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Ragusa Sottosopra

n.5 del 10/10/2011

I Cavalieri di Malta nell'antica Ragusa

Andrea Ottaviano, Storico

foto articolo

La Commenda di Modica-Randazzo e la chiesa di Santa Maria Odigitria (Itria) già di San Giuliano



“Sapete cosa ho da dirvi?- si mise a gridare il marchese Li Moliche - se non avessi il vitalizio della mia Commenda di Malta per non crepare di fame, sarei costretto anch'io a dare un calcio a tutta la nobile parentela….sarei costretto a scopare le strade” (G.Verga Mastro Don Gesualdo).“Furono pari del Regno, grandi di Spagna, cavalieri di Santiago e quando salta loro il ticchio di essere Cavalieri di Malta non hanno che da alzare un dito e via Condotti sforna loro i diplomi senza fiatare come se fossero maritozzi” (Tomasi di Lampedusa - Il Gattopardo). Due visioni, nei grandi scrittori siciliani, che rispecchiano il comune sentire della gente nei confronti del glorioso Ordine; che è ben altro. L'Ordine religioso cavalleresco Gerosolimitano di San Giovanni, conosciuto come Ordine di Malta, è stato fondato in Terrasanta nell'XI secolo dai monaci benedettini con finalità ospitaliere. Fra' Simeone di Siracusa (950-1035 ), cavaliere e monaco benedettino, ne è considerato il fondatore. Egli profuse la sua lunga attività pastorale e la sua opera caritatevole nell' assistenza ai pellegrini della Terrasanta; tra il 1008 e il 1028 fu capo-ospedaliere del Sacro Ospizio e Sacro Ospedale Benedettino-amalfitano di Gerusalemme, cioè della “Sacra Domus Hospitalis” fondata dai Benedettini. Ad essa si unirono alcuni laici amalfitani, dando vita ad una confraternita che dopo il 1022 prese il nome di foto articolo“San Giovanni Battista”, pur continuando a dipendere dall'abate benedettino.
Frà Simeone è pertanto l'iniziatore dell'attività ospitaliera dell'Ordine, primo Gran Maestro ed anche il primo Santo italiano canonizzato con il primo processo di beatificazione, sia orale che scritto, intercorso tra il postulatore della causa, l'arcivescovo di Treviri( Germania), e la S. Sede, e deciso esclusivamente da quest'ultima e dal Papa Benedetto IX . La città di Treviri gli ha intitolato la via ( Simeonstrasse) e la piazza principale. Siracusa ne celebra la festa il 1° giugno con officiatura propria e gli ha pure intitolato una via nell'antichissimo quartiere di “San Giovanni alle catacombe”. Gli successe, ma dopo un certo periodo, fra' Gerardo, che ottenne tra il 1100 e il 1120 l'autonomia dall'abate benedettino.
L'Ordine, già monastico e laico, operando nel periodo delle crociate, divenne anche internazionale e cavalleresco con un'armata numerosa ed efficiente divisa in tre ordini: milites, servientes e clerici: quest'ultimi erano gli ecclesiastici addetti al culto.
Terminata nel 1291 l'ottava crociata, sciolto l'ultimo residuo dell'esercito, il gran Maestro del tempo, Giovanni de Villiers, non abbandonò il Levante ma si trasferì a Cipro dove creò anche una flotta. L'Ordine vi rimase sino al 1308, anno in cui tolse all'impero bizantino l'isola di Rodi della quale divenne proprietario con tutte le prerogative spettanti ad uno stato sovrano. I Gerosolimitani vi rimasero sino al 1522 chiamandosi “di Rodi”, poi si trasfefoto articolorirono a Malta e vi rimasero sino al 1798; l'Ordine si chiamò “di Malta”.
