Ragusa Sottosopra
n.1 del 09/02/2005
Il Vuoto Urbano del quartiere
Patro a Ragusa Superiore
La tesi di laurea discussa all’Istituto Universitario di Architettura
di Venezia propone un nuovo quartiere per 1.500 abitanti
Gianluca Chiavola - architetto
Dovendo individuare un'area in cui sviluppare il tema della tesi, la scelta è caduta sul vuoto urbano rappresentato dall'area compresa tra il viale Europa e via Failla (di fronte al liceo scientifico E. Fermi) e da quella compresa tra via Aldo Moro e il margine del costone che si affaccia sulla vallata S. Leonardo.
Di fatto quest'area rappresenta attualmente il vuoto urbano irrisolto più consistente nella maglia urbana di Ragusa. Inoltre la presenza del viale Europa, importante asse viario della città, l'affaccio privilegiato sulla vallata e la relativa vicinanza al centro storico conferiscono a quest'area potenzialità che purtroppo gli interventi in questo momento in corso di realizzazione stanno scongiurando.
Premesso questo, il primo obiettivo è stato quello di concepire un disegno per il nuovo quartiere: un impianto realmente urbano, lontano dall'idea purtroppo diffusa di lottizzazione, capace invece di donare alla città nuovi spazi di vita sociale gradevoli e suggestivi, dare dignità ai percorsi stradali esistenti con alti edifici che fanno da quinta architettonica (cosa che accade nella concezione antica di città e che tanto ammiriamo nel nostro centro storico), creare una parte di città omogenea e al contempo varia e ricca di suggestioni spaziali diverse e mai monotone, e, infine, studiare nuove tipologie che rappresentino un punto d'incontro tra il desiderio di molti di avere una casa unifamiliare con la propria privacy e il desiderio di molti architetti di vedere realizzata una città aggregata in cui si recuperi la vita sociale del vicinato, un tempo a cura di Gianluca Chiavola, architetto
Questa tesi, iniziata quasi due anni fa, si pone l'obiettivo di proporre un metodo di approccio al problema della città odierna, concependo un'architettura che sia contemporanea e al contempo in rapporto con il contesto urbano e storico-culturale in cui nasce. Tema centrale è dunque l'architettura come continuità, tematica peraltro perseguita e realizzata in molte sue opere dall'architetto Massimo Carmassi, relatore della tesi.
Dovendo individuare un'area in cui sviluppare il tema della tesi, la scelta è caduta sul vuoto urbano rappresentato dall'area compresa tra il viale Europa e via Failla (di fronte al liceo scientifico E. Fermi) e da quella compresa tra via Aldo Moro e il margine del costone che si affaccia sulla vallata S. Leonardo.
Di fatto quest'area rappresenta attualmente il vuoto urbano irrisolto più consistente nella maglia urbana di Ragusa. Inoltre la presenza del viale Europa, importante asse viario della città, l'affaccio privilegiato sulla vallata e la relativa vicinanza al centro storico conferiscono a quest'area potenzialità che purtroppo gli interventi in questo momento in corso di realizzazione stanno scongiurando.
Premesso questo, il primo obiettivo è stato quello di concepire un disegno per il nuovo quartiere: un impianto realmente urbano, lontano dall'idea purtroppo diffusa di lottizzazione, capace invece di donare alla città nuovi spazi di vita sociale gradevoli e suggestivi, dare dignità ai percorsi stradali esistenti con alti edifici che fanno da quinta architettonica (cosa che accade nella concezione antica di città e che tanto ammiriamo nel nostro centro storico), creare una parte di città omogenea e al contempo varia e ricca di suggestioni spaziali diverse e mai monotone, e, infine, studiare nuove tipologie che rappresentino un punto d'incontro tra il desiderio di molti di avere una casa unifamiliare con la propria privacy e il desiderio di molti architetti di vedere realizzata una città aggregata in cui si recuperi la vita sociale del vicinato, un tempo a cura di Gianluca Chiavola, architetto
Questa tesi, iniziata quasi due anni fa, si pone l'obiettivo di proporre un metodo di approccio al problema della città odierna, concependo un'architettura che sia contemporanea e al contempo in rapporto con il contesto urbano e storico-culturale in cui nasce. Tema centrale è dunque l'architettura come continuità, tematica peraltro perseguita e realizzata in molte sue opere dall'architetto Massimo Carmassi, relatore della tesi.
