Inizio Pagina

Stampa questa pagina

Ragusa Sottosopra

n.4 del 19/08/2010

Lo sviluppo sostenibile dell'ambiente e dei centri storici minori

Cesare Capitti, Architetto Dirigente Serv.IV Dipart. Urbanistica Ass.to Regionale Territorio e Ambiente

foto articoloLa tutela dell'ambiente costituisce una sfida per l'umanità intera: si tratta del dovere, comune e universale, di rispettare un bene collettivo destinato a tutti.
Di fronte a tale prospettiva, lo sviluppo del territorio non può prescindere dallo sviluppo economicamente e socialmente sostenibile, tenuto conto che il territorio è una risorsa non rinnovabile e che gli interventi di trasformazione da parte dell'uomo e di sfruttamento di tale bene sono diventati così predominanti e invasivi da minacciare la stessa capacità ospitale dell'ambiente.
La responsabilità verso l'ambiente, patrimonio comune del genere umano, si estende non solo alle esigenze del presente, ma anche a quelle del futuro: eredi delle generazioni passate e beneficiari del lavoro dei nostri contemporanei, noi abbiamo degli obblighi verso tutti, e non possiamo disinteressarci di coloro che verranno dopo di noi ad ingrandire la cerchia della famiglia umana. La solidarietà universale, che è un fatto e per noi un beneficio, è altresì un dovere. Si tratta di una responsabilità che le generazioni presenti hanno nei confronti di quelle future, una responsabilità che appartiene anche ai singoli Stati e alla Comunità internazionale. (Compendio della dottrina sociale della chiesa punto 467).
Il quadro normativo e legislativo dovrà trovare regole chiare, comprensibili e mirate essenzialmente a promuovere la qualità della vita umana, a favorire l'equilibrio tra la produttività e lo sfruttamento delle risorse naturali, la conservazione e la protezione della natura dal depauperamento ambientale, assicurando la tutela del paesaggio e l'armonia naturale, e adottare adeguate misure per evitare danni IRREVERSIBILI e consumi territoriali “sconsiderati”, nonché la ribellione della stessa natura nei confronti delle comunità insediate.
Le norme giuridiche da sole, probabilmente, non saranno sufficienti a tutelare l'ambiente e per questo sarà necessario far maturare un forte senso di responsabilità, nonché un effettivo cambiamento nella mentalità e negli stili di vita; a partire dalle scuole dell'obbligo si dovrà formare una coscienza per la ricerca del vero, del bello e del buono per garantire una crescita ispirata alla sobrietà dei consumi, alla temperanza e all'autodisciplina sul piano personale e sociale.
La Regione siciliana ha avviato, da oltre un anno, lo studio per la riforma urbanistica, nella speranza che il nuovo quadro normativo e legislativo tenga conto innanzitutto del fatto che l'uomo è al centro della natura e responsabile dell'attività che svolge; i suoi interventi dovranno incrementare la qualità della vita e la bellezza della natura ed assicurare condizioni di sicurezza economica e sociale.
Il territorio siciliano presenta una variegata gamma di bellezze naturali con oltre 1100 km di costa che, pur non esente da aggressioni in circoscritti tratti, è in gran parte (60%) balneabile e libera da fattori inquinanti, come si evince dagli ultimi dati forniti dall'annuario statistico regionale.
La Sicilia possiede, inoltre, un patrimonio artistico, culturale, architettonico ed archeologico di rilevante interesse internazionale che, insieme alle costituite aree protette - estese oltre i 340.000 ettari - costituiscono una risorsa rilevante per lo sviluppo ed il rilancio economico dell'isola.
Il rilancio economico
Lo si può realizzare avviando con apposite risorse il recupero del patrimonio edilizio esistente nell'ambito dei centri storici minori, ricadenti soprattutto nelle aree interne, ed il potenziamento delle risorse territoriali e urbane, oggetto tra l'altro della strategia degli interventifoto articolo e obiettivi globali del programma operativo regionale.
