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Ragusa Sottosopra

n.1 del 09/02/2005

L'altopiano conteso
La realizzazione del parco eolico non è compatibile con l'assetto del territorio ibleo e con le sue potenzialità produttive, turistiche e culturali

Faustina Morgante

foto articolo2010, una data obiettivo. Un traguardo nazionale. Quello di produrre 3000 MW di energia eolica, così come indicato nel Libro Bianco italiano scaturito dalla Conferenza Nazionale Energia e Ambiente del 1998, approvato dal Cipe. La potenza in esercizio fino al 2001 è stimata in 700 MW.
Con l'entrata in vigore degli accordi di Kyoto (ridurre le emissioni di gas di serra puntando sulla energia rinnovabile) la Sicilia, in ambito italiano, è apparsa subito una terra appetibile. La diretta conseguenza è che sono piovute sulla regione siciliana decine di richieste di autorizzazioni per la realizzazione di impianti eolici da spalmare sull'isola, che è sì una regione ventosa, ma anche straordinariamente ricca di riserve, di paesaggi ad alta valenza naturalistica, di coste pregevoli e vasti territori incontaminati. Sono già stati presentati progetti, più di 80, per oltre 3000 MW di produzione, praticamente per l'intero obiettivo nazionale. Situazione critica e paradossale. La regione siciliana non si è ancora dotata di un piano energetico regionale, impegno sottoscritto a Torino nel giugno 2001 assieme a tutte le altre regioni italiane per la predisposizione entro il 2002 di rispettivi piani energetico-ambientali che privilegino le fonti rinnovabili e la razionalizzazione della produzione elettrica e dei consumi energetici. Quindi, in un quadro di assoluta assenzafoto articolo di regole, può accadere di tutto. Come la possibilità di vedere invaso il nostro altipiano da una megacentrale eolica progettata dalla SES (Società Eolica per la Sicilia di Empoli) che dalla Regione Sicilia ha già ottenuto un giudizio positivo in relazione alla compatibilità ambientale. La previsione iniziale della società era quella di realizzare due impianti: il primo di 34 piloni interessava le contrade Bussello, S.Cono, Femmina Morta, i crinali ad est del fiume Irminio, proprio dirimpetto al giardino Ibleo e al centro storico di Ibla; il secondo di 54 piloni abbraccerebbe l'altipiano ibleo lungo la direttrice della S.P. Nunziata-Chiaramonte-Monterosso. Gli aerogeneratori hanno una potenza nominale pari a 168 MW, sono collocati su torri di sostegno alte 78 metri con una base di 4 m. di diametro, il raggio della pala è di 42 metri, per cui l'altezza complessiva di una torre a palo è di 120 m. Alla base di ogni torre è posta una cabina costituita da un monoblocco prefabbricato in cemento armato vibrato. Ogni aerogeneratore, posizionato al centro di una piazzola di circa 22x16 m., sarà collegato ad una rete di strade di servizio interne, larghe 4 m., che permetteranno l'accesso dei mezzi per consentire la costruzione e in seguito la manutenzione degli impianti. La vita media prevista della macchina è di 20 anni. L'energia prodotta verrà consegnata all'foto articolo ente gestore che a sua volta provvederà, attraverso il mercato elettrico, all'immissione nella rete nazionale.
Se da una parte l'energia eolica viene considerata come una produzione industriale non inquinante perché utilizza il vento, elemento naturale, dall'altra non si può dire che è garantito sempre il rispetto della natura. Le variabili da considerare sono diverse. Innanzi tutto esiste un problema di impatto ambientale non trascurabile. L'impatto negativo da un punto di vista visivo e paesaggistico è indubbio.
La costruzione dell'impianto comporta la realizzazione di una rete di strade di servizio che possono stravolgere l'assetto territoriale. Il rumore delle pale generano un ronzio udibile a diverse centinaia di metri. La realizzazione di un parco eolico comporta un deprezzamento delle proprietà circostanti, un crollo del valore di terreni, caseggiati, insediamenti produttivi non più recuperabile. La ricaduta sul turismo può essere compromessa perché l'impatto paesaggistico è forte. Gli impianti eolici causano immancabilmente, come scientificamente dimostrato, moria di uccelli. Ecco perché non possono essere installati ovunque sia disponibile l'elemento vento. Ecco perché nel protocollo d'intesa tra il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, il ministero delle attività produttive, il ministero per i beni e le attività cultufoto articolorali e la conferenza delle regioni, si è stabilito quali sono gli elementi da considerare ai fini di un corretto inserimento degli impianti eolici nel territorio. Tra questi viene indicata la necessità di svolgere un'analisi volta ad ipotizzare l'impatto dell'opera sulla realtà socioeconomica locale, e, oltre agli studi relativi all'impatto sul territorio e visivo, viene chiaramente fissato come elemento di specifica trattazione l'impatto sul patrimonio naturale, storico, monumentale e paesaggistico-ambientale direttamente interessato. Di tutto questo