Ragusa Sottosopra
n.2 del 06/04/2010
San Michele Arcangelo
Andrea Ottaviano, storico
Anche più di S. Giorgio e S. Giovanni.
Nella nostra città il suo culto risale all'epoca bizantina
Mi-Ka-El, il gran principe di Israele (cf. Dn. 10, 21), Arcangelo principe della milizia celeste, menzionato nel “Confi-teor”, significa “chi è come Dio”, ed è uno dei tre Angeli citati nell'antico Testamento assieme a Raffaele (Dio risana) - cf. libro di Tobia - e a Gabriele (colui che sta al cospetto di Dio) - cf. libro di Daniele.
Lucifero, angelo superbo per il suo splendore e la sua bellezza, si contrappone a Dio e viene precipitato nell'abisso.
“Superbo come Lucifero” si dice ancora oggi di persona altezzosa e sprezzante. E' Michele che al comando delle milizie celesti sconfigge Lucifero e lo caccia all'inferno; da quel momento nella tradizione giudaico-cristiana Lucifero diventa Satana, il diavolo.
Il culto di Michele nella nostra città è antichissimo, portato probabilmente in epoca bizantina (alcuni imperatori di Bisanzio assunsero il nome di Michele), prima della dominazione araba, alla quale è sopravvissuto. In epoca normanna poi il culto dei Santi guerrieri ebbe un grande sviluppo e tra questi quello di San Michele. A Modica nella grotta di San Nicolò, nella processione di Santi guerrieri che orna le pareti della chiesa rupestre, è rappresentato con la bilancia nella mano destra e il globo nella sinistra. In un' altra grotta a Lentini, anch'essa della fine del secolo XII, è raffigurato con la spada alzata.
Un'antica tradizione, riportata dal Sortino-Trono, vuole che a Ragusa la prima chiesa a lui dedicata sorgesse sull'area del tempio pagano di Hybla Erea.
Questa chiesa era situata a ridosso dell’allora Parrocchia di San Tommaso; il luogo oggi corrisponde all'odierna via Torrenuova tra il convento delle suore benedettine e il grande edificio che fu il convento degli agostiniani. Essa dava nome al piccolo quartiere circostante e la strada che collegava via Torrenuova a Corso XXV Aprile si chiamava via San Michele (sino a qualche anno fa esisteva ancora il cartello stradale con la scritta “ via San Michele”). La strada fu chiusa nel 1876 e trasformata nel giardino di un palazzo privato. La chiesa di San Michele è menzionata nella Sacra Visita del 1542, effettuata dal vescovo mons. Platamone, ed è pure citata nel registro dei censi della contea di Modica del 1567. Era provvista di pingui rendite, per cui veniva assegnata come beneficio ad un canonico del Capitolo della Cattedrale di Siracusa. Era una chiesa piccola, anche se ricca, ma il suo destino fu segnato dall'arrivo dei monaci agostiniani, i quali vennero a Ragusa intorno al 1580 e l’allora Università (municipio) assegnò loro una dote di 8 onze annue come contributo per la costruzione del loro convento, che venne edificato presso questa chiesa di San Michele Arcangelo, nella quale officiarono. L'edificio era però insufficiente per i loro bisogni, ed anche malandato, per cui tra il 1590 e il 1595 l'abbatterono e lo ricostruirono nello stesso luogo, un po' più grande, essendo lo spazio a loro disposizione quello tra la chiesa di San Tommaso e il convento che nel frattempo avevano costruito. Dedicarono il nuovo tempio a Sant'Agostino, fondatore del loro Ordine, e sotto questo nome è ricordata la scomparsa chiesa di San Michele, assieme al convento, nella Sacra Visita del vescovo Giuseppe Saladino del 1603 che vi trovò uno dei tre altari dedicato a San Michele. Anche nella visita del 1621 il vescovo Paolo Faraone descrive un altare di San Michele Arcangelo nella chiesa di Sant'Agostino. E' da credere che i frati per conservare il ricordo, ma anche lauti benefici, dedicarono un altare all'Arcangelo titolare della distrutta chiesa. Anche le due successive visite dei vescovi di Siracusa trovarono la situazione immutata.
