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Ragusa Sottosopra

n.1 del 09/02/2005

Il Restauro Della
Chiesa diI S.Antonino

un cantiere di conoscenza

Francesco Nicita - architetto

foto articoloIl restauro della Chiesa di S. Antonino a Ragusa Ibla iniziato nel gennaio del 2003 si avvia al suo completamento. I lavori finanziati con fondi della L.R. 61/81 ed integrati da un ulteriore finanziamento della Conferenza Episcopale Italiana hanno riguardato l'insieme delle opere necessarie al restauro complessivo dell'immobile finalizzato al suo utilizzo pubblico.
Che la chiesa fosse stata largamente rimaneggiata negli anni sessanta, quando non più destinata al culto (fu utilizzata come centro parrocchiale e teatro amatoriale), era già noto, ma che in quella occasione venne perpetrato un vero e proprio scempio è risultato chiaro solo durante il cantiere di restauro. Vennero infatti demoliti gli altari laterali posti nelle nicchie della navata e l'altare principale posto all'intersezione dell'abside con il transetto, fu spostato il piccolo ma pregevole organo, attualmente conservato all'interno della Chiesa di S. Giorgio, furono demolite la pavimentazione in lastre di pietra asfaltica e molte delle decorazioni a stucco, furono asportate delle statue in pietra (attualmfoto articoloente poste esternamente sul fianco della Chiesa di S. Giacomo nei Giardini di Ibla), oltre a tele e decorazioni ed inoltre furono realizzati un solaio ed un palco in conglomerato cementizio.
I primi lavori hanno riguardato la demolizione proprio del solaio laterocementizio realizzato in corrispondenza del cornicione della navata e la demolizione del palco, elementi che alteravano profondamente la spazialità interna della chiesa. Durante la demolizione del palco sono venuti alla luce i frammenti degli altari che erano stati demoliti ed utilizzati come materiale di riempimento per la realizzazione del palco stesso. Tra questi è stato rinvenuto in perfetto stato di conservazione il tabernacolo in pietra calcarea tenera dell'altare centrale, di cui è stato ritrovato intatto il basamento in pietra calcarea e gradini di pietra asfaltica.
Contemporaneamente ai lavori interni all'edificio, si è proceduto con i lavori di rifacimento prima della copertura e poi dei prospetti. Il sistema delle operture è stato completamento revisionato, è stato realizzato un cordolo sommitfoto articoloale in muratura armata e sono state sostituite le capriate lignee che sono state costruite direttamente in cantiere dopo aver realizzato delle “dime” in scala 1:1. Ciò è stato necessario a causa dell'estrema irregolarità degli allineamenti e dei fili murari che non hanno permesso una costruzione prefabbricata e seriale delle capriate e delle strutture portanti della copertura.Durante il rifacimento della copertura a tetto si è provveduto alla pulitura ed al consolidamento delle volte in canne e gesso della navata e della volta reale in muratura. L'abside, anche questo oggetto di precedenti interventi di ricostruzione, si è presentato in ottimo stato di conservazione. Contemporaneamente è stato riattivato il sistema di deflusso delle acque meteoriche ripristinando le canalette ed i pluviali in pietra esistenti. Per ciò che riguarda i prospetti esterni, l'operazione più delicata ha riguardato il prospetto della chiesa sulla via Orfanotrofio, dove tra la fine del '700 e l'inizio dell'800 era stata realizzata una facciata a falsi conci dipinti sulla superficie intfoto articoloonacata. L'intonaco appariva molto dilavato al punto da lasciare scoperta la muratura sottostante in più punti soprattutto nella parte alta del prospetto, oltre a presentare vasti fenomeni di distacco e decoesione nella parte più bassa. Poiché questo è certamente l'elemento maggiormente caratterizzante la chiesa, oltre ad essere l'unica facciata a presentare una decorazione di tal genere, attenendosi alle indicazioni a suo tempo fornite dalla Commissione Risanamento Centri Storici, dopo aver rilevato la geometria dei conci dipinti rimasti ancora visibili (altezza dei filari, larghezza dei singoli conci, spessore della fuga tra i filari ed i singoli conci, ecc.) si è provveduto alla realizzazione dell'intonaco a base di calce ed al tracciamento dei conci.
Per il resto dei prospetti si è provveduto alla rimozione dell'intonaco esistente e dei vari rifacimenti che sono stati realizzati negli anni passati ed è stato realizzato un intonaco naturale a base di calce miscelata a sabbia lavata di frantoio passata al setaccio molto fitto in modo da ridurne la granulometriafoto articolo. Tutti gli elementi in pietra dei prospetti sono stati puliti con acqua nebulizzata, trattati con prodotti antimuffa e protetti con materiali a base di cere naturali.