nella relazione allegata al progetto della SES, non v' è nulla. Il nostro territorio viene liquidato in due parole (probabilmente da copione): …grazie ad una attento esame del territorio e ad indagini eseguite sui luoghi abbiamo posizionato tutti gli areogeneratori in terreni incolti, o con scarse colture, tenendo conto degli interessi dei cittadini, ma soprattutto nel rispetto della natura. Significa non conoscere il patrimonio naturalistico, storico, paesaggistico, archeologico, produttivo del nostro altipiano. Altro che territori aridi e desolati. L'altipiano ibleo è territorio vitale e fascinoso, considerato come “bene culturale”, ad alta valenza naturalistica, inserito nel PIT “Quattro città e un parco per vivere gli iblei”. Le amministrazioni coinvolte (Ragusa, Monterosso, foto articoloChiaramonte, Giarratana e la provincia regionale) hanno proprio individuato nel territorio montano un sistema integrato con forti potenzialità di sviluppo economico e culturale; i tavolati calcarei e le vallate del fiume Irminio e quelle dei suoi affluenti rappresentano un contesto naturalistico di straordinaria integrità e bellezza (Il Parco degli Iblei). L'area iblea è anche inserita nel POR Sicilia 2000-2006 come sistema integrato ad elevata naturalità destinata entro il 2006 a far parte della Rete Ecologica Siciliana, progetto a cura dell'assessorato regionale territorio e ambiente. Lo stato italiano attraverso il ministero delle infrastrutture ha inserito il comune di Ragusa tra le 20 città italiane bersaglio del Programma d'Interesse Comunitario (PIC), assegnando a Ragusa per lo sviluppo del programma una risorsa finanziaria di 302.699,00 euro per la caratterizzazione della nostra città in relazione alla sperimentazione e sviluppo di sistemi di qualità integrati del territorio e delle attività che lo connotano, a partire dall'elevata qualità naturalistica e dalle produzioni agricole ad esso collegate. Sono quindi in gioco, in tutti questi processi legati a interventi comunitari, ingenti risorse.
E ancora. Una parte del progetto ingloba veri e propri nuclei urbani: Contrada Conservatore e Tre Casuzze, per i quali sono stati già approvati pianifoto articolo di recupero da parte del Comune; contrada Bettafilava rientra invece nella localizzazione dell’area commerciale. I terreni dell'altipiano hanno una destinazione produttiva legata alla zootecnia; si utilizzano per il pascolo, vi si producono grano e foraggere. Vi sono almeno 41 capi bovini per chilometro quadrato, percentuale per tre volte la media europea e per dieci volte la media siciliana. Ma torniamo al progetto. Come hanno risposto le istituzioni? La sovrintendenza di Ragusa ha reso un parere negativo. La commissione edilizia del comune di Ragusa anche. La giunta comunale ha ritenuto incompatibile la realizzazione del mega impianto con l'assetto del territorio e le scelte di programmazione per il suo sviluppo economico puntando proprio sull' intrinseca vocazione produttiva, turistica e culturale. L'opinione pubblica segue con attenzione gli sviluppi. Diverse associazioni, ambientaliste e non, hanno espresso pubblicamente la loro preoccupazione. Svariati consigli comunali, anche aperti, si sono spesi per dibattere la tematica. E intanto cosa ha fatto la SES? Un processo di sottrazione. Già lo scorso anno comunica di rinunciare ai 34 piloni immediatamente visibili dal centro storico barocco di Ragusa, patrimonio dell'Umanità. A dicembre 2004 fa sapere di rinunciare ad altre tre torri e di spostarne una quarta. Il 20 gennaio 2005 comunica la propria disponifoto articolobilità a ridurre l'insediamento industriale a 25 aerogeneratori, ubicati sostanzialmente lungo l'asse della cava dei modicani. Ma la proposta di riduzione non annulla il sovradimensionamento dell'impianto rispetto alla compatibilità del territorio. L' amministrazione comunale ha più volte ribadito che la comunità iblea è pronta a farsi carico di una quota di energia eolica, ma in un contesto equilibrato di sinergia con altre fonti di energia rinnovabile (solare, biomassa, idroelettrico), e comunque entro un sistema di regole che la Regione deve predisporre attraverso il piano territoriale regionale per gli impianti eolici. E' questo l'atto principe che il governo regionale deve approntare per rispettare l'impegno preso a Torino, per evitare un’ azione incontrollata sul territorio e paradossali contraddizioni rispetto agli obiettivi di investimento e programmazione che esso stesso ha prefissato. A tal proposito è stato presentato nel dicembre scorso all'assemblea regionale siciliana un ordine del giorno, a firma degli onorevoli Zago, De Benedictis, Speziale e Gurrieri, con il quale si impegna il governo della regione ad effettuare una moratoria sulle autorizzazioni a nuovi impianti eolici, fino a quando non sarà definitivamente approvato un serio e completo piano energetico regionale. Il documento è stato accettato dal governo come raccomandazione.

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