Il principio, oramai obsoleto ed inaccettabile della cultura diffusa e della vigente legislazione urbanistica, di considerare il centro storico essenzialmente dominio del “pubblico” fu assunto con l'intento di evitare trasformazioni e alterazioni distruttive da parte della mano privata e di consentire, nelle more della formazione del piano particolareggiato del centro storico, soltanto quegli interventi volti alla manutenzione ordinaria e straordinaria degli immobili ed al restauro conservativo. Fine non conseguito per la mancanza di piani che risultavano onerosi per le amministrazioni e per l'abbandono, consequenziale, del centro storico (tendenza non certo contrastata dai limiti severi posti agli interventi edilizi nei contesti storici da parte della vigente legislazione urbanistica) e, infine, per lo svuotamento soprattutto dei centri minori interni a causa della mancanza di adeguata viabilità di collegamento con i comuni costieri. La tutela e la valorizzazione dei centri storici e dell'ambiente non possono considerarsi come fatti a sé stanti, ma dovranno essere integrati nelle pratiche di pianificazione e d'intervento.
La Sicilia, in materia di recupero del centro storico, nel 1976 aveva dichiarato, con la legge regionale n. 70 “Tutela dei centri storici e norme speciali per il quartiere Ortigia e per il centro storico di Agrigento”, che i centri storici sono beni culturali, sociali ed economici da salvaguardare, conservare e recuperare con l'obiettivo di perseguire la permanenza degli abitanti. Tuttavia, la stragrande maggioranza di essi, soprattutto quelli delle aree interne e montane, risultano abbandonati e senza una adeguata normativa che li regolamenti se non attraverso alcuni cenni insufficienti nell'ambito delle norme di attuazione dei piani regolatori generali ove adottati e/o approvati. La tutela non può essere pensata come una fase a se stante nel complesso delle attività di governo del territorio, dovendosi intendere con ciò tutti quei processi economici e di trasformazione finalizzati al più generale incremento della qualità delle abitazioni e della qualità della vita.
Proposte concrete e di immediata applicazione
I centri minori dell'isola e i circostanti territori agricoli presentano potenzialità di valorizzazione che necessariamente dovranno attivarsi mediante azioni concrete di miglioramento della viabilità di collegamento con il territorio costiero, con lo scopo di raggiungere il duplice vantaggio di mantenere gli abitanti nel luogo di nascita e migliorare la qualità degli alloggi abitativi per favorire la stanzialità. La riforma urbanistica, oggi più correttamente intesa come riforma del governo del territorio, dovrà assumere un ruolo decisivo nel processo di crescita e di sviluppo sociale dei centri abitati e dell'ambiente, e affidare alle amministrazioni sovraordinate agli enti locali (Regione e Provincia) il compito di dotarsi di strumenti e regolamenti che favoriscano i processi di pianificazione, preservando l'iniziativa e la responsabilità dei singoli e delle società, in modo da assecondare progetti ed interventi concreti ed economicamente sostenibili per le comunità insediate e/o che si insedieranno.
Governare il territorio significherà, dunque, mettere al servizio delle persone norme essenzialmente finalizzate a perseguire il “bene comune”, per assicurare a tutti le migliori condizioni di vita.
Il territorio è un bene di tutti e come tale va curato e preservato nel miglior modo, perché è l'ambiente ideale per la vita umana innanzitutto e per tutti gli altri esseri viventi.

Aggiungi questo link su:

  • Segnala via e-mail
  • Condividi su Facebook
  • Condividi su OKNOtizie
  • Condividi su del.icio.us
  • Condividi su digg.com
  • Condividi su Yahoo
  • Condividi su Technorati
  • Condividi su Badzu
  • Condividi su Twitter
  • Condividi su Windows Live
  • Condividi su MySpace
Torna a inizio pagina