Dovendo individuare un'area in cui sviluppare il tema della tesi, la scelta è caduta sul vuoto urbano rappresentato dall'area compresa tra il viale Europa e via Failla (di fronte al liceo scientifico E. Fermi) e da quella compresa tra via Aldo Moro e il margine del costone che si affaccia sulla vallata S. Leonardo.
Di fatto quest'area rappresenta attualmente il vuoto urbano irrisolto più consistente nella maglia urbana di Ragusa. Inoltre la presenza del viale Europa, importante asse viario della città, l'affaccio privilegiato sulla vallata e la relativa vicinanza al centro storico conferiscono a quest'area potenzialità che purtroppo gli interventi in questo momento in corso di realizzazione stanno scongiurando.
Premesso questo, il primo obiettivo è stato quello di concepire un disegno per il nuovo quartiere: un impianto realmente urbano, lontano dall'idea purtroppo diffusa di lottizzazione, capace invece di donare alla città nuovi spazi di vita sociale gradevoli e suggestivi, dare dignità ai percorsi stradali esistenti con alti edifici che fanno da quinta architettonica (cosa che accade nella concezione antica di città e che tanto ammiriamo nel nostro centro storico), creare una parte di città omogenea e al contempo varia e ricca di suggestioni spaziali diverse e mai monotone, e, infine, studiare nuove tipologie che rappresentino un punto d'incontro tra il desiderio di molti di avere una casa unifamiliare con la propria privacy e il desiderio di molti architetti di vedere realizzata una città aggregata in cui si recuperi la vita sociale del vicinato, un tempo a cura di Gianluca Chiavola, architetto
Questa tesi, iniziata quasi due anni fa, si pone l'obiettivo di proporre un metodo di approccio al problema della città odierna, concependo un'architettura che sia contemporanea e al contempo in rapporto con il contesto urbano e storico-culturale in cui nasce. Tema centrale è dunque l'architettura come continuità, tematica peraltro perseguita e realizzata in molte sue opere dall'architetto Massimo Carmassi, relatore della tesi.
Dovendo individuare un'area in cui sviluppare il tema della tesi, la scelta è caduta sul vuoto urbano rappresentato dall'area compresa tra il viale Europa e via Failla (di fronte al liceo scientifico E. Fermi) e da quella compresa tra via Aldo Moro e il margine del costone che si affaccia sulla vallata S. Leonardo.
Di fatto quest'area rappresenta attualmente il vuoto urbano irrisolto più consistente nella maglia urbana di Ragusa. Inoltre la presenza del viale Europa, importante asse viario della città, l'affaccio privilegiato sulla vallata e la relativa vicinanza al centro storico conferiscono a quest'area potenzialità che purtroppo gli interventi in questo momento in corso di realizzazione stanno scongiurando.
Premesso questo, il primo obiettivo è stato quello di concepire un disegno per il nuovo quartiere: un impianto realmente urbano, lontano dall'idea purtroppo diffusa di lottizzazione, capace invece di donare alla città nuovi spazi di vita sociale gradevoli e suggestivi, dare dignità ai percorsi stradali esistenti con alti edifici che fanno da quinta architettonica (cosa che accade nella concezione antica di città e che tanto ammiriamo nel nostro centro storico), creare una parte di città omogenea e al contempo varia e ricca di suggestioni spaziali diverse e mai monotone, e, infine, studiare nuove tipologie che rappresentino un punto d'incontro tra il desiderio di molti di avere una casa unifamiliare con la propria privacy e il desiderio di molti architetti di vedere realizzata una città aggregata in cui si recuperi la vita sociale del vicinato, un tempo a cura di Gianluca Chiavola, architetto
Questa tesi, iniziata quasi due anni fa, si pone l'obiettivo di proporre un metodo di approccio al problema della città odierna, concependo un'architettura che sia contemporanea e al contempo in rapporto con il contesto urbano e storico-culturale in cui nasce. Tema centrale è dunque l'architettura come continuità, tematica peraltro perseguita e realizzata in molte sue opere dall'architetto Massimo Carmassi, relatore della tesi.
