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Ragusa Sottosopra

n.1 del 04/02/2011

L'isola del viaggio

Saro Distefano,Giornalista

foto articoloUna prestigiosa pubblicazione, presentata lo scorso dicembre a Ragusa, ed un museo a Palazzolo Acreide per raccontare la Sicilia di studiosi e viaggiatori europei che hanno impresso su stampe, disegni, carte geografiche le bellezze architettoniche e naturalistiche dell' isola tra '700 e '800. Iniziative curate dalla storica dell'arte Francesca Gringeri Pantano. Con la collaborazione della Banca Agricola Popolare di Ragusa.

Il Cral dei dipendenti della Banca Agricola Popolare di Ragusa ha dato vita ad una delle iniziative di più alto spessore culturale annoverate in città nel fine d'anno appena trascorso.
Al Teatro Donnafugata di Ibla è stato infatti presentato, lo scorso 3 dicembre, il volume di Francesca Gringeri Pantano “L'Isola del Viaggio”.
Edito dalla Domenico Sanfilippo Editore di Catania, il volume è stato dato alle stampe in occasione della inaugurazione a Palazzolo Acreide del Museo dei Viaggiatori in Sicilia, iniziativa, questa, fortemente voluta dalla stessa professoressa Gringeri e dall'onorevole Antonella Rizza, palazzolese e deputato alla Camera.
“L'Isola del Viaggio” raccoglie, oltre ai testi di Emanuele Kanceff, Enrico Iachello e della Gringeri Pantano, un ricchissimo apparato iconograficfoto articoloo, fatto di antiche carte geografiche, libri odeporici, stampe degli antichi viaggiatori e le foto dell'attuale stato dei palazzi, chiese, monumenti e vedute che nel secolo tra la metà del '700 e la metà dell'800 furono impresse su carta da architetti, pittori, geografi, geologi e “semplici” viaggiatori francesi, inglesi, tedeschi. Era l'epoca del Gran Tour, e le migliori famiglie europee mandavano i propri rampolli ad istruirsi sul campo nella Magna Grecia ed in particolare in quella Sicilia allora quasi mitizzata, fatta di rovine classiche, di montagne spaventose e di piante esotiche.
A presentare il volume è stato l'avvocato Salvatore Inghilterra, Direttore Generale della Banca Agricola Popolare di Ragusa, che ha contribuito economicamente alla realizzazione del volume.
Una relazione con la quale Inghilterra ha sottolineato l'alto valore culturale della doppia iniziativa museo-libro, che la Popolare ragusana ha finanziato nell'ambito di quella politica, ormai secolare, di aiuto concreto al territorio, fatto di ridistribuzione della ricchezza prodotta tra le famiglie, le piccole e medie imprese, gli operatori economici e, appunto, le stazioni appaltanti cultura.
Da parte sua la professoressa Gringeri ha raccontato agli oltre centofoto articoloventi intervenuti (tra i quali il presidente della Provincia Franco Antoci, l'assessore alla Cultura del Comune di Ragusa Ciccio Barone, il sindaco di Palazzolo Acreide Carlo Scibetta con il suo vice ed assessore alla Cultura Paolo Sandalo, il Segretario Generale della Camera di Commercio Carmelo Arezzo) la genesi del volume, le difficoltà ma anche le grandi soddisfazioni nel portare a termine un lavoro che può pacificamente definirsi di alto livello.
Non è un caso che L'Isola del Viaggio prima che a Ragusa sia stato presentato all'Univer-sità di Catania e alla Biblioteca Angelica di Roma, mentre a gennaio è stato presentato al Louvre di Parigi.
A conclusione della serata voluta dal presidente del Cral della Bapr, il dottor Bruno Occhipinti, che si è avvalso della collaborazione della sezione cultura del dopolavoro bancario, abbiamo intervistato la professoressa Gringeri Pantano, partendo dalla frase con la quale la stessa storica dell'arte aveva concluso il suo intervento, ovvero sulla fondamentale importanza che ha per la Sicilia l'idea stessa di bellezza.
“La bellezza intesa come la intendevano quei viaggiatori settecenteschi - riprende la Gringeri - li spingeva a sobbarcarsi un viaggio di mesi, e sovente tra difficoltàfoto articolo di ordine logistico, ma anche di vera e propria sicurezza per la persona, per poter ammirare, e quando possibile anche fissare su carta, i resti delle millenarie culture che da queste parti avevano lasciato segni imponenti, per esempio i teatri di Siracusa, i Templi di Agrigento, le catacombe, ma anche per riprodurre quelle piante esotiche quali le palme, le ginestre, le agavi che formavano indimenticabili paesaggi con le Maccalube di Aragona, le Isole Eolie e, su tutte per impressionante maestosità, il vulcano Etna.
Ecco - prosegue Francesca Gringeri - questa bellezza fatta dal perfetto miscelarsi di natura e cultura, che in Sicilia si mostra massimamente, era quanto ricercavano gli antichi viaggiatori. Quella bellezza che purtroppo, va detto, oggi è rimasta su quelle antiche carte e forse su sbiadite fotografie di inizio secolo. In troppi posti, in troppe occasioni abbiamo sfregiato la nostra terra con le ciminiere e con l'asfalto, dimenticando quanto avevano costruito gli antichi e non riuscendo ad immaginare uno sviluppo economico sostenibile del tutto perseguibile e che avrebbe potuto fare la nostra vera fortuna.”
In tal senso come si colloca il suo libro che oggi ha presentato ai ragusani?
Il libro, così come ifoto articolol Museo di Palazzolo Acreide, che invito tutti i cittadini di Ragusa a visitare non foss'altro che per poter ammirare le tantissime stampe di Jean Houel, di Deodat de Dolomieu, del De Non che mostrano Camarina, Cava d'Ipisca, la Grotta delle Trabacche e il Convento del Carmine che domina Ibla, servono, almeno nelle nostre intenzioni, a diffondere e perpetuare una idea di bellezza naturale ed antropica che noi siciliani possediamo, per fortuna ancora in abbondanza nonostante gli scempi del passato e purtroppo anche del presente, e che appare evidente a chiunque abbia un minimo di buon senso come la sola, unica vera alternativa all'attuale crisi.
Del resto so anche che nel capoluogo ibleo trovo terreno fertile. Questa è la città dove, nell'ormai lontano 1997, ebbi modo di organizzare una mostra sulle guache di Jean Houel che mi fece appassionare tantissimo all'argo-mento e che oggi ho tentato di sintetizzare e consegnare ai posteri con il libro ed il museo.
In quella occasione furono in tanti gli amici ragusani che mi diedero una mano significativa e mostrarono un forte attaccamento alla loro terra e ai suoi enormi tesori.
Vorrei citarne soltanto uno, che purtroppo non è più con noi e la cui mancanza si sente: l'ingegnere Cesare Zipelli.

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