Per otto secoli l'Ordine offrì un diffuso servizio ospedaliero e, ove necessario, combatté per mare e per terra corsari e “turchi”.
Nella regola per il servizio degli ospedali, risalenti al XIII secolo, si dispongono puntigliosamente le disposizioni per l'accoglienza dei poveri che si presentavano alla porta: Se il portinaio è un frate, subito lo accolga, se riterrà che debba essere assistito; se invece non fosse un frate, informi di ciò la Priora che si recherà sul posto o manderà una suora, non brusca o burbera bensì amabile. Il povero entrava subito nel clima segnato dalla religione: l'infermo prima di essere accolto confessi i suoi peccati e si comunichi con devozione. Sia poi accompagnato a letto e lì come Signore della casa sia servito con amorevole carità fino a che non sia ristabilito. Negli Ospedali vi erano anche i medici “esperti che sappiano riconoscere le qualità delle urine e i diversi stati morbosi dei malati per poter somministrare le medicine più adatte”. A tutte le Commende priorali o magistrali dei vari Stati si aggiungevano, per arricchirle, “Commende familiari di diritto patronato” (cioè diritto ereditario e perpetuo), istituite da nobili tramite Fondazioni abitualmente legate alla chiesa dell'Ordine nella loro città.
Tra le maggiori “Commende” siciliane - magistrali e priorali - del Sovrano Militare Ordine Gerosolimitano di Malta, si deve certamentfoto articoloe annoverare l'antichissima e celebre “Commenda di Modica” che ebbe cinquecento anni di vita. Fondata nel secolo XIV, dai Chiaramonte, conti-sovrani dal 1296 al 1392 del grande Stato comitale e plurifeudale di Ragusa, fu denominata “ Commenda di S.Giovanni Battista di Modica” perché ebbe la sua prima sede nella chiesa di S. Giovanni di Modica, edificata intorno al 1350 dai predetti “potentissimi domini totius comitatus”. Il beneficio commendale fu dotato di 450 onze di rendita annua, con 14 privilegi. Martino d'Aragona, XIX re di Sicilia, dopo la condanna degli avversi Chiaramonte nel 1392, confermò in quello stesso anno tutti i sopraccennati 14 privilegi; trattando infatti della “Commenda di Modica”, lo storico Rocco Pirri così scrive: “S. Joannis hospit. Jerosolym. Commenda antiquissima quam, uti de jure patron. reg. simul et alias Ragusiae, et Heracliae Rex Martinus ann. 1391 - 15ª ind. in lib. Cancell. fol. 134, dedit”. La citazione concorda, peraltro, con quanto è ricordato nel libro delle “Sacre Visite” del vescovo della diocesi di Siracusa mons. Ludovico Platamone del 1542. Lo stesso re Martino (1392-1409) concesse inoltre alla “Commenda di Modica” di disporre di un ospizio (o Sacra Domus Hospitalis) per i pellegrini e per gli ammalati. Il 21 marzo 1580 ebbe confermati i suoi privilegi anche dal re Filippo I di Spagna. Oltre che dal re Martino la Commenda fu altresì arricchita dai conti-sovrani Caprera (1392-1480) e dai loro eredi e successori Henriquez de Caprera(1481-1741) confoto articolo feudi e rendite.