Il terremoto del 1693 di-strusse chiesa e convento tanto che i frati superstiti nello stesso anno si trasferirono, con il consenso del vescovo Asdrubale Termine, nella chiesa di San Teodoro che sorgeva nell'ambito del Giardino Ibleo, quasi attaccata alla chiesa di San Giacomo, a poche decine di metri da quella dei Cappuccini, a ridosso dell'area cimiteriale della Chiesa Madre di San Giorgio. Nulla si conosce della planimetria e dell'architettura di questa chiesa di San Teodoro. In essa si officiava con il rito greco così come in altre chiese dell'antica Ragusa. Col terremoto subì qualche danno, ma nella sua visita del 1696 il vescovo Termine la trova aperta al culto. Nelle visite successive non è più citata. In pratica i padri agostiniani vi dimorarono in attesa che venisse ricostruita la loro chiesa, e intanto amministravano la Confraternita di San Teodoro, che vi aveva la sua sede. Questa confraternita venne formalmente trasferita nell'agosto del 1756, consenziente il Vescovo Giuseppe Antonio Requisenz, nella chiesa di Sant'Agostino. La chiesa, abbandonata dagli Agostiniani intorno alla metà del '700, non era più in grado di ospitare, per la sua vecchiezza e per la mancanza di manutenzione, la confraternita alla quale dava il nome e di cui era sede legittima. Intanto gli Agostiniani, ancora benestanti per le rendite sia della chiesa di San Michele che di San Teodoro (tranne le rendite legate all'altare della SS. Vergine chiamata Madonna della Luce), per opera del frate don Felice Ortolani ricostruirono il convento e la chiesa, sulla cui porta si leggeva la data 1770. Anche in questo edificio uno dei tre altari fu dedicato a San Michele, e sopra di esso fu posta una pala che rappresenta l'Arcangelo, avvolto da nubi e la spada sguainata, che spinge il diavolo tra le fiamme dell'inferno. Questo grande quadro dopo varie vicissitudini si trova ora sopra la porta della sacrestia della chiesa di San Filippo Neri.
Ma anche questa volta fu destino che il culto a San Michele dovesse cessare. Già nel 1828 il convento è detto “abolito” e della chiesa di Sant'Agostino non si hanno notizie nelle visite vescovili perché non vi si celebrava Messa e si trovava in cattivissimo stato sin da quando i Borboni abolirono l'Ordine Agostiniano, sull'onda anticlericale dei Piemontesi che avevano già abolito gli ordini contemplativi e incamerato i loro beni. Per un secolo rimase abbandonata e solo occasionalmente veniva aperta perchè vi risiedeva ancora la Confraternita, la quale nel 1920 si trasferì a San Giorgio, non essendo più in grado di tenerla aperta al culto. Fu abbandonata al suo destino, usata come magazzino, sino a quando le Benedettine non la inglobarono nel loro convento.
Oggi rimane soltanto un avanzo della porta d'ingresso, mentre il convento, venduto nel secolo scorso, venne trasformato in abitazione privata.
Nell'odierna chiesa di San Michele, edificata in un pezzo di orto donato dalla famiglia Criscione, il quadro di San Michele (anonimo 1762) che stava sull'altare maggiore è stato spostato nella parete laterale e al suo posto è stata messa la Madonna di Lourdes. In questa chiesa viene tuttora celebrato il triduo in suo onore. San Michele Arcangelo è Patrono universale della Chiesa e della Polizia di Stato, è presente in tutta la città e le sue rappresentazioni (quadri e sculture) sopravanzano sia quelle di San Giorgio che di San Giovanni. Particolarissima la pala d'altare di San Giacomo, dipinta dal Sac. Don Filippo Distefano da Ferla nel 1720.
In essa un devoto, con il cero in mano, si rivolge a San Giacomo per intercedere presso Dio Padre e ottenere l'aiuto di San Michele Arcangelo per combattere il diavolo che tenta l'anima del morente sino all'ultimo istante.
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