Ragusa Sottosopra
n.2 del 06/04/2010
Il Parco degli Iblei
QUALE PARCO?
L'istituzione del Parco nazionale degli Iblei agita da settimane il confronto tra amministratori, politici, associazioni, cittadini.
Il consiglio comunale di Ragusa ha dedicato una seduta specifica alla problematica confermando l'orientamento del sì al parco, ma…
I tre parchi nazionali che saranno istituiti ai sensi dell'art. 26 del D.L. n.159/2007 convertito con L.n. 222/2007 sono il Parco delle Egadi e del litorale trapanese, il Parco delle Eolie ed il Parco degli Iblei.
Quest'ultimo interesserà tre province, Catania-Siracusa-Ragusa, con una prevalente estensione territoriale ricadente in area siracusana. Il 26 gennaio scorso sono stati convocati a Roma presso il Ministero dell'Am-biente e della Tutela del Territorio funzionari e amministratori della Regione siciliana, i sindaci dei tre comuni interessati ed i Presidenti delle tre province per avviare un tavolo di concertazione propedeutico alla definizione della perimetrazione del parco. Riunioni, incontri, assemblee si sono succedute tra rappresentanti istituzionali, associazioni, organizzazioni del mondo produttivo, civile e culturale per delineare un orientamento condivisibile. Alla provincia regionale di Ragusa è stato affidato il ruolo di coordinamento del tavolo di concertazione. L'istituzione del parco ha destato fin dall'inizio sentimenti contrastanti.
Accolto da una parte come una manna caduta dal cielo in termini di garanzie di salvaguardia di un territorio ancora integro ma minacciato ed anche di opportunità imperdibili di investimenti, rilancio economico e finanziamenti, dall'altra parte è fonte di preoccupazione per i risvolti negativi che il territorio può subire in termini di “ingessatura” dell'economia a causa di vincoli troppo estesi ed eccessivi.
Anche il consiglio comunale del capoluogo ha affrontato recentemente la materia mettendo sul tappeto tutti i punti salienti della questione. Abbiamo in proposito sentito il consigliere d'opposizione Salvatore Martorana (gruppo Italia dei Valori) ed il consigliere di maggioranza Mario Galfo (gruppo Di pasquale Sindaco).
A suo parere da dove bisogna partire per sintetizzare una proposta condivisa sulla perimetrazione del parco? Il rischio è quello di generare confusione attivando più livelli di concertazione (regione, province, comuni, categorie, associazioni, comitati), differenti approcci e posizioni…
Martorana - Intanto bisogna partire dalla chiarezza! Bisogna partire dal dire le cose come stanno e non fare la “distrazione” di massa che è stata orchestrata fin dall'inizio al solo scopo di terrorizzare le persone creando smarrimento e confusione. L'istituzione del parco degli Iblei è stata la migliore dimostrazione di partecipazione civica nata grazie all'impegno di anni di molti cittadini che in maniera assolutamente gratuita hanno fatto un lavoro di grande valenza scientifica e di amore per il proprio territorio e per le generazioni future. Tutto ovviamente gratuito, mentre la Regione pagava per lavori similari 500.000 euro per il parco dei Monti Sicani. Altro che scelte dall'alto!!! I cittadini si organizzano e la reazione miope della politica e di qualche collaterale ente è quello di criminalizzare i cittadini. Di Parco degli Iblei se ne parlava già nel 1963 all'Università Federico II di Napoli e se ne parlava perché presso gli ambienti scientifici e gli organismi istituzionali competenti dal Ministero alla Regione vi è un ricchissimo materiale documentale sulle ricchezze naturalistiche e sul patrimonio di biodiversità degli Iblei. La delimitazione non esiste ancora e la deve fare un comitato scientifico sulla base di dati tecnico-scientifici e poi viene proposta al territorio a cominciare dai Sindaci delle aree in cui ricade il parco.
Galfo - La perimetrazione di un parco nasce anzitutto dalla conoscenza del territorio interessato.
Questo dato è molto importante perché consente attraverso lo studio del territorio, sulla base di tutte le attività che insistono su di esso, di determinare la perimetrazione del parco. Parlando del territorio della nostra provincia interessato al parco, emerge che una parte dello stesso non è stato compreso e questo a mio modo di vedere è frutto dello studio del territorio. Infatti, non si capisce quali sono stati i criteri di scelta per l'esclusione dal parco dei territori di alcuni comuni della nostra provincia. Attualmente esiste una legge dello Stato che prevede l'istituzione del parco degli iblei senza avere coinvolto gli enti locali interessati alla realizzazione. A seguito dell'incontro avuto dalla nostra classe politica dirigente con il Ministro dell'Ambiente si è addivenuti all'estensione della perimetrazione del parco. Non vi è dubbio che sia la perimetrazione che la zonizzazione debba essere frutto di concertazione tra tutti gli attori che rappresentano il territorio al fine di arrivare ad una condivisione delle scelte ed a una assunzione di responsabilità su quello che sarà il futuro dello sviluppo del nostro territorio.