Dovendo individuare un'area in cui sviluppare il tema della tesi, la scelta è caduta sul vuoto urbano rappresentato dall'area compresa tra il viale Europa e via Failla (di fronte al liceo scientifico E. Fermi) e da quella compresa tra via Aldo Moro e il margine del costone che si affaccia sulla vallata S. Leonardo.
Di fatto quest'area rappresenta attualmente il vuoto urbano irrisolto più consistente nella maglia urbana di Ragusa. Inoltre la presenza del viale Europa, importante asse viario della città, l'affaccio privilegiato sulla vallata e la relativa vicinanza al centro storico conferiscono a quest'area potenzialità che purtroppo gli interventi in questo momento in corso di realizzazione stanno scongiurando.
Premesso questo, il primo obiettivo è stato quello di concepire un disegno per il nuovo quartiere: un impianto realmente urbano, lontano dall'idea purtroppo diffusa di lottizzazione, capace invece di donare alla città nuovi spazi di vita sociale gradevoli e suggestivi, dare dignità ai percorsi stradali esistenti con alti edifici che fanno da quinta architettonica (cosa che accade nella concezione antica di città e che tanto ammiriamo nel nostro centro storico), creare una parte di città omogenea e al contempo varia e ricca di suggestioni spaziali diverse e mai monotone, e, infine, studiare nuove tipologie che rappresentino un punto d'incontro tra il desiderio di molti di avere una casa unifamiliare con la propria privacy e il desiderio di molti architetti di vedere realizzata una città aggregata in cui si recuperi la vita sociale del vicinato, un tempo avorita dalla città antica.
Alla vasta scala dunque il progetto proposto rappresenta un vero e proprio Masterplan, cioè un piano-guida che, fissato un impianto generale, contiene e suggerisce volumetrie, altezze, distanze, pur lasciando margini di libertà ai vari progettisti che ipoteticamente interverrebbero nella progettazione successiva dei singoli edifici, delle tipologie abitative, della composizione delle facciate, nel rispetto comunque della normativa urbanistica e del regolamento edilizio. Sancita oramai l'inefficacia del PRG quale “strumento principe dell'urbanistica” (così spesso è stato definito), occorrerebbe una riforma della legge urbanistica e dei suoi strumenti. L'esperienza recente di molti paesi europei (caso eclatante il Borneo Sporenburg di Amsterdam) dimostra che l'utilizzo del Masterplan offre risultati positivi e permette la costruzione di parti di città contemporanea belle quasi come i nostri centri storici. Unico esempio italiano di applicazione di un approccio simile, ma i cui risultati saranno valutabili solo tra qualche anno quando i lavori saranno terminati, è l'area di Novoli a Firenze (terminata l'Università di Adolfo Natalizi e quasi ultimati i lavori del Palazzo di Giustizia progettato da Leonardo Ricci nel 1985), dove Leon Krier ha tracciato un impianto e definito volumetrie, altezze e indicazioni di vario tipo, e in cui giovani architetti italiani si sono cimentati nella progettazione degli edifici.
In questo senso l'idea di Masterplan ha aiutato a rendere possibile una unità in architettura, dove singole parti si trovano ad essere parti integranti e armoniche di un tutt'uno organico. Il problema dell'unità in architettura è uno dei punti salienti di questa tesi e in sede di discussione è stata una questione dibattuta in maniera approfondita con la commissione di laurea presieduta dal prof. Francesco Dal Co. Nella scena della grande architettura contemporanea l'unità in architettura è spesso negata in nome di architetture-sculture che, apparendo estranee al contesto in cui sono inserite, non risolvono le problematiche sollevate dalle città contemporanee, cosicché l'unità viene intesa tuttalpiù quale schema concepito a priori dalla mente del progettista.
