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Ragusa Sottosopra

n.5 del 30/10/2009

La tesi - Il Sistema Museale Ibleo

Simona Battaglia, Storico dell'arte

foto articoloLa tesi di laurea analizza la realtà nella provincia di Ragusa e propone la costituzione di un sistema museale allo scopo di migliorarne prestazioni e servizi

Moltissime città italiane, per risolvere problematiche connesse ai loro musei, piccoli o grandi che siano, hanno avviato già la costituzione di reti o sistemi museali, conseguendo numerosi vantaggi già pienamente visibili in ambito economico, sociale e turistico. Un sistema territoriale integrato non può che produrre benefici: la dimensione provinciale con-sente infatti di programmare e coordinare le attività di promozione e di valorizzazione dei musei aderenti alla rete, di programmare su larga scala l'applicazione degli standard di qualità, di realizzare le economie necessarie per raggiungere questi obiettivi.
La provincia di Ragusa è particolarmente ricca di beni culturali, testimonianze materiali e memorie preziosissime di un passato eterogeneo. Con il riconoscimento UNESCO di tale patrimonio lo “sguardo nuovo”, quello curioso del turista, è sempre più presente, grande orgoglio per la provincia, ma anche grande responsabilità e impegno per garantire ai visitatori, oltre che ovviamente alla stessa comunità territoriale, la migliore fruizione possibile di questa ricchezza.
Il patrimonio ibleo appartiene alla comunità che l'ha prodotto, la quale dovrebbe presentarlo con orgoglio e proteggerlo. Può insegnarci a capire da dove veniamo, come possiamo promuovere il nostro territorio nell'interezza dei suoi aspetti e, non da ultimo, può sicuramente essere una cospicua fonte di introiti economici, mantenendo salda la missione di “sviluppo sostenibile”. La ricerca di tesi ha svelato come attualmente nessuno dei musei esistenti sul territorio provinciale soddisfa il principio di “adeguatezza”, sancito dall’art. 118, c. 4, della Costituzione, in seguito alla novella del Titolo V ex L. cost. 3/2001, in quanto privi di strutture organizzative idonee a garantire l’adeguato esercizio delle loro specifiche funzioni. Inoltre nessun museo della provincia risponde agli standard minimi di qualità sanciti dall’Atto d’Indirizzo: questo decreto ministeriale (10 maggio 2001) è di enorme importanza, poiché rappresenta il primo atto statale che riconosce al museo lo status d’istituzione e che trasforma in norma di legge il codice deontologico dell’ ICOM. Esso si applica a tutti i musei italiani a prescindere dalla loro proprietà e gestione.
Risulta quindi utile avviare meccanismi di “auto-valutazione” che consentano di registrare le carenze dei musei e gli eventuali progressi (sarebbe auspicabile che alcuni indicatori fossero condivisi a livello sovraregionale). Tramite il lavoro di tesi ho valutato i singoli musei predisponendo delle schede tecniche impostate proprio sul modello dell’Atto d’indirizzo e intervistando il personale responsabile.
Per cifoto articolotare alcuni esempi, il Museo Archeologico di Camarina, tra i più visitati della provincia, presenta uno degli allestimenti più riusciti: il percorso è chiaro e offre punti di climax, ossia di massimo interesse per il visitatore, le vetrine sono neutre e ben disposte, i reperti esposti non sono eccessivi numericamente e sono ben distribuiti. I sussidi didattici, però, andrebbero potenziati e perfezionati puntando sulle funzioni che gli oggetti in questione avevano nella società, o sulla tecnica e sull’icono-grafia nel caso di anfore e vasellame. Per una ottimale fruizione del pubblico esiste un laboratorio didattico, ma andrebbero organizzate più mostre temporanee e attività per coinvolgere ampli strati di pubblico.
La promozione in questo senso andrebbe maggiormente curata in tutto l’ambito territoriale. Per questo motivo non dovrebbe mancare un sistema di audioguide, almeno in due lingue (italiano ed inglese) e, idealmente, un bookshop e un ristorante, servizi aggiuntivi da non sottovalutare, considerata l’ubicazione territoriale dello stesso, isolato dal centro abitato. È da curare l’aspetto delle relazioni con il territorio circostante: andrebbero individuati percorsi e visite organizzate che, a partire dal museo, muovano verso l’area archeologica, la città nuova e la spiaggia, per comprendere le trasformazioni del territorio nel corso del tempo.