I territori montani, le aziende agricole, i caseifici artigianali, i carrubeti, le masserie, i muri a secco, le cave, i corsi d'acqua: questi pezzi di realtà territoriali possono essere calati nelle griglie di zonizzazione del parco in maniera equilibrata o pensa che ci siano elementi inconciliabili?
Martorana - Si è mai visto un Parco ricadente in una zona artigianale o industriale o commerciale? Si è mai visto un parco collimare con una intera provincia? Ma non sarebbe un Parco! Sarebbe la negazione del Parco eppure quante balle sono state dette! La verità è che il Parco dovrebbe chiamarsi soprattutto Parco Nazionale Agricolo degli Iblei. I vantaggi maggiori li avranno le Aziende Agricole e l'Agricoltura. Con il regolamento 2078/92 le aziende agricole ricadenti per almeno il 30% all'interno di parchi godono di una riserva del 30% dei finanziamenti concessi dall'U.E. per produzioni agricole ecocompatibili. Nell'area iblea insiste la più grande densità d'Europa di biodiversità e tra le più alte concentrazioni di beni culturali (naturalistici, storici, etnoantropologici, archeologici). Con il Parco tutto ciò sarà tutelato, valorizzato, fruito. Nell'area del Parco degli Iblei potranno essere ricompresi i 16 S.I.C. (siti di interesse comunitario) per una superficie complessiva di 27.847 Ha, i ZPS; 5 riserve naturali per una superficie di 4.913 Ha; circa 21.000 Ha di boschi demaniali e privati, 9 siti archeologici di aree complesse di notevole rilevanza; altri siti archeologici di entità minore oltre alle suggestive ed uniche cave naturalistiche. Il tutto nel contesto delle città Patrimonio dell'Unesco, del costituendo aeroporto di Comiso e degli auspicati nodi autostradali. Parlare di turismo nei parchi significa parlare di turismo legato ai territori dei parchi.
Galfo - Tra queste realtà presenti nel nostro territorio che sono caratteristiche dell'altopiano ragusano, alcune possono far parte del parco degli Iblei altre no. Per effetto dell'antropizzazione che si è susseguita negli anni, sono stati realizzati da parte di imprenditori agricoli degli investimenti per la costruzione di insediamenti produttivi (capannoni, stalle, caseifici artigianali ecc.) definiti per legge industrie insalubri e che oggi con delle scelte sbagliate potrebbero essere danneggiate. Per quanto riguarda i carrubeti e i muri a secco, questa è un'altra realtà che testimonia l'opera umana intervenuta per il mantenimento dello stato di conservazione, senza la quale avremmo da tempo il territorio abbandonato con un aspetto totalmente diverso da quello attuale. Queste due realtà territoriali, se ancora esistono è merito dei proprietari dei fondi, che grazie al loro impegno e amore per il territorio lo mantengono tale sostenendo delle spese. Per fare un paragone basti pensare a quanto costa la salvaguardia delle nostre aree forestali. Ritengo che se intervengono tutti gli attori che rappresentano le varie attività presenti sul nostro territorio, può diventare tutto condiviso e conciliabile.
Come accordare l'approccio tecnico-scientifico con gli interessi diversificati provenienti dagli organismi rappresentativi del territorio?
Martorana - Ritengo che la proposta debba scaturire dal tavolo che deve avere competenze tecnico-scientifiche e poi essere sottoposta al confronto dei sindaci delle aree ricadenti nella proposta di parco, politici, amministratori, soggetti economici e sociali. Anche qui è bene chiarire che il tavolo tecnico non significa composto da ingegneri o geometri (con tutto il rispetto per tali categorie) ma da docenti universitari esperti di territorio, geologi, biologi, architetti del paesaggio, naturalisti, la soprintendenza, ecc. Ed è chiaro che il territorio, come già prevede la legge, può e deve dire la propria, ma sulla base di una proposta scientifica che gli viene sottoposta. Ovviamente nel territorio non vi sono solo i Sindaci, che non sono i proprietari del territorio, ma anche le categorie professionali, le associazioni, soggetti portatori di interessi diffusi come le associazioni ambientaliste, l'Ispettorato Agrario, la Soprintendenza, ecc.
