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Ragusa Sottosopra

n.2 del 03/04/2009

La Cina è vicina

Franco Celestre

foto articoloIl grande paese asiatico come mercato di sbocco dei prodotti agroalimentari ragusani

La Cina è guardata con attenzione da tutti gli operatori economici internazionali, non solo per i dati macroeconomici che mettono in evidenza uno sviluppo molto rapido di quasi tutti i settori più importanti dell'economia, ma soprattutto perché in Oriente è concentrata una gran parte della popolazione mondiale. Un mercato quello cinese che, sebbene di elevate dimensioni con una popolazione che supera 1,3 miliardi di abitanti, si presenta ancora oggi relativamente acerbo e pieno di contraddizioni, ma in continua espansione.
La Repubblica Popolare Cinese, entrata a far parte dell'Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO) solo nel 2001, sta subendo un forte cambiamento, che sfocia nelle variazioni delle preferenze e del reddito dei consumatori, i quali si stanno orientando sempre più verso gusti occidentali.
L'agroalimentare è uno dei settori dove maggiormente si rispecchiano questi cambiamenti, con elevati tassi di crescita dell'esportazione nel paese asiatico e valori record per vino, olio, prodotti lattiero-caseari e pasta. Questo fenomeno è da attribuire principalmente al cambiamento dei gusti dei consumatori cinesi, i quali stanno ampliando la propria dieta, aumentando le quantità di carni bianche, uova, latticini, pesce e oli vegetali raffinati, al contrario, la quota di prodotti alimentari tradizionali, come riso, grano, verdure e carni suine, è in diminuzione.
La complessità della situazione economica di questo grande Paese mostra la Cina non solo come una minaccia, ma come un opportunità per il settore agroalimentare siciliano. Infatti, se da un lato il mercato italiano sta subendo una forte concorrenza da parte di alcuni prodotti agroalimentari cinesi, i quali sono il risultato dell'agropirateria o prodotti di una filiera non appropriatamente regolamentata da sistemi di controllo sicuri ed efficaci, dall'altro il reddito in rapida crescita della popolazione cinese e uno stile di vita che a causa della globalizzazione diventa sempre più conforme agli standards occidentali, pone le basi per lo sviluppo di relazioni con i partner italiani e siciliani in particolare. La Cina, come già detto, rappresenta un mercato dallo straordinario potenziale per i prodotti agroalimentari made in Sicily ed in particolare per i nostri prodotti locali ragusani che i cinesi sembrano apprezzare molto. E' in quest'ottica che è nata l'esigenza di inviare una rappresentanza del Comune di Ragusa nel mese di dicembre 2008 in Cina. Tale esperienza, nata allo scopo di guidare lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle piccole e medie imprese siciliane, ha consentito di trovare un possibile canale di sbocco commerciale, di favorire la promozione delle produzioni agroalimentari del nostro territorio nel mercato cinese, di avviare rapporti e partnership con le imprese locali, ma soprattutto ha consentito alle imprese della nostra provincia, ed in particolare del comune di Ragusa, di farsi conoscere in un mercato ancora in una fase di avvio dello sviluppo di alcuni settori, che lascia spazio all'entrata di nuovi operatori. Oltre ad una rappresentanza del Comune di Ragusa, costituita dal presidente del consiglio comunale Titì La Rosa e dallo scrivente, ha partecipato anche il CoRFiLaC (Consorzio Ricerca per la Filiera Lattiero -Casearia) nella figura del vice presidente Francesco Fratantonio. Erano inoltre presenti alcuni rappresentanti di aziende agroalimentari ragusane.
La missione ifoto articolon Cina ha consentito di intrattenere rapporti diretti utili all'attività di sensibilizzazione dei consumatori, di creare il presupposto per la costituzione di una comunità di affari e un clima di fiducia e di instaurare un rapporto di collaborazione con l'ICE (Istituto per il Commercio Estero) per porre le basi per l'Expo Universale che si terrà a Shanghai nel 2010.
In questa occasione i prodotti ragusani hanno conquistato i palati cinesi; particolarmente apprezzati sono stati olio, vino, trasformati e formaggi, avviando una serie di iniziative per l'esportazione di questi nostri prodotti.
Durante il soggiorno a Shanghai i produttori cinesi hanno consentito alla nostra rappresentanza di visitare i luoghi di produzione e fare apprendere i loro sistemi di lavorazione, di vedere gli uffici e i loro magazzini di stoccaggio. Nel contempo si sono mostrati interessati a conoscere la nostra filiera produttiva; a questo scopo è già in programma una visita da parte di alcuni produttori cinesi presso le nostre aziende per il prossimo mese di maggio. Naturalmente non bisogna sottovalutare le difficoltà rappresentate soprattutto dagli ancora bassissimi costi di produzione dei competitors cinesi che rendono difficile il dialogo. Per superare questo gap è importante per i nostri produttori rivolgersi ad un mercato di nicchia, capace di apprezzare i nostri alimenti di qualità e disposto a pagare di più per usufruire dei nostri prodotti, sani e sicuri. Le esperienze in altri settori, come ad esempio quello dell'abbigliamento, dimostrano che i consumatori cinesi apprezzano notevolmente il prodotto made in Italy. Il consumatore a reddito medio-alto, che rappresenta la fascia di reddito in continua espansione (circa 300 milioni di persone nel 2007, destinata a raddoppiare nel 2010), se attratto da un prodotto, certamente sarà disposto ad acquistarlo anche ai prezzi europei. In quest'ottica sarebbe importante incentivare ulteriormente le operazioni di marketing in Oriente e fare in modo che questi nostri prodotti locali diventino uno status symbol per il consumatore.
In questo momento storico in una società, quella cinese, sempre più occidentalizzata, attenta alle apparenze e ad ostentare la propria ricchezza, entrare nel modo giusto nel mercato porterebbe certamente notevoli vantaggi per i nostri produttori. E' quindi importante individuare in breve tempo i possibili canali di sbocco commerciali, favorire la promozione delle produzioni alimentari ragusane e realizzare incontri, degustazioni con la presenza di importatori e operatori locali. Di passi per approdare nel mercato cinese ne sono già stati fatti tanti ma è opportuno non fermarsi e proporre altre soluzioni che diano un'ulteriore svolta all'esportazione di questi nostri prodotti. Appare chiaro che il consumatore cinese a reddito medio-alto apprezza notevolmente le nostre produzioni e mentre per i prodotti agroalimentari trasformati non deperibili, per le quali esiste già un mercato, diventa semplice l'esportazione, sarebbe fondamentale che anche per i nostri alimenti freschi, come gli ortofrutticoli, si pongano le basi per approdare nel mercato cinese. La Regione non dovrebbe permettere di far perdere questo treno ai nostri produttori e, anzi, muovendosi in questa direzione, potrebbe incentivare la ricerca e concedere finanziamenti, ad esempio, per studiare e migliorare la resistenza dei prodotti deperibili, così da agevolare l'esportazione degli agroalimentari freschi anche in paesi più lontani come la Cina.



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