Partendo dalle istanze dell'architetto svizzero Peter Zumthor, questa tesi afferma invece la possibilità di una unità in architettura resa concreta se entra in gioco nella fase di progettazione un fattore esterno alla mente, che Zumthor identifica con il termine Tradizione. Viene così introdotto un approccio sintetico al progetto, in cui elementi della tradizione vengono rivisitati e attualizzati. È infatti lo spazio del baglio ragusano che ha permesso in questa tesi di concepire tutti gli spazi: l'impianto appare infatti determinato da un susseguirsi di corti e piazze di pietra; le case unifamiliari, trovandosi tra loro aggregate e tenute insieme da una alta cortina contenente logge e rampe di scale, generano spazi comuni di ritrovo. Le tre grandi piazze terrazzate, due delle quali delimitate ai lati da bassi edifici destinati a negozi, alimentari, bar, ecc… e una, quella posta all'altezza di viale Europa, destinata ad accogliere un mercato, sono il cuore del nuovo quartiere: luogo di incontro e rimembranza della piazza del Duomo di Ibla. Lo spazio di queste piazze e le cortine della abitazioni sono poi delimitate da alti edifici contenenti abitazioni a schiera, tipologia caratteristica del nostro centro storico, ad eccezione dell'edificio sul viale Europa destinato ad uffici. Le abitazioni unifamiliari sono state progettate tenendo conto delle forti insolazioni a cui siamo soggetti: piccole logge fanno da filtro e patii a doppia altezza fanno giungere la luce dall'alto, che il tal modo illuminano indirettamente tutti gli ambienti. Gli spessori generosi delle pareti in calcestruzzo armato rivestite in lastre di pietra di Modica assicurano un'adeguata riduzione delle escursioni termiche e una sicura durevolezza alle intemperie, a dispetto delle esili pareti di mattoni forati simil-cartone di cui sono realizzate molte delle nostre abitazioni della periferia ragusana, che in estate ci costringono ad abbassare le tapparelle per vivere nella penombra.
delle forti insolazioni a cui siamo soggetti: piccole logge fanno da filtro e patii a doppia altezza fanno giungere la luce dall'alto, che in tal modo illuminano indirettamente tutti gli ambienti. Gli spessori generosi delle pareti in calcestruzzo armato rivestite in lastre di pietra di Modica assicurano un'adeguata riduzione delle escursioni termiche e una sicura durevolezza alle intemperie, a dispetto delle esili pareti di mattoni forati simil-cartone di cui sono realizzate molte delle nostre abitazioni della periferia ragusana, che in estate ci costringono ad abbassare le tapparelle per vivere nella penombra.
Un'architettura proposta profondamente radicata nella nostra tradizione, nel nostro clima, ma allo stesso tempo contemporanea e concepita per durare grazie all'utilizzo di materiali nobili.
Per concludere, il metodo proposto suggerisce di guardare alla Tradizione quale fonte inesauribile di ispirazione senza negare una contemporaneità, ma anzi dando la possibilità di generare nuove spazialità e linguaggi originali. Non si tratta di un atto nostalgico, ma è un atteggiamento che prende le mosse da un giudizio di valore che si attribuisce al nostro patrimonio e la conseguente volontà di recuperare e rileggere tale patrimonio. Se un approccio analitico sembra imbalsamare il progetto urbano in schemi e forme lontane da una reale conoscenza della città, un approccio sintetico alla città, in cui il rilievo è senza dubbio il migliore strumento conoscitivo, rappresenta una più ricca e completa conoscenza del contesto in cui si progetta: un approccio maieutico in cui il progetto viene generato dal rapporto che il progettista instaura con il luogo (fatto di paesaggio, contesto urbano, clima, cultura, tradizione) e lo scopo (determinato dal rapporto con la committenza), e il cui esito non può essere stabilito a priori.
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