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Ragusa Sottosopra

n.2 del 04/03/2011

L'organo settecentesco della Chiesa Anime Sante del Purgatorio

foto articolo

Uno degli strumenti più raffinati creato dalla mano esperta di Casimiro Allieri con i pregiati materiali dei Serassi e di Giacomo Andronico. Attraverso atti e documenti storici la ricostruzione della sua realizzazione


l giorno 11 gennaio, IV indizione, 1786, al richiamo della campana, il Capitolo della Chiesa Madre di San Giorgio si riunisce nella sacristia (che è l'attuale aula situata dietro l'altare del SS. Sacramento) per deliberare su una importante questione: la vendita di un organo ai Frati Conventuali.
A tale scopo il notaio Giorgio Sulsenti riunisce i Canonici della Collegiata: il Rev.mo Parroco e Cantore don Giacinto Maria Ansaldo (1765-1786), Il Re.mo Can. Vincenzo Antonino La Rocca Ruta (1786-1803), Vicario Foraneo e dei Monasteri della città di Ragusa, i canonici rev.mi Scipione Spatula, Carlo Bertini, Antonino Occhipinti, Natalino Bocchieri, Giorgio Veninata, Pietro Ingrassotta e Felice Nifosì.
Sono pure presenti i Rev.mi Padri don Giuseppe Hodierna e don Raffaele Cabbibo, guardiano e procuratore del Convento di San Francesco d'Assisi dei Padri Conventuali di Ragusa.
Il notaio, essendo tutti d'accofoto articolordo e consenzienti, stila l'atto: i canonici vendono ai frati “l'organo che esiste in detta Ven. Matrice Ecclesia e Collegiata Insigne tale quale vulgariter lo quanto si ritrova insieme colli registri, canne di stagno, piombo, legname, bancone, controbassi di legno, scanzia e cassa di detto organo, tastatura (tastiera) e tutt'altro attinente a detto organo ad esclusione dell'orche-stra (cantoria). Da consegnarsi detto organo dalli detti Capitolari in detta Ven. Matrice Chiesa a detti Revv. Padri compradori illico che verrà l'organo nuovo da Palermo secondo il convenio fatto dal rev. Padre reggente Carabbella com.to del Rev. La Rocca.”
Riguardo al prezzo di onze 30 per la stima fatta da don Iacobo Andronico, esperto organaro della “felicissima città di Palermo tunc hic Ragusia”, il notaio chiede alle due parti di confermarlo.
Il rev. La Rocca Camerlengo (tesoriere) della Collegiata, col consenso degli altri capitolari, dichiara di aver già ricevuto dal rev. Hodierna, guardiano, e dal rev. Cabibbo procuratore, come caparra, 15 onze in moneta d'argento, quindi mancano soltanto altre 15 onze per saldare il dovuto.
foto articolo Il rev. La Rocca si obbliga per sé e per i futuri camerlenghi a consegnare integro l'organo. Allo stato attuale delle ricerche non si sa dove sia andato a finire questo strumento venduto ai Frati, perché nella chiesa dell'Immacolata c'era già quello del carmelitano Francesco Bombace (1705).
L'organaro Giacomo Andronico nel 1785 aveva già visionato e prezzato l'organo di San Giorgio, valutandolo 30 onze. Nello stesso anno il Capitolo aveva contrattato l'acquisto di un nuovo organo di 16 piedi (con la canna più lunga alta mt.5,28). Infatti il procuratore del Carmerlengo, Giuseppe Antonio Carabbella, si obbliga con Andronico a comprare questo strumento e il Capitolo, nel sottoscrivere l'atto di vendita dell'organo che c'era a San Giorgio, cita questo atto sottoscritto per loro conto dal Carabbella.
Le canne vengono fatte a Palermo nel laboratorio dell'Andronico e trasportate e saldate a Ragusa durante il 1786 e già da allora viene istallata la “banda turca”, tipico complemento dell'organo italiano.
La Chiesa di San Giorgio nel 21° Cannezio registra 4 ricevute dei pagamenti effettuati a Giacomo Andronico: nella primafoto articolo del 13 gennaio, IV indizione, 1786, Gioacchino Campione, procuratore di Andronico, riceve onze 70 dal re.mo can. don Vincenzo Antonio La Rocca, secondo l'atto firmato dal reggente Giuseppe Antonio Carabbella presso il notaio Gioacchino Maria De Maggio di Palermo il 22 dicembre 1785 e ratificato dal notaio Giorgio Sulsenti di Ragusa il 2 gennaio 1786.
É stata questa àpoca che ha consentito di ricostruire la storia dello strumento, anche se rimane ancora non identificato il Carabbella. Purtroppo le ricerche di questo atto, effettuate presso l'Archivio di Stato di Palermo, hanno avuto esito negativo, perché tutti i volumi contenenti gli atti del notaio De Maggio sono andati dispersi, tranne uno, degli anni 1783-1784, che non contiene riferimenti a questo contratto.
Il 24 marzo, il 27 marzo e il 22 agosto 1786, con atti fatti presso il notaio Barbici di Palermo, Andronico rilascia le ricevute di 88, 100 e 180 onze a saldo dell'organo “fatto dentro la chiesa di San Giorgio”. Lo strumento è costato complessivamente 438 onze .
Per circa un secolo si hanno solo note di pagamento all'organista e al tiramantici , oltre a qualchfoto articoloe piccola riparazione effettuata sulla cantoria.
L'8 novembre 1861 compare un contratto con l'organaro Giovanni Platania Rocca di Acireale che si obbliga a eseguire sull'organo della chiesa di San Giorgio una manutenzione straordinaria: smontaggio di tutte le canne, pulizia e intonatura; smontaggio e reimpellatura dei tre mantici sostituendo le parti logore nelle estremità; la costruzione di un bancone (somiere) di noce con la riduzione in ferro e con dodici valvole attaccate a dodici pedali; servirà per il nuovo registro chiamato “fagotto” con canne costruite con lega di stagno e piombo (peltro); una tastiera nuova uguale alla vecchia, aggiungendo quattro tasti, due naturali e due maggiori, di osso bianchissimo di Londra, e con i mezzi toni impellicciati di ebano;dodici pedali attaccati alla tastiera e ai contrabassi; due pedali per mettere e togliere il ripieno; lo “smorzo” in tutti i registri per fare il “forte e il “piano”che servirà anche da “eco”.
