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Ragusa Sottosopra

n.5 del 10/10/2011

Terra Matta diventa un film documentario

Faustina Morgante

foto articoloQuaderni dattiloscritti. Uno,due,tre,quattro,cinque,sei,sette. Milleventisette pagine piene, fitte, lettere battute sul foglio senza respiro spaziale. Un flusso di punti e virgola che cadenzano compulsivamente le parole del racconto di una vita “desprezata” che si srotola sotto gli occhi del lettore catturandone fin da subito lo stupore, il sorriso, l'empatia. Sono le vicende di Vincenzo Rabito, nato a Chiaramonte Gulfi il 31 marzo 1899 e morto a Ragusa nel 1981. Ex bracciante, semianalfabeta, per ben sette anni ogni giorno ha scritto con una vecchia Olivetti (lasciata a casa da uno dei figli) le sue “memorie”, in una lingua orale dialettale “tradotta” in un suo italiano scritto: praticamente una lingua inedita, sgrammaticata ma potente. Gli stentfoto articoloi della famiglia, i lavori della terra, le due guerre, il fascismo e l'Africa, la Germania, il dopoguerra, il matrimonio, i figli, gli anni '60: un'epopea nazionale raccontata da un figlio del popolo qualsiasi del profondo sud con un codice senza sovrastrutture, chiaro, diretto, di una lucidità disarmante. Un semianalfabeta che sa raccontare fatti piccoli e grandi con il disincanto della sua verità, della sua lettura del mondo verso cui Rabito si pone come “uomo centrato”, senza coltivare idealismi o appartenenze: concretezza, vitalità, scaltrezza, acume e ironia lo guidano lungo le strade tortuose della vita e non lo fanno mai soccombere.Questa monumentale autobiografia ha vinto il “Premio Pieve - Banca Toscana” nel 2000, è diventata un libro, foto articoloTerra Matta”, edito nel 2007 da Einaudi, a cura di Evelina Santangelo e Luca Ricci, e tra poco sarà anche un “docu-film” - Terra Matta. Il novecento italiano di Vincenzo Rabito analfabeta siciliano - prodotto da Chiara Ottaviano Cliomedia Officina in coproduzione con Cinecittà Luce, per la regia di Costanza Quatriglio e con la partecipazione dell'attore Roberto Nobile, anch'egli di origine iblea, amico di vecchia data del figlio di Rabito, Giovanni, alla cui intuizione e determinazione si deve la nascita di questo caso letterario.“Mi sono subito innamorata di questa storia- ha detto la produttrice Chiara Ottaviano alla conferenza stampa sulle riprese del film che si è tenuta il 16 settembre scorso presso la Camera di Commercio - foto articoloUna storia che appartiene a Chiaramonte, alla provincia iblea, alla Sicilia, all'Italia.
Rabito è un ultimo che ha raccontato le vicende della sua vita con estrema sincerità e assenza di ideologie.
Una storia che riesce a fare leva sui giovani, perché affascina leggere come si trovavano mille strade quando non si aveva niente e oggi, invece, che si ha tanto si ha difficoltà ad andare oltre il “già pronto”
. La regista palermitana Costanza Quadriglio ha voluto centrare la narrazione sul filo conduttore della “strada”. “E' un film di strade, le strade di Rabito - dice con l'entusiasmo scritto negli occhi - Stiamo facendo un film complesso dal punto di vista della realizzazione perchè le strade di Rabito sono infinite, sonfoto articoloo tantissime. Sono private, ma sono anche universali. Sono i percorsi che lui fa, ma sono anche i percorsi mentali. Per noi la scommessa è restituire l'aspetto immaginifico di Rabito, la sua potenza narrativa”. Per raccontare la Storia, quella collettiva, di cui è partecipe Vincenzo Rabito, si utilizzano i documenti visivi dell'istituto Luce. La regista spiega l'utilizzo testuale del materiale d'archivio: “Noi la penetriamo questa storia ufficiale, la sporchiamo, la facciamo un po' spuria, come Rabito”.
Non è usuale avere una “vita” dopo la propria morte. E' un privilegio che appartiene a pochi. Avere ancora una storia in divenire… E chissà come Vincenzo Rabito, brillante scrittore ignaro e di successo, ce l'avrebbe raccontata.

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