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Ragusa Sottosopra

n.4 del 31/07/2009

Storia della costruzione dell’edificio scolastico di via Ecce Homo. E non solo

foto articoloDa un progetto didattico, sostenuto dall’amministrazione comunale (assessorati alla Cultura ed alla Pubblica Istruzione), orientato a valorizzare il patrimonio del passato per esorcizzare il crescente “autismo” della società dell’oggi, le insegnanti ed i ragazzi dell’Istituto Comprensivo “G.Pascoli” di Ragusa hanno condotto uno studio su un angolo importante della città storica, quello compreso fra via Ecce Homo e via Matteotti in cui ricade l’edificio scolastico. Dall’analisi di documenti, registri, materiale di segreteria rinvenuti nell’archivio della scuola e di materiale reperito nell’archivio storico del Comune, nell’archivio di Stato e nella biblioteca comunale, è nato “La mia scuola è un monumento”, opuscolo di 120 pagine che ricostruisce le vicende legate alla edificazione dell’istituto scolastico, offrendo uno spaccato molto interessante dei vissuti della società locale, specie in epoca fascista. La narrazione prende avvio dalla ricostruzione post-terremoto della nuova città sulla collina di contrada Patro e focalizza l’attenzione sulle prime case d’abitazione costruite in via Ecce Homo. Una di queste fu palazzo Capodicasa, probabilmente realizzato tra il 1698 ed il 1699, al civico 87, ad angolo con l’allora via Collegio, poi via Emanuele Antoci ed oggi via G.Matteotti. Per alterne vicende l’immobile, nei primi anni del ‘900, assunse il soprannome di “Palazzo della Miseria”, perché la sua proprietaria, Francesca Capodicasa, moglie del barone Antonio Rosso, rimasta presto vedova e senza figli, cadde in miseria. Ad acquisire successivamente il palazzo fu la famiglia Garofalo, che sostenne materialmente fino alla morte la baronessa Capodicasa. La decisione di espropriare l’immobile per la costruzione di un edificio scolastico risale già al 1903, ma la famiglia Garofalo vi si oppose fin dall’inizio.
Una lunga kermesse giudiziaria per stabilire l’indennità di espropriazione ci porta a cavallo tra gli anni ’20 e ’30 per documentare la demolizione del palazzo e al 1942 per il completamento dell’espropriazione del suolo necessario per la costruzione dell’edificio scolastico con l’ampliamento di altri 200 mq. Il primo progetto dell’edificio fu redatto dall’ing. Giovanni Migliorisi nel 1903,ma non fu mai realizzato per le lungaggini legate alle espropriazioni che lo resero nel tempo anacronistico. L’edifico scolastico di via Ecce Homo viene concepito a seguito della obbligatorietà dell’istruzione introdotta dalla legge Coppino del 1877. Dalle ricerche condotte dal gruppo di lavoro sull’istruzione a Ragusa prima del periodo fascista risulta l’inesistenza di edifici scolastici per l’istruzione elementare che era invece esercitata in locali dislocati in vari punti della città ed in alcune case private (famosa era a scola ra Tina, unica scuola privatfoto articoloa di Ragusa. Si trovava in via S.Vito, n.93). Nel 1929 l’ing. Capo dell’Ufficio Tecnico comunale Giorgio Schembari così lamentava in una relazione: ...Doloroso fenomeno che stringe il cuore di ogni onesto cittadino in Ragusa è lo stato delle scuole elementari: raminghe da una sede all’altra esse ora han finito col trovare albergo in locali che paiono inventati da un acerrimo nemico dell’igiene e delle pulizie.
Un nuovo progetto fu redatto nel 1930 dall’ufficio tecnico del Comune, su disegni del prof. Architetto Ugo Tarchi di Roma, sponsorizzato dal gerarca ragusano Filippo Pennavaria, che progettò per Ragusa anche altre opere pubbliche come il Palazzo del Governo.
Il progetto prevedeva la realizzazione di 33 aule, oltre all’aula della direzione, due sale per maestre e maestri, il seminterrato adibito a biblioteca, l’alloggio del custode, sale per docce e magazzino. L’ importo netto totale di tutta l’opera si quantificò in £ 1.962.895,38.
Fu eseguita dalla società edile “La Nuova Provincia” di Ragusa e completata nel 1932. Il testo approfondisce anche aspetti della vita della scuola in epoca fascista come la partecipazione alle adunate organizzate dall’Opera Nazionale Balilla, il tesseramento degli alunni all’O.N.B., lo svolgimento dell’educazione fisica, i patronati scolastici, i registri personali degli insegnanti. “Ho un bel predicare che bisogna iscriversi Balilla, i bambini in classe s’entusiasmano e mi dicono: Domani porto i soldi. Ma il domani, molto melanconici in viso, vengono a dirmi: mio padre non ha i soldi. Non lavora…Che dire? Che rispondere? Solo pochi hanno portato le cinque lire per la tessera …Oggi la Sig.na Direttrice ci chiama a raccolta e ci comunica la volontà dei dirigenti dell’Opera Nazionale Balilla.
La maggior parte degli insegnanti di Ragusa abbiamo pochi iscritti all’O.N.B.. Si deve ottenere la totalità degli alunni. Si devono tesserare tutti! Ci vuol poco a dirlo, ma ad ottenerlo? C’è o non c’è la crisi economica?
Sono alcune delle annotazioni riportate sulle pagine del registro dedicate alla “cronaca ed osservazioni dell’insegnante sulla vita della scuola” di certa Spadola Raffaella, maestra in una prima classe maschile nell’anno scolastico 1932-33, XI dell’era fascista.
Il libro riporta aneddoti, personaggi, vicende di storia locale, riproduzione di atti e documenti originali, foto d’epoca: un ottimo lavoro di ricostruzione, condotto anche con l’ausilio di esperti e di testimoni (Mimì Arezzo, Francesca Cascone, Vincenzo Criscione, Giorgio Flaccavento, Francesco Garofalo), che sa offrire una lettura appassionante della storia della città attraverso un monumento nato come scuola, perché i giovani possano “innamorarsi” della propria terra e decidere di non abbandonarla mai…, come recita l’epigrafe sul retro copertina.

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