Alla fine dovrà rimontare il tutto e accordare lo strumento “armonioso”. Il Carmerlengo della Collegiata can. Mario Chiavola si impegna a dargli i materialfoto articoloi e le persone per aiutarlo e “la cibaria durante l'opera”. La terza pagina di questo atto è andata persa ma si conosce il prezzo pattuito. Infatti nel libro di esito della chiesa di San Giorgio del 1862 si ha la nota spese per un totale di 88 onze. Al maestro organaro sono state pagate 50 onze e 6 di “complimento”. A mastro Apollonio (non è specificato il cognome perché sicuramente lavorava spesso per la chiesa) vengono pagati pezzi di legno; a Francesco Castello ferramenta varie, viti e chiodi, per sistemare il fagotto; vengono poi registrate le somme pagate ai maestri falegnami Antonio, Andrea e Pippo Barnò e a Gaudenzio Odierna Gozzo: maestranze ragusane qualificate che hanno collaborato con il Platania.
L'organo di Andronico viene ampliato per portarlo al livello di quelli di San Giovanni e dell'Ecce Homo, appena costruiti dai Serassi nel 1856-1857. Ma rimane con una sola tastiera. Così, dopo appena venti anni, i Canonici del Capitolo decidono di fare il salto di qualità: spostare l'organo di Andronico nella loro chiesa sacramentale delle Anime del Purgatorio, ampliandolo a due tastiere, e dotare San Giorgio difoto articolo un nuovo organo, con tre tastiere, il più grande mai costruito dai Serassi, che vivono la fase finale della loro plurisecolare attività.
Sono ancora i Serassi, come è logico, a ricevere l'incarico per trasportare l'organo di San Giorgio nella Chiesa del Purgatorio, ricostruire lo strumento ampliandolo a due tastiere, arricchirlo di nuovi registri e armonizzare il tutto. Nel 1879 Casimiro Allieri, capofabbrica dei Serassi, dà inizio al trasferimento nella chiesa del Purgatorio segando i capitelli delle due colonne del terzo arco di sinistra per contenere le canne di 16 piedi.
Costruisce con materiali originali della fabbrica Serassi mantici, condotti d'aria, somieri, meccanismi e catenacciatura. Progetta e costruisce i nuovi registri, trasporta il materiale fonico di Andronico.
Ne risulta uno strumento con 42 registri, due tastiere di 61 tasti, una pedaliera con dodici pedali, campanelli, uccelletti e banda turca. Sulla grancassa compare la firma di Giacomo Andronico, su una canna il punzone GPR di Giovanni Platania Rocca, sui tasti DO delle due tastiere la firma di Faustino Riboldi, il più qualificato costruttore milanese foto articolodi tastiere di cui si servivano i Serassi per i loro organi. Viene inaugurato nel 1881 e tre anni più tardi vengono effettuate le dorature della cassa.
Oltre che per i normali servizi durante le funzioni religiose, l'organo fu usato come strumento di studio e vi si esercitarono numerosi organisti della scuola di musica, nata su sollecitazione del Petrali, dopo l'inaugurazione dell'organo di San Giorgio; questo continuo uso ha causato il logorio abnorme dell'osso dei tasti che sono stati in gran parte sostituiti.
Ovviamente lo strumento nel tempo ha subito un processo di decadenza. Nel 1941 si affidò un intervento di restauro all'ibleo Giorgio Gaudenzio Giummarra, uscito dal laboratorio dei Polizzi e attivo a Ibla in quel periodo. Al restauro partecipò attivamente uno dei suoi operai, che non avendo le capacità tecniche necessarie per operare su un simile strumento, causò danni notevoli che negli anni successivi portarono a sempre più vistose mancanze nei registri, nell'intonazione e nell'accordatura, tanto che negli anni '70 ne funzionavano meno della metà. Le vicissitudini della Chiesa nei decenni successivi hanno messo a foto articolotacere la voce di questo strumento che solo nel 2011 torna alla sua originale e suggestiva bellezza fonica, dopo un intervento di restauro eseguito dalla ditta organara ragusana Bovelacci su progetto del prof. Flavio Dassenno, finanziato con i fondi della legge 61/81.
L'organo del Purgatorio è un felice esempio di strumento “ romantico” italiano nel quale l'artefice, Casimiro Allieri, ha riprodotto, utilizzando il magnifico materiale fonico dei Serassi e amalgamandolo con quello pregiatissimo di Giacomo Andronico, le sonorità delle orchestre d'opera e delle bande che diffondevano nelle piazze e nei teatri i motivi delle opere dei grandi compositori italiani ed europei. L'organo svolgeva una funzione fondamentale nella diffusione della cultura musicale e dello sterminato repertorio operistico, e in questo del Purgatorio viene mantenuta la sonorità argentina più pregiata, il cosiddetto “ripieno”, ereditata dalla tradizione classica e barocca italiana con tutte le sue infinite sfumature. Con la sua inaugurazione ufficiale viene restituito alla città di Ragusa un pezzo importante della sua storia e della sua cultura.

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