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Ragusa Sottosopra

n.1 del 06/02/2009

Maria Paternò Arezzo
Cento anni di riconoscenza

Mimì Arezzo, Assessore alla Cultura

foto articoloCelebrato dalla città di Ragusa il centenario della morte della benefattrice iblea

Il 28 dicembre 1908, come sappiamo, sotto le macerie del suo palazzo distrutto da un terribile terremoto moriva a Messina Maria Paternò Arezzo, principessa di Castellaci. Malgrado la giovane età (aveva appena trentotto anni) aveva già predisposto un testamento nel quale destinava, mostrando un grande amore per la sua città nativa Ibla, gran parte del suo ingente patrimonio per realizzare un ospedale dotato di trenta letti riservati ai poveri. Un grande atto d’amore, che consentì alla nostra città di fare un balzo in avanti nella sua organizzazione sociale. A distanza di cento anni, l’amministrazione comunale di Ragusa ha voluto celebrare degnamente la grande benefattrice, organizzando una serie di manifestazioni che hanno visto una commossa e nutrita partecifoto articolopazione di pubblico. L’assessorato alla cultura si è valso, nell'occasione, dei suggerimenti e del validissimo aiuto del gruppo di lavoro di un corso Enfap (Carlo Cosentini, Donato Migliorisi, Giancarlo Tribuni Silvestri, Giovanna Mattarella, Giuseppe Nuccio Iacono, Laura Garfì, Lorena Distefano e Maria Grazia Gulino), coordinato dall’arch. Giuseppe Nuccio Iacono e dal prof. Totò Arezzo.
Il 27 dicembre scorso è stata accesa una grande insegna luminosa sulla facciata dell’ospedale, recante appunto la scritta “Ospedale Maria Paternò Arezzo”; un doveroso omaggio che, grazie alla sensibilità del dott.Calogero Termini, ha cancellato (speriamo per sempre) la dicitura “OMPA”, vergognosamente anonima.
Domenica 28, effettivo anniversario del terremoto, il Vescovo di Ragusa Mons. Paolo Urso ha celebrato una messa solenne nel Duomo di San Giorgio, la chiesa dofoto articolove soleva recarsi Maria Paternò Arezzo; presenti le delegazioni ufficiali e i gonfaloni del Comune di Ragusa, della Provincia Regionale, dei Comuni di Chiaramente e di Santacroce, nonché di numerose Confraternite.
Presenti anche le delegazioni ufficiali della Croce Rossa e dell'UNITALSI, oltre a numerosi Cavalieri del Sovrano Ordine di Malta. Nel corso della cerimonia, affollata e toccante, la giovanissima Vicky Diquattro, pronipote di Maria Paternò Arezzo, ha dato lettura del testamento della benefattrice; infine, dopo gli attesi interventi del sindaco Dipasquale e del presidente della Provincia Antoci, il corteo ha raggiunto, accompagnato dalla banda municipale di Ibla, il Palazzo Donnafugata, residenza di famiglia della celebrata, dove è stata scoperta una lapide celebrativa e deposta una corona d'alloro.
Si è quindi inaugurata, nel teatro dello stesso palazzofoto articolo, la mostra dedicata a Maria Paternò Arezzo, con l'esposizione di alcuni oggetti e capi di abbigliamento (fra cui il sontuoso abito da sposa) a lei appartenuti, e di alcuni quadri e foto del terremoto di Messina. Particolarmente toccante l’ascolto, a sipario chiuso, delle musiche dell’Ai-da, opera che era stata suonata al Teatro Regio di Messina poche ore prima del devastante terremoto. Nel vicino Circolo di Conversazione, intanto, a cura delle Poste Italiane venivano distribuite cartoline con l'annullo celebrativo del giorno.
Numeroso e interessato il pubblico che ha partecipato il 29 dicembre al convegno “Maria Paternò Arezzo e il Suo Ospedale”. Dopo il mio intervento come coordinatore del convegno e del dott. Calogero Termini, presidente dell'Ente Ospedale, si sono avute le relazioni del prof. Gaetano C.Cosentini, che ha parlato di aspetti inediti della vfoto articoloita privata di Maria Paternò Arezzo, dell'avv. Mimmo Arezzo (ex sindaco di Ragusa) che ha trattato gli aspetti giuridici legati al testamento e del dott.Giancarlo Iaia, che ha narrato episodi e tratti storici delle origini dell'ospedale.
A chiusura delle celebrazioni è stato sistemato nell'aula consiliare del Comune di Ragusa uno splendido quadro raffigurante la benefattrice, dipinto cento anni fa dal pittore Corrado Leone su commissione del consiglio comunale del tempo, ed adesso restaurato, presso il laboratorio specializzato Patanè, dalla dott.ssa Concita Alagna, su incarico dell'assessorato alla Cultura (il dipinto presentava evidenti danni di carattere antropico, presenze di cataboliti di mosca nella tela e mancanze di decorazioni nella cornice).
Celebrazioni impregnate d'amore da parte di una città che non ha dimenticato la sua sfortunata e generosa figlia.

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