Galfo - Qualsiasi territorio rappresenta degli interessi economici diversi, che sono legati alle varie realtà di sviluppo ricadenti sullo stesso e quindi bisogna tenerne conto, per non entrare in contrasto con l'aspetto tecnico- scientifico del parco. E' necessario fissare delle regole secondo le caratteristiche esistenti nelle diverse aree di zonizzazione, consentendo o vietando le opere, le modifiche e tutte quelle cose utili che salvaguardano sia gli interessi degli organismi che rappresentano il territorio che l'ambiente.
Parliamo dei risvolti economici. La vocazione del nostro territorio è tradizionalmente agricola, progressivamente turistico-ricettiva e prossimamente euromediterranea. A suo avviso il parco porterà o toglierà risorse economiche?
Martorana - L'istituzione del Parco degli Iblei costituisce una formidabile occasione non solo di valorizzazione del territorio, ma soprattutto di ritorno economico, di turismo di incredibile portata. Ancor di più oggi in una situazione economica grave il Parco rappresenta una vera provvidenza. Una manna dal cielo come Italia dei Valori ha detto fin dall'inizio. Il parco è, in termini di opportunità, la stessa occasione che abbiamo potuto avere con la Legge speciale su Ibla nel 1981, che ha consentito il rilancio di Ragusa Ibla e il riconoscimento di Patrimonio dell'Unesco (datoci anche perché il barocco è all'interno di un contesto naturalistico). Le case ad Ibla valevano nulla e dopo abbiamo visto come è finita ed è da 30 anni che ogni anno arrivano i miliardi delle vecchie lire a Ragusa per il suo centro storico. Con il riconoscimento del Parco non solo avremo finanziamenti, ma avremo anche la possibilità di “sfruttare” un marchio turisticamente vincente. Anche nel 1981 si opponevano gruppi di interesse alla Legge su Ibla e, fortunatamente, hanno perso e perderanno anche oggi!
Galfo - L'istituzione del parco degli iblei, se fatto con responsabilità e tenendo conto delle realtà cui accennavo prima, produrrà sicuramente sviluppi economici positivi per il territorio, proprio perché, partendo dal fatto che essendo a vocazione agricola, non mettendo dei vincoli rigidi e consentendo agli imprenditori agricoli di poter continuare a lavorare, gli stessi sono un'ulteriore risorsa per il territorio perchè concorrerebbero a mantenere e salvaguardare l'ambiente. Non meno importante è lo sviluppo economico per l'attività turistico-ricettiva, perché anch'essa passa attraverso le numerose strutture agrituristiche presenti sul territorio, necessarie a fare conoscere le caratteristiche dell'altopiano ragusano costituite dai pascoli, dai fabbricati rurali (le masserie) che ospitano gli allevamenti di bovini per la produzione di latte e prodotti lattiero-caseari (Cosacavaddu e Ragusano DOP).
L'apertura verso l'area euromediterranea sarà un fatto positivo anche con il parco, a condizione che il territorio continui a mantenere le produzioni e lo sviluppo proprio che lo contraddistingue.
Questo sarà a garanzia per gli scambi internazionali, con tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Concludo dicendo a mio avviso che, se si riesce a diversificare le zone all'interno del perimetro del parco tenendo conto delle aree già soggette a vincoli (cave, fiumi, torrenti ecc.) e a non ingessare le aree produttive, il parco contribuirà a portare risorse economiche.
Secondo lei che ruolo dovrebbe svolgere il Comune di Ragusa?
Martorana - Svolgere un ruolo primario tra i comuni della provincia di Ragusa nel volere, sostenere e difendere il parco degli iblei e non così come fa il Sindaco, far finta di crederci e poi intralciarlo in tutti i modi, schierandosi a favore di quei miopi gruppi di interesse che oggi vi si oppongono.
Galfo - Il Comune di Ragusa deve svolgere il ruolo di coordinatore quale capoluogo di provincia così come lo ha già svolto in occasione del primo incontro a Roma con il Ministro dell'Ambiente insieme agli altri comuni interessati. Ritengo che questo ruolo sia essenziale per giungere a scelte condivise e capaci di coniugare le istanze del territorio con le complessive esigenze di tutela del patrimonio ambientale. Ciò serve per arrivare alla realizzazione di un parco credibile che possa costituire una risorsa per il territorio e non una penalizzazione per le nostre aziende e per lo sviluppo del comparto agricolo e zootecnico.
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