Altro museo osservato è stato il Museo Antropologico a cielo aperto di Giarratana: le sale ripropongono, tramite una sapiente e fedele ricostruzione, ambienti legati ad una epoca passata e a mestieri oggi scomparsi. Gli oggetti sono completamente ricontestualizzati.
Il museo è un prezioso strumento di conoscenza antropologica, una lodevole iniziativa che però presenta alcune carenze. La segnaletica, ad esempio, è quasi del tutto assente: andrebbero apposti segnali di percorso lungo tutta la strada del quartiere vincolato e protetto come “Museo all’aperto”. Non sono presenti lungo il percorso e nelle sale pannelli esplicativi, il personale deputato è numericamente insufficiente, anche se molto preparato e motivato, i metodi di conservazione, in particolare di materiali deperibili, andrebbero aggiornati. O ancora i Musei di Palazzo Montesano, a Chiaramonte Gulfi (Museo dell’Olio, Casa Museo Liberty, Pinacoteca G. De Vita, Museo Ornitologico, Museo degli strumenti etnico - musicali), presentano un allestimento ben studiato, gli oggetti esposti sono quasi sempre contestualizzati e disposti con criterio. Ogni museo offre spunti diversi di riflessione e cerca di venire incontro al visitatore con espedienti quali il biglietto cumulativo per la visita di tutti i musei cittadini. Andrebbero però rivisti decisamente i supporti didattici: pannelli e cartellini sono insufficienti e manca la presenza di depliant che indichino indirizzo, telefono, orari e magari una piantina dell’intero palazfoto articolozo.
Questi musei, così come altri recensiti, presentano nella media le stesse carenze che si riscontrano nel settore conservazione, mancando frequentemente i finanziamenti per effettuare restauri o ristrutturazioni di sedi poco idonee, o nel settore valorizzazione e comunicazione, non garantendo ai fruitori, cittadini residenti o turisti che siano, un’adeguata fruizione dei beni conservati, né servizi didattici di supporto alla visita. Per non parlare della mancanza di promozione, tramite attività, mostre, conferenze o comunicazione tramite web, di cui soffrono i nostri musei.
“Fare sistema” vuol dire, dunque, collaborare per ottimizzare i musei sotto ogni aspetto: dalla conservazione al restauro, alla promozione e alla valorizzazione.
Credo che la fase propedeutica vada identificata con l’analisi accurata preliminare di ogni museo, la messa a norma degli edifici ospitanti le collezioni, la catalogazione esaustiva di ogni reperto, fermo restando che è impossibile valorizzare qualcosa che non è catalogato, ossia studiato e tutelato. Successivi obiettivi specifici del Sistema Museale Ibleo potranno essere l’agevolazione dell’apertura delle strutture museali con l’obiettivo di ottimizzare i tempi di apertura ed i servizi dei musei, la creazione di itinerari di interesse turistico - culturale - naturalistico che permettano di soddisfare più tipi di utenza, la diminuzione dei costi di gestione delle strutture museali, la valorizzazione del patrimonio esistente anche mediante interscambi con altre realtà museali operanti sia nella Regione che in ambito nazionale ed estero, lo sviluppo del turismo scolastico legato alle attività didattiche realizzabili all’interno dei vari musei e la creazione di possibilità lavorative per i giovani del territorio.
Necessaria quindi la collaborazione tra Provincia, Comuni e Soprintendenza (in molte città è stato costituito un Consorzio per raggiungere l’obiettivo).
Un Comitato Scientifico (o un Consiglio Direttivo) formato dai rappresentanti dei vari musei potrà formulare la pianificazione delle attività espositive temporanee, nell’evenienza itineranti, oppure la catalogazione virtuale delle collezioni, così da creare una sorta di banca dati fruibile dell’intero patrimonio nella rete telematica.
Una stretta collaborazione tra l’Assessorato ai Beni Culturali con l’Assessorato al Turismo, con i Consorzi Turistici degli Albergatori e con l’ASCOM (Associazione Commercianti) costituisce la maggiore relazione del sistema con il territorio e il punto di forza per un progetto di cultura integrato che deve puntare all’ottenimento di finanziamenti europei.
L’adeguamento a standard minimi di qualità è l’elemento discretivo per la destinazione dei fondi, condizione che, ovviamente, per i musei si rende necessaria, così come fondamentale diventa di conseguenza la pratica del fund raising.

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