Intitolata una piazza di Marina di Ragusa a Vincenzo Rabito, autore di "Terra Matta"
Documento del 28/07/2011
L’ex piazza 448, ubicata a Marina di Ragusa tra via Vitelli e via Scicli, è stata intitolata il 20 luglio scorso a Vincenzo Rabito, autore di “Terra Matta”, l’autobiografia che ha vinto il “Premio Pieve-Banca Toscana nel 2000 e che è stata pubblicata da Einaudi nel 2007, ottenendo un grosso successo di pubblico e critica. “Non potevamo che fare questo omaggio ad un figlio di questa provincia che ha dato luce con la sua opera, ormai famosissima, alla nostra terra”, con queste parole il sindaco Dipasquale ha aperto la cerimonia di intitolazione, dopo il rito di benedizione pronunciato dal parroco di Marina di Ragusa, Don Mauro Nicosia. Presenti alla cerimonia l’assessore Venerando Suizzo, il collaboratore del sindaco per le problematiche della frazione marinara Angelo La Porta, il comandante dei vigili del fuoco ing. Emanuele Carano, Nello Tiralongo, che già da consigliere di circoscrizione si era fatto promotore dell’iniziativa, ed i figli Gaetano e Salvatore Rabito. Ed è stato il figlio Gaetano a riassumere, dopo i ringraziamenti al Comune di Ragusa per questo riconoscimento, l’importanza della figura di Vincenzo Rabito nel panorama della letteratura italiana, considerato un caso letterario di grande rilevanza sia dal mondo accademico, che dalla critica letteraria.
Rabito nasce a Chiaramente Gulfi nel 1899. Dal 1967 fino alla morte vivrà a Ragusa. Da semi-analfabeta, racconta nel suo monumentale dattiloscritto autobiografico (1027 pagine ad interlinea zero scritte tra il 1968 ed il 1975 con una vecchia Olivetti e ritrovate dal figlio Giovanni dopo la sua morte) le vicissitudini di una intera esistenza: la fatica del lavoro e del vivere come bracciante, la partecipazione ancora diciottenne alla prima guerra mondiale partendo per il Piave, la guerra d’Africa ed il secondo conflitto mondiale, il tempo vissuto in Germania come minatore, il matrimonio, la famiglia, i figli, gli anni ‘60.
La riduzione dell’opera è stata curata da Evelina Santangelo e Luca Ricci per Einaudi, esattamente come Rabito l’ha scritta, senza cambiare una parola.
(F.M.)
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