LE CHIESE COMMENDALI

In progresso di tempo la "Commenda di Modica" ebbe, sotto la sua diretta ed esclusiva dipendenza, cinque chiese commendali:
  • S. Giovanni Battista di Modica, servita da quattro “presbyteri”, che in virtù della priorità della sua fondazione esercitava il diritto di “Chiesa Madre” sulle altre quattro seguenti;

  • Giuliano o S. Maria d'Itria di Ragusa alla quale nel 1626 fu aggregata la “Commenda di S. Giovanni Battista di Ragusa”- di giuspatronato familiare - fondata in quell'anno da Fra' Blandano Arezzo di Serri;

  • S. Giovanni Battista di Chiaramonte Gulfi, con l'annessa Commenda di S. Giovanni di Randazzo, che diede origine anche alla denominazione “Commenda di Modica e Randazzo”;

  • S. Biagio di Terranova (Caltanissetta);

  • S. Maria dell'Orto di S. Filippo d'Agira (Enna).

La Commenda di Modica non era soggetta alla giurisdizione vescovile della diocesi di Siracusa ma dipendeva direttamente dal Gran Priorato di Messina; la sua Chiesa Madre era quella di San Giovanni Battista, della quale rimangono le principali strutture murarie sull'attuale Piazza Matteotti; sopra la cornice marcapiano vi è ancora la prima Croce dell'Ordine, un monolite rettangolare della “Sacra Hierosolymitana Religio S.H.R.”.
Santa Maria dell'Itria di Ragusa godeva anche essa di questo privilegio, trfoto articoloanne che per l'altare dedicato alla Madonna: infatti in tutte le visite pastorali è citato solo quest'altare. Questo stato di diritto melitense di tutta la Commenda, dopo aver ricevuto varie conferme e vari riconoscimenti durante i secoli della sua esistenza, fu ulteriormente confermato e riconosciuto, con decreto del 21 febbraio 1832, anche da Ferdinando II re delle Due Sicilie, il quale, a maggior prestigio della commenda “de qua”, volle assegnare la stessa a suo fratello Carlo di Borbone, principe di Capua. In seguito alla rivoluzione siciliana del 12 gennaio 1848 tutti i beni della Commenda di Modica-Randazzo furono confiscati dal governo provvisorio, che ne affidò l'amministrazione alla Direzione Generale dei Rami e Diritti Diversi di Palermo. Tuttavia, ristabilito il governo borbonico nel maggio del 1849, il principe di Capua ottenne la "restitutio in integrum" della Commenda, già toltagli. Ma fu solo una piccola parentesi, perchè, con decreto del 25 maggio 1862, tutti i beni commendali ed ecclesiastici vennero dichiarati “di regio patronato” e, quattro anni dopo, in forza della legge del 1866 di reversione dei beni ecclesiastici, vennero proclamati di pertinenza del demanio del nuovo regno d'Italia. Da quella data i beni e le chiese della gloriosa Commenda ebbero destini diversi.
La chiesa di Santa Maria Odigitria (Itria) già di San Giuliano e il suo “spitali”
E' stata edificata tra il 1350 e il 1391, anno in cui re Martino la riconfermò all'Ordine di Malta che l'ha posseduta sino foto articoloalla soppressione del 1866. Poiché San Giovanni di Modica fu fondata nel 1350, e per questo esercitava il diritto di “Chiesa Madre Commendale”, la prima Chiesa dell'Itria è sorta nel periodo compreso tra queste due date. Ad essa era collegato quasi certamente un ricovero per i pellegrini, e poi l'Ospedale creato in occasione della peste del 1537. Infatti il “quartiere dello spitali presso la Piazza degli Archi” viene nominato per la prima volta nei reveli del 1567 “Censi minuti in denari di Ragusa”.
Nella visita pastorale dell'8 luglio1603 effettuata dal Vescovo Giuseppe Saladino, appena nominato dopo la morte del Vescovo Castellano Orosco, viene pure citata la Confraternita di San Giuliano e “lo spitali di San Giuliano - bono albergo".
In quanto all'ospedale e alla chiesa nel XVII secolo abbiamo la descrizione di Leonardo Lauretta, il quale però omette di dire che in essa vi si officiava con il rito greco:Ospedale de' Poveri, detto “Il Vecchio”, sotto titolo di San Giuliano. Esso è ottimo e tiene buone rendite e si erogano tarì sei al mese per ogni bastardo pel sostentamento di sei anni. L'albergo serve anche d'ospizio ai Peregrini forestieri che vi giungono…la venerabile Chiesa di San Giuliano, o Maria SS. dell'Itria, è commenda di Malta ove il suo cappellano è suffraganeo del Priorato di Messina. Essendo stata prima in cura del Re Martino, al presente è in dirizione della S.R. Gerosolomitana; il suo Cappellano è fra' Giuseppe Donzella, dottore in medicina, venerabile per la sua santità foto articolodi vita ed innocenza di costumi, nipote del fu fra Giorgio Donzella anch'esso cappellano d'essa Chiesa in cui si venera l'immagine di nostra Padrona Maria Vergine d'Itria, assai divota, ed eravi in essa, ai tempi andati, una confraternita numerosissima.
Da ciò si rileva che in quei tempi (prima del 1700) il nome di Santa Maria d'Itria cominciava a sostituirsi a quello di San Giuliano, e che la confraternita di San Giuliano non esisteva più.
L'ospedale viene, con precisione, definito “Il Vecchio” per distinguerlo dall'“Ospedale Nuovo”, documentato nel 1621, a lato della chiesa dei S.S. Cosma e Damiano - crollati ambedue col terremoto del 1693- e di cui ancora oggi esistono due ambienti collegati alla chiesa della Maddalena. L'ospedale, che non era attaccato alla chiesa, ma era situato nelle case di fronte, al di là delle scale, con una parte che si affacciava sulla piazza degli Archi (oggi della Repubblica) ha svolto la sua funzione per i poveri ed è stato attivo sino alla fine del 1800.
Nel 1873 le sue rendite vennero divise tra i due Comuni di Ragusa e Ragusa Inferiore. A questa data, per l'insufficienza delle rendite e per le liti tra i due Comuni, l'ospedale cessò ogni attività. Fu gestito nominalmente dall'E.C.A. sino al 1954, anno in cui fu trasferito all'Ospedale Maria Paternò Arezzo. Ancora oggi il piano sopraelevato di Piazza della Repubblica viene chiamato “u cianu ro spitali” e la salita che porta alla chiesa “Salita Commendatore”.
(FINE PRIMA PARTE)

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