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Ragusa Sottosopra

n.5 del 30/10/2009

Servizi Sociali - L'intermediazione familiare "questione di cuore"

Rocco Bitetti, Assessore ai Servizi Sociali

foto articoloIl COMUNE DI RAGUSA modello innovativo per i servizi rivolti agli anziani

La famiglia coinvolta nel processo di sostegno all’anziano


Nel tentativo di migliorare lo standard di assistenza agli anziani che ricevono il nostro servizio domiciliare (ADA) abbiamo istituito all’interno dei servizi sociali, già a partire dal 2007, un servizio di mediazione interge-nerazionale con lo scopo di rendere partecipi i familiari nella cura dei loro anziani. La richiesta frequente di aumento del monte orario settimanale spesso non esprime un bisogno oggettivo di assistenza ulteriore, bensì una delega a terzi di una responsabilità che è tutta intrafamiliare; questa delega lungi dal poter essere soddisfatta integralmente dal nostro servizio ADA, che già ha dei costi esorbitanti, a nostro avviso, non può e non deve vedere i familiari degli anziani in posizione secondaria.
Affidare completamente a terzi i propri anziani non può risolvere il soddisfacimento del loro bisogno affettivo, che non può essere colmato dagli operatori esterni i quali, anche se molto professionali e accurati, non possono sopperire alle carenze affettive dei soggetti assistiti. In buona sostanza stiamo cercando di coinvolgere, nei casi in cui ciò sia necessario, nell’assistenza agli anziani la famiglia di appartenenza. Per tale motivo abbiamo spedito un invito a tutte le famiglie di anziani che usufruiscono del servizio ADA per riscrivere con i nostri assistenti sociali di area un piano di intervento assistenziale che contempli per ogni anziano non solo le ore di assistenza delle cooperative, ma anche e soprattutto le ore di assistenza dei familiari che non possono essere esclusi da tale pianificazione. A tutt’oggi hanno risposto in quaranta a cinquanta missive. Tutto ciò, realizzato in tempi non sospetti, è confortato dal grande interesse dimostrato, ultimamente, a vari livelli nei confronti di queste procedure, confermando come anche in questo campo l’amministrazione comunale, attraverso le sue politiche sociali, stia giocando un ruolo anticipatorio su alcune buone prassi nel tentativo di migliorare un servizio che è già abbastanza buono e apprezzato dalla nostra comunità. Inoltre vorrei ri-cordare che nel corso del mese di ottobre sarà pronto il bando per l’accesso al contrfoto articoloibuto per le badanti regolarizzate che consentirà, a chi ne farà richiesta, di ricevere dall’amministrazione l’equivalente degli oneri Inps.
Contiamo inoltre in tempi brevi di stilare un elenco di badanti accreditate che garantiscano, attraverso un percorso formativo codificato, tutta quella professionalità che questa figura deve avere per svolgere bene il ruolo assistenziale richiesto. Senza concedere nulla all’enfasi, siamo però convinti che questo sia il modo concreto per realizzare realmente e in maniera efficace, se non rivoluzionaria, certamente innovativa, la sussidiarietà, oltre a contrastare quella esclusione sociale di cui molto si parla ma che raramente si concretizza nelle politiche di wellfare.
Inoltre nei nostri interventi siamo confortati dai dati che emergono dall’ultimo rapporto del C.I.E.S.(Commissione d’Indagine sull’Esclusione Sociale) che pur rimarcando il ruolo della povertà, intesa letteralmente come mancanza di risorse economiche quale fattore di emarginazione, ribadisce che nel caso degli anziani non è questo il fattore predominante, a differenza delle famiglie con minori. Infatti va dato atto che il sistema pensionistico redistribuisce il reddito in maniera abbastanza uniforme su tutto il territorio nazionale e fa si che mentre il divario povertà nord sud per i minori è di uno a sei a favore del nord, nel caso degli anziani tale disparità si riduce a uno a due. Ovvio quindi pensare che per gli anziani l’esclu-sione sociale, cioè l’allontanamento dal-la comunità, potrebbe essere dovuta an-che ad altri fattori, ad esempio il conflitto genitori-figli, l’iso-lamento, la difficoltà a risolvere problemi in maniera autonoma, la mancanza di un ruolo che solo la vecchia famiglia pa-triarcale o la società contadina garantiva in maniera tradizionale, certamente con tutte le eccezioni del caso.
Naturalmente nessuno può immaginare di riportare indietro le lancette del tempo e modificare la società attuale, ma crediamo che la mediazione intergenerazionale possa per lo meno far prendere coscienza di alcune problematiche e tentare di attenuare il disagio che i nostri anziani vivono nel XXI secolo facendo ritrovare a molti di loro il piacere di continuare a vivere la loro esistenza senza auspicarne quotidianamente una rapida conclusione.

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