Inizio Pagina

Stampa questa pagina

Ragusa Sottosopra

n.4 del 19/08/2010

Massari e Massarie - Alla radice dei valori contadini

Emanuele Schembari, Scrittore - Giornalista

foto articoloIl mondo rurale ragusano raccontato attraverso una meticolosa ricerca degli autori che sono riusciti a tratteggiare con amorevole partecipazione un quadro a tutto tondo degli usi, della lingua e dei costumi sociali della tradizione contadina iblea. Un grande successo editoriale che ha portato ad una riedizione del volume rivista ed aggiornata

Si può trovare in tutte le edicole della provincia la seconda edizione del volume Massari e massarie di Raffaele Antoci e di Nino Cirnigliaro, Genius Loci Editrice, dopo l'esaurimento della prima edizione del 1995. Ora sono state operate delle aggiunte, le fotografie sono più nitide e sono stati curati alcuni particolari. Antoci e Cirnigliaro, studiosi di tradizioni popolari e docenti di scuola media in pensione, hanno realizzato un'opera unica, nel suo genere che, non a caso, ha ottenuto uno straordinario successo.
Sviluppando i più importanti temi che riguardano riferimenti di grande rilevanza socio economica rurale, è stato realizzato un libro interessantissimo. Con chiarezza e completezza si ha la descrizione del mondo rurale ragusano, frutto di una meticolosa ricerca. Gli autori hanno, infatti, condensato in un elegante volume di 300 pagine, un'infinità di notizie su usi e costumi rurali, che hanno caratterizzato la provincia di Ragusa in generale.
Vengono fuori valori autentici di un mondo quasi del tutto scomparso in un libro che fa il punto, in modo del tutto esauriente e complementare, del mondo agricolo su cui è nata l'economia provinciale e che ha una struttura piacevole e godibile, pur effettuando una ricerca minuziosa, documentata ed esauriente.
Nella Premessa gli autori scrivono: Prezioso archivio storiografico di un popolo, dunque, del nostro popolo contadino, da cui tutti o quasi discendiamo. Il folclore…s'arricchisce della conoscenza degli strati socio-economici, dell'organizzazione dei lavori nei campi. Della lingua parlata e scomparsa, di usi snaturati o perduti. Le immagini, a sostegno di quanto scritto, evidenziano reperti spesso rari. Chi disegna o fotografa può indossare le vesti del demologo, palesando visivamente elementi etno-antropologici, ancor più se disegni e fotfoto articoloo non scaturiscono da tecnica fredda, ma da amorevole ricerca di ciò che non è più.
I disegni e le fotografie sono di Giuseppina e di Salvatore Antoci, il libro si apre con i seguenti versi, firmati da Raffaele Antoci: Raffieli pensa riorda e scrivi / Ninu agghiusta cu dialettu e puisia, / Pppina attenta, legghhi e disignia, / Turi scùita, senti e fotografia, / accussì i niputi, ca si vòtunu narrieri, / puonu sapiri chiddu ca c'era aieri.
Il libro è diviso in mesi, da settembre a luglio, in quanto agosto è considerato di riposo. Ogni mese si apre con i versi tratti da Le Georgiche di Virgilio, tradotti da Paolo Nicosia e si chiude con una poesia di riferimento rurale, per lo più in dialetto, con relativa traduzione. I poeti sono Bartolo Cataudella, Vann'Antò, Giuseppe Bonafede, Giovanni Meli, Giuseppe D'Avola, Nino Cirnigliaro, Paolo Nicosia, Juan Ramòn Jmènez, Carlo Amore, Giorgio Burrafato e Carmelo Assenza. Si ha la descrizione accurata dei compiti che spettano (o che spettavano, visto che è un mondo quasi del tutto scomparso ) al massaro, nel corso di ogni giornata, con preciso richiamo a tutti gli arnesi che vengono usati, chiamati con il loro nome, in dialetto ragusano. Trascriviamo, per dare un'idea, l'inizio del capitolo sul mese di settembre : Il primo giorno del mese, anche sull'altipiano ibleo, come in tutta la Sicilia, segna l'inizio dell'anno agrario, ma per i massàri ragusani passa quasi inosservato, abituati, come sono, a svolgere i loro lavori, seguendo il secolare ritmo naturale della loro tradizione… Sui campi sono incominciati i lavori preparatori per l'annata appena iniziata. Pochi sono i frutti pendenti, restano da raccogliere mandorle, carrube, olive, che appartengono al precedente ciclo produttivo.
Alla fine del volume non manca un circostanziato glossario, le misure che venivano usate sull'altopiano ibleo e la ricca bibliografia.
Tutto è narrato con stile piano, ricco di notizie e di particolari, che offrono un quadro esauriente dell'agricoltura tradizionale iblea. In questo modo i temi affrontati acquistano quel sapore di realtà vissuta e compartecipe, come non sempre capita in saggi informati, ma asettici.

Aggiungi questo link su:

  • Segnala via e-mail
  • Condividi su Facebook
  • Condividi su OKNOtizie
  • Condividi su del.icio.us
  • Condividi su digg.com
  • Condividi su Yahoo
  • Condividi su Technorati
  • Condividi su Badzu
  • Condividi su Twitter
  • Condividi su Windows Live
  • Condividi su MySpace
Torna a inizio pagina