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Ragusa Sottosopra

n.1 del 09/02/2005

Per intervenire sui Beni Culturali
occorre predisporre propedeuticamente le
indagini diagnostiche
approvata dall’ Assemblea
Regionale Siciliana la
proposta dell’On. Zago

Giorgio Chessari

foto articoloLa proposta di legge sulla diagnostica dei beni culturali presentata all'Assemblea Regionale Siciliana dall'Onorevole Salvo Zago nel mese di ottobre è diventata legge. Infatti il parlamentare regionale ha trasformato la sua iniziativa in un emendamento alla legge finanziaria regionale per il 2005 che è stato recepito dal governo ed approvato dall'ARS nella seduta del 17 dicembre.
L'articolo 79 della legge regionale 28 dicembre 2004 n. 17 pertanto stabilisce: “Per la realizzazione degli interventi finalizzati alla conservazione del patrimonio culturale di cui all'articolo 29 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, emanato con il decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, il progetto definitivo dei lavori di cui al comma 4 dell'articolo 16 della legge 11 febbraio 1994 n. 109, nel testo coordinato con la legge regionale 2 agosto 2002 n. 7 e successive modifiche ed integrazioni, deve essere corredato propedeuticamente di indagini diagnostiche”.
In sede culturale e accademica era da almeno trent'anni che veniva propugnata la necessità di utilizzare le tecnologie scientifiche più avanzate come i metodi di indagine non distruttiva di materiali e di strutture che si giovano, tra l'altro, della termografia, degli ultrasuoni, di sondaggi elettromagnetici, radar, fotografia all'infrarosso, microfotografia.
Le indagini di diagnostica svolte dal prof. Maurizio Seracini hanno conquistato la celebrità fino al punto di essere state utilizzate in opere letterarie di successo a livello mondiale come Il codice da Vinci di Dan Brown edito in Italia da Mondatori nel 2003. Ma la normativa in materia di interventi per la conservazione e il restauro dei beni culturali non prevedeva che tra le indagini preliminari alla progettazione vi dovessero essere anche quelle diagnostiche.
L'inserimento di Ragusa e delle altre “città tardo-barocche del Val di Noto” nella lista del patrimonio mondiale dei beni culturali dell'UNESCO e l'esito non soddisfacente di alcuni lavori hanno sollecitato un salto di qualità nella applicazione delle metodologie di intervento nel campo della conservazione e del restauro dei beni culturali.
In tale contesto si è collocata l'iniziativa del Comfoto articoloune di Ragusa per la creazione di un Laboratorio di Diagnostica, che è stata al centro del Convegno sulle nuove tecnologie per la conservazione dei beni artistici ed architettonici, tenutosi il 1° marzo dell’anno scorso, con la partecipazione del Prof. Giuseppe Roma, direttore del dipartimento di Archeologia e Storia dell'Arte dell'Università della Calabria e il Prof. Maurizio Seracini, docente di Chimica e Fisica per i Beni Culturali nella medesima Università.
La regione siciliana, grazie all'iniziativa dell'On. Zago, ha recepito l'istanza che era emersa dal dibattito sviluppatosi sugli interventi di restauro eseguiti a Ragusa in attuazione della legge regionale undici aprile 1981 n. 61 sul “risanamento ed il recupero del Centro Storico”.
In ventiquattro anni di operatività della legge speciale è stata realizzata una notevole quantità di interventi. Il Centro storico di Ragusa antica e quello di Ragusa nuova si sono giovati dei trasferimenti finanziari assicurati dalla Regione. Ma l'intervento speciale non ha potuto dispiegare pienamente tutte le sue potenzialità quantitative e qualitative per la mancanza del Piano Particolareggiato Esecutivo. A tale carenza, che ha radici sia politiche e sia amministrative, si è sommata anche la propensione culturale e professionale a considerare il rispetto delle regole come un inutile e fastidioso intralcio persino all'esercizio della propria creatività professionale.
Nella nostra città sono diversi i restauri che sono tati eseguiti dalla pubblica amministrazione ed anche dai privati che richiederebbero di essere accuratamente “restaurati”.
Tale esigenza è stata prospettata in sede di Commissione per il Risanamento del Centro Storico da amministratori e consiglieri comunali, da esponenti della cultura, da numerose associazioni culturali e persino da rappresentanti del mondo morale e religioso, da eminenti personalità politiche e culturali regionali e nazionali. L'Amministrazione condivide tali indicazioni ed è già impegnata a fare la propria parte per tentare di porre riparo agli errori che sono stati compiuti.
Un incoraggiamento a percorrere la via della cautela e del rigore ci è venuto dal Dott. Ray Bfoto articoloondin, Ispettore dell'Unesco e dall'attività legislativa e normativa nazionale e regionale.
Con il nuovo Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, entrato in vigore nel mese di maggio dell'anno scorso, il legislatore nazionale ha chiarito che l'attività di studio, prevenzione, manutenzione e restauro della pubblica amministrazione è finalizzata alla Conservazione del patrimonio culturale. Tali attività sono volte a “limitare le situazioni di rischio connesse al bene culturale nel suo contesto, al mantenimento dell'integrità, dell'efficienza funzionale e della identità del bene nel suo complesso e nelle sue parti”. È ormai incontrovertibile che per “restauro” si intende l'intervento diretto sul bene attraverso un complesso di operazioni finalizzato al mantenimento dell'integrità materiale e al recupero del bene medesimo, alla trasmissione dei suoi “valori culturali” alle future generazioni.
L'obbligo di corredare propedeuticamente di indagini diagnostiche il progetto definitivo negli interventi finalizzati alla conservazione del patrimonio culturale, mira ad evitare che “i lavori di restauro” abbiano inizio ben prima che sia raggiunta una conoscenza soddisfacente dell'og-getto da restaurare.
Le innovazioni normative nazionali e regionali sono certamente di notevole portata, ma esse varranno se gli amministratori pubblici, i dirigenti ed i funzionari degli Uffici Tecnici competenti, delle Soprintendenze ai Beni Culturali ed Ambientali e i Professionisti incaricati di progettare e di dirigere i lavori avranno la volontà di applicarle.
La nuova normativa nazionale e regionale ci dà ora nuovi strumenti per potere programmare gli interventi al fine di garantire la conservazione dei nostri beni culturali, ambientali e paesaggistici. Sta a ciascuno di noi utilizzarli pienamente, con grande senso di responsabilità e spirito civico.
L'Amministrazione comunale assicurerà la sua collaborazione agli organi della Regione e dello Stato e agli ordini professionali per sviluppare iniziative che si propongano di fare conoscere meglio la nuova legislazione e favorire la diffusione delle nuove tecnologie diagnostiche per la Conservazione dei Beni Culturali.

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