Con il contributo della C.E.I. sono stati realizzati il consolidamento delle volte e degli architravi in pietra, della terrazza dei locali dell'ex sagrestia su via S. Maria La Nova e il consolidamento dei resti della torre campanaria che appariva pericolosamente strapiombante. Inoltre sono stati completati i restauri specialistici dell'arco interno dipinto e del portale esterno in pietra. Mediante le indagini geofisiche (georadar e termografie), condotte dall'ing. Seracini e dalla sua equipe di collaboratori nel mese di luglio, abbiamo avuto conferma delle numerose stratificazioni che caratterizzano la chiesa e la sua storia ad ulteriore riprova delle ricerche a carattere storico/archivistico precedentemente curate dal dott. Giuseppe Antoci, responsabile dell'Ufficio dei Beni Culturali della Curia Diocesana di Ragusa, e pubblicate nel n. 6, Anno III° di Ragusa Sottosopra, e di quelle condotte in situ dal foto articolodott. Emanuele Canzo-nieri, archeologo medievalista che collabora con la Sovrintendenza ai BB.CC.AA di Palermo, pubblicate in Ragusa Sottosopra n. 4 dell'anno III°. Durante la rimozione dell'intonaco interno, operazione peraltro circoscritta alle sole zone interessate da fenomeni di distacco, numerose sono state le localizzazioni di reimpieghi di frammenti lapidei provenienti da precedenti fasi edilizie della chiesa.
Ma è stato il ritrovamento all'interno delle murature dei locali dell'ex sagrestia di consistenti frammenti murari di epoca quattrocentesca, oltre che di elementi in pietra finemente scolpita (con forme zoomorfe ed antropomorfe), e più precisamente dei resti dell'imposta di una volta costolonata, tali da far supporre la presenza di una cappella di epoca precedente al terremoto del 1693 successivamente inglobata nelle strutture murarie della chiesa, oltre al casuale ritrovamento dei resti della pavimentazione della precedente chiesa quattrocentesca posta al di sotto dell'area absidale e del transetto, a convincerci definitivamente dello
straordinario vafoto articololore della chiesa come edificio testo, molto stratificato e complesso. In particolare, anche grazie alle indagini condotte dall'ing. Seracini sono state individuate due imboccature di possibili cripte in prossimità dell'altare principale e sul lato sinistro del transetto oltre a vaste porzioni pavimentali estese a tutta l'area dell'abside e del transetto e tracce di probabili sepolture nel-l'area dell'ex sagrestia. Inoltre le indagini geo-radar han-no individuato delle “anomalie” al di sotto del piano di calpestio della navata interpretate come possibili tracce di murature in fondazione appartenenti a fasi edilizie precedenti. Grazie a tecniche termografiche, l'ing. Seracini ha verificato ed individuato la presenza di decorazioni murarie a tempera situate all'interno e sopra le lunette laterali della navata.
Tali decorazioni, di fattura tardo sette-centesca, non erano prima visibili perché coperte da numerosi strati di pittura (latte di calce, idropittura, ecc) oltre che parzialmente manomesse a causa della rimozione degli altari posti un tempo nelle nicchie laterfoto articoloali.
In questa occasione abbiamo utilizzato in maniera atipica le indagini geofisiche, non preventivamente a supporto indispensabile del progetto di restauro, ma come strumento di verifica dell'altissimo valore storico/archi-tettonico dell'edificio che, a mio parere ingiustamente, non è inserito nella lista dei monumenti che l'UNESCO ha individuato a Ragusa Ibla.
Non spetta a me sottolineare la necessità che le indagini geofisiche diventino un passaggio obbligato quando si intraprendono i progetti di restauro e spero che l'episodio di S.Antonino abbia un seguito nell'istituzione di un ufficio/laboratorio di restauro e di diagnostica, che si occupi da un lato di raccogliere la grande quantità esistente di documenti, studi, rilievi, elaborati grafici e fotografici e dall'altro metta a punto tecniche procedurali, operative e metodologiche.
Un laboratorio che si occupi contempora-neamente di istituire un repertorio documentale e bibliografico dal quale tutti possono attingere informazioni ma che si preoccupi di alimentarlo continuamente con la ricerca e la progettualità.

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