua opera. Alla Lega Tumori profuse la massima dedizione con il solito impegno promuovendo un indiscutibile interesse nei suoi collaboratori sempre primeggiando per la sua modestia e la sua maturità. Il Prof. Spampinato era anche un uomo dalla personalità forte e poliedrica. Era anzitutto un grande medico che univa alla cultura specifica un insuperabile intuito clinico ed una enorme capacità di ragionamento e di sintesi. Assistere alla visita del paziente era uno spettacolo perché sapeva ascoltare, interrogare, scrutare e infine spiegare la diagnosi, riservando i commenti in sala operatoria al riscontro obiettivo. Umanista nel senso originale della parola amava una sua cultura fatta di antiche traduzioni di classici e di storia della medicina, ma era legato ad un doveroso aggiornamento della diagnostica e della terapia chirurgica in generale e con alcune preferenze. Tutto questo rendeva piacevole e stimolante la conversazione che intratteneva con i sanitari delle varie divisioni. Ecco il motivo per cui aveva organizzato il "raduno del giovedì" in cui venivano discussi dei casi clinici e delle concrete relazioni affidate a quanti frequentavano corsi di specialità, convegni e simposi scientifici sotto lo stimolo del sapere che lui forgiava concedendo un supporto anche economico alle necessarie trasferte. Lui conosceva le difficoltà dei giovani nelle varie e legittime aspirazioni. Erano tempi in cui la bistecca era una conquista, non una consuetudine oserei dire la regola. Radunava al suo seguito una "meritata dozzina" sollecitando sogni, ambizioni e traguardi, che la professione medica prometteva a quanti ne fossero degni di esercitarla. Questo ricordo dopo 30 anni dalla sua dipartita serva soprattutto ai giovani perché riserva loro una impressione durevole delle realizzazioni di questo uomo soprattutto in questi nostri tempi ove è difficile un buon evolversi della vita sociale e a volte la stessa sopravvivenza della nostra attività. A conclusione dell'ultimo simposio sul "Criptorchidismo" che lui mode-rò, nel dicembre del 1978 al Palazzo della Provincia a Ragusa, disse agli allievi: "Non basta raggiungere il successo, bisogna mantenerlo". Lo disse con fugace sorriso e pensai ancora alla grande realtà della sua missione poiché spesso anche il suo silenzio gratificava le fatiche di ogni ora. Quale segno di riconoscenza noi allievi gli promettemmo di meritare la sua stima, di raccogliere la sua opera, continuando nel suo nome la grande eredità delle sue doti. Questo ricordo sia l'omaggio ai suoi meriti, al suo apostolato di Uomo, di Cittadino e di Chirurgo.

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